Italiano e il centrale-regista: l'idea del tecnico della Fiorentina e i suoi vantaggi
Fin dall'arrivo di Vincenzo Italiano nell'estate del 2021, all'indomani del clamoroso caso Gattuso e dell'abbandono immediato del tecnico su cui la Fiorentina aveva deciso di puntare, si è rimarcato con frequenza uno dei presupposti di base dell'ex allenatore dello Spezia: l'idea secondo cui il concetto di regista non vada inteso come un singolo ruolo ma più come attitudine diffusa su tutti gli interpreti in campo.
"Tutti registi", si è detto spesso, un discorso che del resto può tornare buono anche per osservare la crescita di un elemento spesso criticato come Dodò grazie a un ruolo cruciale in fase di possesso e alla capacità di accentrarsi, entrando nel vivo del gioco. Il ruolo dei laterali bassi per Italiano, in questo senso, è sempre stato quello di accentrarsi e partecipare attivamente alla manovra, a destra come a sinistra, ma al contempo non mancano nuovi spunti e nuovi stimoli per capire quando - nel concreto - torni valida l'idea che tutti siano, realmente, registi a modo loro.
Da centrale a primo regista
Non si tratta, quindi, solo di riconoscere che in ogni ruolo del campo occorre avere un'idea di insieme, sapendosi dunque collocare in un'orchestra, ma anche di spostare l'asticella più in là: si individuano cioè fonti di gioco piuttosto inattese, rimescolando le carte e individuando un nuovo compito per un singolo calciatore. In questo caso diventa emblematico il ruolo di uno dei due centrali di difesa e la sua tendenza, con continuità, ad avanzare il raggio d'azione e a far partire il gioco, sostituendosi ad Amrabat o a Mandragora nel ruolo di regista.
Si è visto in modo lampante già a più riprese, cominciando da Igor: a partire dalla trasferta vittoriosa di San Siro, contro l'Inter, il brasiliano si è spesso e volentieri staccato dalla linea dei centrali diventando un centrocampista aggiunto, con Dodò e Biraghi che dal canto loro si accentravano. Tante le azioni partite proprio da Igor, un'insidia in più da cui l'Inter doveva guardarsi e non semplicemente un elemento chiamato a difendere con attenzione.
Non solo Igor
La soluzione non si è rivelata estemporanea ma, al contrario, è rimasta un riferimento costante nelle ultime uscite dei viola, con interpreti sempre diversi: anche Martinez Quarta e Milenkovic, infatti, si sono trovati a svolgere lo stesso compito di Igor, avanzando il raggio d'azione e partecipando attivamente alla costruzione.
Quarta in tal senso è aiutato da una tecnica più che apprezzabile col pallone al piede, in modo probabilmente più coerente rispetto a Milenkovic con questa nuova veste, ma anche il serbo - contro l'Atalanta - ha mostrato quello stesso coraggio e quella stessa intraprendenza dei due compagni di reparto sudamericani.
Niente di rivoluzionario in senso stretto ma, aspetto comunque cruciale, scelte di formazione che permettono di ovviare all'assenza di un regista in senso stretto, dando imprevedibilità alla costruzione e permettendo anche ai due interni (es. Mandragora e Castrovilli) di ampliare le possibilità a disposizione.