Italiano: "Il pareggio è un risultato innaturale". Il tecnico viola ha ragione?
"Il pareggio per me è un epilogo innaturale di una partita di calcio. Nessuna squadra entra in campo per pareggiare, tutte le squadre cercano di ottenere i tre punti."
A chi gli ha chiesto come mai la sua Fiorentina non avesse mai pareggiato, Vincenzo Italiano ha risposto con queste parole. Nelle prime 16 uscite di Serie A sotto la sua gestione, la viola ha solo vinto o perso.
Il tecnico dei viola non è un ingenuo, sa che riuscire a strappare almeno un punto è comunque meglio che tornarsene a casa a bocca asciutta. Però il suo ragionamento rispecchia il modo in cui fa giocare la sua squadra: con idee e soprattutto voglia di vincere.
Italiano crede talmente tanto nella sua filosofia di calcio da proporla contro qualsiasi avversario. La Fiorentina inizia ogni partita col preciso obiettivo di recuperare il pallone il prima possibile per tenere in mano le redini del gioco. Questo può rivelarsi vincente quando si affrontano avversari poco tecnici, ma un Real Madrid riuscirebbe molto probabilmente a eludere il pressing viola con le sue incredibili doti di palleggio.
Lasciamo un attimo da parte la Fiorentina e chiediamoci cosa sia più opportuno fare in questi casi: è meglio seguire pedissequamente il proprio credo calcistico ed essere disposti a prendersi un'imbarcata, oppure è preferibile chiudersi in difesa con due linee strette e parcheggiate davanti all'area di rigore per puntare a uno 0-0 tanto redditizio quanto deprimente?
Partiamo da un presupposto: quando si gioca per il pareggio è impossibile vincere. Pertanto, chi sceglie questa strategia rinuncia a priori ai 3 punti. Magari a una neopromossa non interessa sconfiggere la capolista, quindi poco l'idea stessa della vittoria non è contemplata. Tuttavia, una volta che si va sotto (e se giochi contro una squadra più forte prendi gol almeno nove volte su dieci) è molto difficile cambiare registro per passare all'attacco. Il che vuol dire che se subisci un gol hai perso, fine dei giochi.
Il difensivismo ha il vantaggio di non prevedere un grande dispendio di forze, le energie utilizzate sono più mentali che fisiche visto che bisogna rimanere concentrati sulle marcature. Più stancante è invece cercare di giocare "attivamente" per sperare di portare a casa il risultato anche in partite sulla carta proibitive. Quando giochi contro gente più brava di te, devi cercare di compensare la carenza tecnico-tattica sul piano atletico, cioè devi correre più di loro e cercare di vincere il maggior numero di contrasti possibili.
Ci vuole un grande impegno, ma se vuoi provare a vincere è l'unica strada percorribile. Portare avanti le proprie idee comporta anche altri rischi, visto che ci espone di più agli attacchi nemici, concedendo loro spazi per inventare e ripartire.
Quindi meglio giocare per vincere o difendersi per provare almeno a pareggiare?
Una volta, Alekos Panagulis disse: "Anche quando sai di perdere devi batterti lo stesso. Perché l'importante non è vincere o perdere: è battersi”. Certo, è una frase bellissima e ti sprona a fare sempre del tuo meglio. Però il poeta greco non ha mai fatto i conti con quell'enorme spada di Damocle dal nome "esonero" che pende costantemente sulla testa di un allenatore di calcio.
Cercare di portare a casa la pelle dopo ogni partita permette a una squadra di poter ancora puntare agli obiettivi stagionali e se è vero che l'importante non è vincere la battaglia ma la guerra, allora la filosofia del pareggio è più che lecita.
Scendere in campo per vincere senza guardare in faccia l'avversario è probabilmente meno redditizio sul breve periodo, ma alla lunga produce i suoi risultati. Chi prova sempre a imporre la propria idea di gioco incorrerà in diverse brutte figure, magari non conquisterà lo scudetto, fallirà la qualificazione in Champions oppure retrocederà, però avrà seminato qualcosa. Italiano ha ragione: i 3 punti dovrebbero essere sempre l'obiettivo; spesso arrivano, altre volte si torna a casa a bocca asciutta. Concludiamo però con un'altra citazione, stavolta a proferirla è Beckett:
Ho sempre tentato. Ho sempre fallito.
Non discutere.
Fallisci ancora. Fallisci meglio.
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