Jamie Vardy: il bomber rimasto sé stesso dall'ottava divisione alla Premier League
Forse non sarà Messi ne Robert Lewandowski, non avrà la stessa tecnica e raffinatezza indiscutibili, forse non avrà la capacità di dribbling del primo né la fisicità dell'altro, ma se si parla di far goal, che per essere cinici e rifarci a Boniperti "... non è importante ma è l'unica cosa che conta", Vardy non è davvero inferiore a nessuno. Pur avendo la fama, che di solito tende a cambiare chi incontra, rivolto gli occhi su di lui, non pare averlo cambiato più di molto. Continua infatti a seguire uno stile di vita, ben lungi dai calciatori d'élite, che fa di lui uno sportivo non convenzionale. "Tre Red Bulls, un caffè doppio, una frittata con formaggio e bacon e ciò che ti fa correre come un pazzo in campo" ha dichiarato essere la sua ricetta personale dello sportivo, ciò che lo aiuta a rendere al meglio.
Ormai tutti abbiamo imparato a conoscerlo, Jamie Richard Vardy nato a Sheffield, luogo natale del calcio stesso, l'11 gennaio del 1987. Al di là di quanto ci si potrebbe aspettare Vardy non muove i suoi primi passi nel calcio da bambino ma già da ragazzo. La prima squadra che lo accolse fu lo Stocksbridge Park Steels, un club militante nell'ottava divisione inglese, che indubbiamente se non lo arricchì economicamente, quantomeno lo aiutò a coltivare la passione per il calcio. Alternò le partite della domenica a lavori settimanali da operaio in un'industria di Sheffield. Questo fino al 2007 circa, quando ebbe un breve stop, dovuto ad una fase di scoramento. Iniziò a credere, come spesso accade, di non potercela fare a realizzarsi e cadde in una fase depressiva. In questi casi ci si aggrappa a ciò che si ama davvero e ciò che da forza. Così Vardy si aggrappò al calcio ed al concetto "volere è potere".
E se è vero che su di una cicatrice nasca una pelle più forte, Jamie tornò più deciso tanto da lasciare la squadra in cerca di qualcosa di più competitivo. Così nel 2010 divenne giocatore dell'Halifax Town. Non vi restò molto, solo una stagione, tempo a lui sufficiente per lasciare un'impronta e la bellezza di 27 reti. Passò poi al Fletwood Town una squadra militante nella quinta divisione, Premier Conference. Anche qui restò una sola stagione, tempo di marcare 31 goal e di vincere il premio di bomber e miglior calciatore del suo campionato. Numeri che non passarono certo inosservati per chi lo stava monitorando: il Leicester che decise così di investire su di lui.
L'1 luglio del 2012 Jamie Vardy divenne calciatore del Leicester. Da quel momento in poi la sua vita cambiò ed il suo nome assieme a quello dei compagni passò allo storia del calcio. Nessuno avrebbe mai pensato che un gruppo di ragazzi, per i quali il calcio era per lo più una passione, un hobby, avrebbero portato il club prima alla serie a inglese e nella stessa stagione a vincere quello stesso campionato. Scavalcarono così calciatori pagati fior di milioni e famosi in tutto il mondo, scavalcarono club potentissimi e ricchissimi ma soprattutto scavalcarono i pregiudizi ed il tabù "del vincono i più forti e quelli con più soldi". Una vera e propria lezione di sport.
Da quel momento per Vardy arrivò la Champions e altre competizioni, sicuramente per la squadra era difficile mantenere lo stesso ritmo negli anni successivi. Ma per lui no anzi, in questa stagione è già a quota otto reti in sette incontri. Numeri da grande "9". Tre goal dei quali in una sola partita contro i titani del City. Forse si, Vardy non assomiglierà agli altri bomber d'Europa ma è l'unico a far sembrare così facile ed alla portata quello che fa, l'unico big così "umano", l'unico che ad esaltare l'importanza delle cose semplici per riuscire, l'unico a cui forse sentiremo dire che uova e beacon possono sopperire alla palestra.
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