Jesse Lingard si racconta: dagli inizi allo United... alla passione per il pollo

Jesse Lingard
Jesse Lingard / Pool/Getty Images
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Ogni ragazzino che si approccia al mondo del calcio è accomunato dallo stesso sogno: giocare per la propria squadra del cuore. E Jesse Lingard c'era riuscito. Nato a Warrington nel 1992, Lingard cresce con la passione per la musica e la moda dell'Inghilterra degli anni '90, ma soprattutto con il culto per il Manchester United. Spera un giorno di poter indossare la mitica casacca dei Red Devils e, perché no, di essere allenato da Sir Alex Ferguson.

Grazie alla sua abilità nei dribbling e negli scatti, Lingard riesce a entrare nell'Academy dello United, catturando anche le attenzioni di Sir Alex che lo manda in prestito per farlo crescere. L'esordio in prima squadra arriva nel 2015, quando l'allenatore scozzese si era ormai ritirato, ma l'esterno offensivo riesce finalmente a coronare il suo sogno di poter giocare per i Diavoli Rossi.

Dopo essere entrato in pianta stabile nell'organico, pian piano Lingard inizia a perdere centralità nei piani della società: nel post Ferguson si alternano molti tecnici, ma nessuno di essi sembra credere particolarmente in lui. Così nell'ultima stagione, gioca poche partite, rassegnandosi alla condizione di riserva. A gennaio arriva però la svolta: il West Ham investe sul suo talento e lo preleva in prestito.

Il tecnico David Moyes non esita a lanciarlo titolare e Lingard ripaga la fiducia a suon di gol, trascinando gli Hammers verso un'impronosticabile qualificazione in Europa League. Dopo un periodo di smarrimento, il classe '92 sembra essere rinato, meritandosi le attenzioni del CT della nazionale Gareth Southgate ed entrando nel mirino di diverse squadre europee.

Non si sa cosa prevede il futuro per il centrocampista inglese, ma la sua storia è sicuramente un esempio di rivincita sportiva. A questo proposito, lo stesso Lingard ha parlato con Il Calcio Inglese, in un'intervista presente su l'Insider, il blog di Betway.

Quindi, Jesse, qual è l'icona dello sport che ti ha influenzato di più, prima che iniziassi la tua carriera?

Ne ho avuti un bel po' a dir la verità. Ovviamente crescendo al Manchester United, venendo dall'Accademia, ho avuto Rooney, Beckham, Giggs, Scholes... un sacco di giocatori che mi piaceva guardare. Principalmente ho guardato molto Paul Scholes: come giocava, come umile era fuori campo. A parte questi, direi che ho ammirato molto anche Ronaldinho, Iniesta, Messi. Guardavo sempre i video di Iniesta su Youtube per imparare qualcosa dal suo gioco e provare a replicarlo in campo.

E c'è un giocatore attuale in particolare che segui ancora come un fan, intendo che ti piace guardare giocare?

Ho sempre ammirato Iniesta. Anche ora che si è trasferito in Cina, continuo a guardarmi i suoi video su YouTube.

E c'è stato un momento particolare in passato in cui hai capito che saresti diventato un calciatore professionista?

Penso che sia sempre stato difficile rimanere in un club dell'Accademia, specialmente in una squadra come il Manchester United. È sempre difficile trovare la tua strada. Ho rischiato di passare inosservato, perché ho giocato in prestito in diverse altre squadre per fare esperienza e poi tornavo sempre allo United, cercando di reinserirmi come potevo. Quindi alti e bassi. Soprattutto all’età di 18 o 19 anni, non hai la garanzia di poter diventare un professionista, possono esserci degli imprevisti, puoi avere degli infortuni. Io ho pensato a concentrarmi sulla scuola, far bene e venire promosso. Soprattutto perché se poi non diventi un calciatore, devi avere la possibilità di crearti un futuro in un altro modo. Niente è scontato, come per quasi tutti gli altri calciatori. Devi solo credere in te stesso e lavorare duro. Ti può capitare di giocare 100 partite prima di essere convocato in prima squadra, altri ne necessitano 20 o 30... Ma può capitare di doverne fare 100 o 150. È una strada lunga ma quando ci arrivi è la cosa più bella del mondo.

Quindi se non fossi un calciatore cosa ti piacerebbe essere?

Non sono sicuro. Forse sempre qualcosa che c’entra con il calcio. L’allenatore forse. Non saprei... mi piace molto la musica, magari farei quello che faccio nel calcio ma legato all’industria musicale. Non ci ho mai pensato.

E in relazione a questa domanda che cosa ti piace fare durante il tempo libero?

Ovviamente avendo una famiglia, devo badare anche a quella. Trascorro molto tempo specialmente con mia figlia, mi distrae dal calcio. Sento parlare di calcio 24 ore al giorno 7 giorni su 7, quindi ogni tanto ho bisogno di staccare. Mi piace molto leggere, stare con la mia famiglia e mia figlia e fare tutte quelle piccole cose che ti possono distrarre un pochino dalla tua routine e togliere pressione. Comunque il calcio, mi piace guardarlo, mi piace parlarne. Perciò per la maggior parte del tempo la mia mente si dedica al calcio.

Chi è il giocatore più sottovalutato con o contro cui hai mai giocato?

Credo che Michael Carrick fosse uno dei migliori. Quando ho esordito in prima squadra, giocavamo insieme: lo stile, la visione di gioco, la qualità nei passaggi, credo che fosse al top della sua carriera e che conoscesse bene il calcio. Non penso abbia mai ricevuto il giusto credito per quello che ha fatto. Quando giocavamo insieme pensavo: “Io ho bisogno di giocatori come lui, che sappiano gestire il pallone, vedere le linee di passaggio tra centrocampo e difesa" . E poi ha vinto un’infinità di trofei al Manchester United, quindi è stato un onore per me giocare con lui.

Quindi è stato davvero importante per te per il ruolo che ha occupato all'interno dello spogliatoio...

Sì, non solo sul campo. In quella squadra c’erano tanti giocatori giovani, io compreso, e avere uno della sua esperienza in spogliatoio era importante. Potevi sempre andare da lui a chiedergli consigli e soprattutto ci ha aiutato a vincere trofei, il che è bellissimo.

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Michael Carrick e Jesse Lingard / OLI SCARFF/Getty Images

E c'è una partita speciale che ricordi particolarmente, che è stata importante per te o per la tua carriera perché magari hai segnato?

Ovviamente i momenti più belli sono stati il mio esordio con il Manchester United, il primo gol, l’esordio con l’Inghilterra e il primo gol con la nazionale. Credo che questi siano stati davvero speciali nella mia vita... Anche se il gol segnato nella Finale di FA Cup è uno dei momenti più importanti in assoluto: vincere la FA Cup con il Man United è stato bellissimo. Fu il primo trofeo di quella stagione e sentirsi parte integrante di quel successo fu incredibile.

Come ti piace segnare? Voglio dire, fuori dall'area con un tiro forte e potente...ad esempio il gol che hai segnato contro il Leicester, il primo, è stato come un mix tra le varie cose.

Mi piace segnare di finezza, ma anche con un tiro a giro. Onestamente non mi cambia molto, ma preferisco un po' ad effetto

E ti ricordi il momento in cui ti è venuta in mente la tua esultanza?

Si, eravamo in trasferta contro il WBA. Io e Marcus (Rashford) eravamo in stanza la sera prima e stavamo pensando a una nuova esultanza, usando solo le mani. All’inizio scherzavamo su questa o quell’altra posizione, poi alla fine mi è venuta questa: sono chiaramente le iniziali J e L. Ricordo che poi ho segnato in quella partita e ho esultato con quel nuovo gesto. Un sacco di persone mi chiesero cosa volesse dire, ma poi con il tempo, giocando e segnando, la gente capì che erano la J e la L. È partito tutto per scherzo prima di una partita, ma alla fine è diventato un simbolo.

E parlando del giorno della partita: hai qualche superstizione o qualche routine speciale che segui prima di giocare?

Non proprio... mi piace avere la musica alta nello spogliatoio per caricarmi e prepararmi alla partita. Non sono un ragazzo troppo superstizioso, quindi l’importante è che ci sia la musica insieme a me.

Il difensore più duro contro cui hai mai giocato?

Chiellini. L'ho affrontato in Champions League, fu davvero difficile giocarci... un difensore molto duro, uno dei migliori al mondo.

E il miglior portiere? Hai giocato con tanti ottimi portieri ma il migliore che hai mai incontrato nell’arco della tua carriera?

Penso David (De Gea). Ci ho giocato insieme per molti anni, ha fatto parate pazzesche e ci ha salvato in diverse occasioni. Averlo alle spalle ti dà confidenza e ti aiuta a vincere.

Andiamo sul campo da gioco: proveremo a creare il tuo dream team di calcio a 5, la squadra perfetta di Jesse Lingard. Puoi scegliere ex giocatori, calciatori attuali, leggende, giocatori preferiti… sta a te!

Neuer in porta, Marcelo unico difensore. A centrocampo scelgo me e Pogba! In attacco... Rashie!

Molto vicini a te, alcuni lo sono ancora a parte Marcelo...

Sì, perché so dove metterli!

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Lingard, Pogba e Rashford / OLI SCARFF/Getty Images

Ora andremo su delle risposte "One Shot", ti chiederò domande molto brevi, quindi risposte lampo. Il tuo cibo preferito?

Pollo.

Pizza o tortino, cosa preferisci? Si lo so, ma non sono esattamente la stessa cosa! Uno è un piatto italiano, l'altro è...Un piatto dell'East End!

Sceglierò il piatto dell'East End, il piatto londinese, il tortino!

E cosa preferisci come ripieno?

Pollo! il pollo è fantastico.

Per quanto riguarda la musica: rap o rock?

Rap. Non mi dispiace il rock, ma preferisco rap.

Vacanze: preferisci andare in montagna o al mare?

Mare.

Playstation o XBOX?

Playstation.

Ok ora ho una domanda tipicamente italiana: Ogbonna ti ha mai insegnato qualche parola in Italiano? Se sì, è qualcosa che puoi dirci qui in camera?

"ARRIVEDERCI", "CIAO BELLA" (con tipico movimento delle mani).


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