John Stones, la nuova invenzione di Pep Guardiola
Etihad, 17 maggio 2023, Semifinale di ritorno di Champions League. Calcio d'inizio. Ederson è in porta, Gundogan a battere. Sulle linea di centrocampo, lato destro, pronti a partire ci sono Bernardo Silva, Haaland e De Bruyne, dall'altra parte Grealish. In mediana c'è Rodri, sostenuto da una linea a 4 formata da Walker a destra, Akanji a sinistra, con Ruben Dias e John Stones centrali di difesa, ma solo apparentemente.
Ilkay Gundogan batte con un retropassaggio a Ederson, è la prima giocata dell'Etihad Stadium. La squadra sale e ad abbassarsi a destra per iniziare l'azione c'è John Stones. L'inglese riceve, guadagna il centro del campo in conduzione e apre a sinistra su Akanji, per poi alzarsi sulla linea di Rodri. È questa la sua posizione in possesso, il mediano al fianco di quello dello spagnolo ex Villarreal e Atletico Madrid.
Una delle tante novità di Pep Guardiola, l'invenzione principale che ha caratterizzato la stagione del Manchester City, la trasformazione più evidente. Senza addentrarci troppo nello scacchiere del tecnico catalano, proviamo a focalizzarci sulle più importanti fasi della partita dei citizens.
In fase di possesso la squadra di casa sembra schierata, numericamente, con un ambiguo 3-2-5 o 3-2-4-1. Un sistema forse troppo moderno che trova similitudini nell'antichità del calcio, risalente quando i giocatori schierati in posizione offensiva nell'undici titolare erano molti di più di quelli chiamati a proteggere la propria porta.
In fase di non possesso e, se non si vuole andare troppo avanti nella visione della gara lo si può rintracciare già al terzo minuto in occasione di un rilancio di Courtois, il City si modifica raidamente passando a un 4-2-3-1 o 4-3-3 classico, con Stones che si abbassa accanto a Ruben Dias e con un Gundogan e De Bruyne che scendono per ridurre la distanza da Rodri.
Un sistema molto offensivo, elastico, la cui molla John Stones chiama i movimenti dei centrocampisti più avanzati. Un mediano e un difensore allo stesso tempo, forse con l'obiettivo di giocare in 12. Al Manchester City nella Semifinale di ritorno è riuscito tutto, fin dal primo istante. La pressione alta, il possesso palla e i cambi gioco veloci, gli uno contro uno sugli esterni e la riaggresione; sono tutti fattori che hanno evidenziato un dominio del campo impressionante per il livello della partita
La linea del giro palla, da immaginare sul campo come una sorta di ovale tagliato alla metà delle sue curve più strette, nel possesso del City viene bruscamente interrotta sul centro destra. Stones non aspetta il giro da Ruben Dias in orizzontale, ma sale di quei 10-20 in metri per ricevere in diagonale, al centro del campo.
"La nostra forma era completamente diversa [in passato] ed è per questo che forse ha faticato un po' di più e ora ha capito, si è allenato di più, conosce meglio la nostra routine, è migliorato. Allo stesso tempo, è una posizione nuova per lui e deve essere in grado di concentrarsi sempre di più rispetto a quando giochi come difensore centrale o in altre posizioni. Quando vedi la partita da dietro è completamente diverso da quando giochi al centro e sei circondato. Alcuni movimenti e schemi sono un po' più difficili, ecco perché apprezzo molto quello che ha fatto."
- Pep Guardiola ai canali del M. City
Xavi, soltanto qualche giorno fa, in occasione della vittoria della Liga sul campo dell'Espanyol diceva "io interpreto il calcio così, è dei centrocampisti". E in parte è vero ma, forse aggiungerebbe Guardiola, è anche dei difensori che possono spostarsi a centrocampo. Oltre a lasciare l'impressione di essere uno in più, il City, nella Semifinale dell'Etihad, ha tirato due volte nei primi 12 minuti proprio con i due mediani difensivi. Rodri ha calciato esterno, dopo una percussione in area, e Stones ci ha provato dal limite, ma il suo destro è uscito di qualche metro.
Viaggiamo fino al minuto 22:30 secondi, sempre nel primo tempo, quando Bernardo Silva riceve e mette a terra un'apertura di Rodri sulla destra. Il portoghese stoppa con la solita qualità e Stones, che ricordiamo in non possesso fa il centrale di difesa, taglia in profondità ricevendo il servizio del compagno. Kroos lo segue, Camavinga lo limita e l'inglese si rifugia indietro da Walker, con una giocata che risulterà decisiva poco dopo. Camavinga esce su Walker, il terzino va velocemente da De Bruyne che imbuca per Bernardo Silva, gol, 1-0. In 10 secondi è successo che il taglio di Stones, a una prima visione considerato poco utile, ha allargato troppo Toni Kroos (costretto a seguirlo) e aperto lo spazio necessario per il 20 portoghese in area. Il tedesco, in affanno, non è riuscito a trovare la lucidità per recuperare la posizione e il City è passato in vantaggio.
"In termini di posizionamento per me è stata una grande e continua curva di apprendimento, non è una cosa che viene naturale, ho dovuto imparare ogni movimento. Provo ad esprimere me stesso ogni volta che vado sul pallone, un allenatore non può aspettarsi da me certe cose se non ci credo io per primo."
- Stones a BT Sport
L'intervento di Stones a BT Sport è successivo all'incontro tra Manchester City e Bayern Monaco dominato dai padroni di casa, le parole di Pep Guardiola ai canali ufficiali del Manchester City sono invece di qualche giorno prima. Intervento dell'inglese che si conclude con l'aspetto psicologico e la più volte ascoltata narrazione del credere in qualcosa fino a renderlo reale.
Che il secondo aspetto sia vero o meno, occorre provare a rispondere al quesito riguardante il perché Pep Guardiola abbia scelto proprio John Stones come cavia per questa trasformazione.
"Abbiamo visto alcune cose specifiche [in John] con la palla, specialmente nella costruzione. Eravamo già contenti di averlo e tutto quello che ha fatto qui e con la Nazionale appartiene soltanto a lui. Conosciamo le qualità, chi è veloce, non veloce, chi ha la capacità di fare le ricezioni, il modo di mettersi con il corpo e la qualità del passaggio, la visione, la qualità di anticipare cosa succede, l'uno contro uno - tu scopri i giocatori. Li vedi giorno per giorno, dopo l'allenamento, partita dopo partita e te ne accorgi."
- Pep Guardiola ai canali del M. City
E in John Stones ha riscontrato le qualità di un mediano. Del difensore-centrocampista o centrocampista-difensore, scegliete voi, che vanta quell'abilità atletica di coprire più metri di campo dei suoi compagni, quella lucidità robotica e intelligenza tattica per svolgere un ruolo più importante, più rischioso.
Se prendiamo le statistiche (fbref.com) degli anni dell'inglese nelle ultime stagioni, a risaltare tra tutte c'è quella relativa alla percentuale di completamento dei passaggi. Una statistica che spesso inganna perché vi primeggiano i difensori, vista la zona di campo più libera in cui sono abituati a operare. Lui, considerando la Premier League, ha avuto la percentuale migliore in tre stagioni con i citizens (2017-18, 2018-19 e 2020-21) e, in quella corrente è al terzo posto in patria, dietro Akanji e Lindelof, e in Top Ten in Europa, nonostante stia operando in un'area molto più trafficata.
Ieri il MOTM l'ha vinto ovviamente Bernardo Silva, autore di una doppietta che ha steso il Real Madrid nel primo tempo. John Stones ha portato a casa un'altra prestazione autorevole nel suo nuovo doppio ruolo. A dimostrazione che molto spesso quello di Pep Guardiola non è overthinking, ma un'intuizione con tanto lavoro alle spalle.