Jovic-Cabral, un ballottaggio limitante: c'è una strada per vederli insieme?

Jovic
Jovic / Gabriele Maltinti/GettyImages
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La logica del turnover rappresenta per certi versi croce e delizia per ogni allenatore, in bilico tra la necessaria alternanza - soprattutto con un calendario così fitto e schizofrenico - e la volontà di creare automatismi tattici che siano duraturi e ben assorbiti dalla squadra.

Uno dei casi più eclatanti di un utilizzo audace di turnover, non sempre per scelta, ci conduce a Vincenzo Italiano ed alla sua Fiorentina: l'allenatore gigliato, anche nella scorsa stagione, ci ha abituati a stravolgimenti continui e variazioni, senza troppo spazio per titolari inamovibili, e quest'anno - con la complicità dell'impegno in Conference League - la situazione è ancor più fluida, con un'intera rosa da sfruttare e da alternare assecondando forma fisica (soprattutto) e caratteristiche dell'avversario.

Vincenzo Italiano
Vincenzo Italiano / Gabriele Maltinti/GettyImages

Il marchio di fabbrica

Croce e delizia, appunto: da un lato la possibilità di valorizzare tutti, senza dunque esuberi dannosi per lo spogliatoio e per il monte ingaggi, d'altro canto la difficoltà a generare meccanismi davvero rodati. Ma non solo: un altro rischio, uno sgradevole rovescio della medaglia, è la necessità di dover alternare risorse anziché provare a sfruttarle all'unisono, in una logica di dualismo inesorabile. Il caso di Arthur Cabral e Luka Jovic in tal senso è emblematico: il 4-3-3 di Italiano comporta un ballottaggio costante, e fin qui senza un vincitore, tra il brasiliano ed il serbo (il primo utilizzato perlopiù in Conference, il secondo in campionato, con esiti alterni).

Inutile nascondersi: l'assetto tattico utilizzato dai viola fin dall'arrivo di Italiano è un marchio di fabbrica irrinunciabile, fin qui il tecnico non ha concesso spazio a esperimenti o incursioni in moduli diversi, provare a immaginare un cambio di rotta appare dunque un esercizio di pura speculazione. Al contempo, però, diventa necessario realizzare come Jovic abbia saputo dare il meglio di sé - in passato - in un contesto a due punte, con un centravanti boa accanto o comunque con un partner offensivo e non come terminale unico (come accade nel 4-3-3).

Arthur Mendonça Cabral
Cabral / Gabriele Maltinti/GettyImages

Le due strade possibili

Le strade ipotetiche sono due, al di là dell'effettiva percorribilità da qui alle prossime sfide: da un lato il 4-3-1-2 e dall'altro il 4-4-2, entrambi moduli che sulla carta la rosa della Fiorentina potrebbe interpretare in modo interessante (soprattutto il primo). Viene piuttosto automatico immaginare i viola schierati col trequartista, a maggior ragione con l'arrivo di Barak dal Verona: la spinta di Biraghi e Dodò sulle fasce permetterebbe comunque di non rinunciare al gioco sugli esterni, l'ampia scelta di mezzali darebbe comunque tante soluzioni e Jovic potrebbe a quel punto giostrare accanto a Cabral, andando a ricreare un assetto più affine a quello in cui esplose all'Eintracht.

Fiorentina col 4-3-1-2
Fiorentina col 4-3-1-2 /

Non appare dunque così forzato immaginare una Fiorentina così schierata: Gollini; Dodò, Milenkovic, Igor, Biraghi; Bonaventura, Amrabat, Duncan; Barak; Jovic e Cabral. Più audace, ai limiti del fantacalcistico, l'ipotesi di vedere i viola con il 4-4-2 più per un discorso di equilibri che non di nomi a disposizione. Difficilmente insomma potremo vedere esterni come Sottil e Gonzalez insieme in campo con una coppia Jovic-Cabral, con la possibile alternativa di vedere Dodò avanzare come esterno di centrocampo e uno tra Venuti e Quarta utilizzato come terzino destro.

In alternativa potrebbe tornare utile anche Bonaventura come esterno destro anziché come mezzala, ruolo in cui sta ormai giocando proficuamente da tempo. Proviamo in questo caso a immaginare così i viola: Gollini; Martinez Quarta, Milenkovic, Igor, Biraghi; Dodò (Bonaventura), Amrabat, Mandragora, Sottil; Cabral, Jovic. L'ipotesi forse più coerente appare sulla carta la prima, considerando come detto l'arrivo di Barak e la presenza in rosa di un Saponara che, senza necessità di adattarsi ma riscoprendo il proprio ruolo naturale, giocherebbe dietro le due punte.