Non solo Vlahovic: Juve, le 5 ragioni del rinnovato entusiasmo
Il mercato, si sa, è spesso accompagnato da facili entusiasmi e da proclami sostenuti dal peso dei milioni investiti: come un colpo di spugna, in sostanza, un giocatore in posa con la sua nuova maglia è in grado di riaccendere fuochi, di riportare entusiasmo dove, poco prima, erano i mugugni e le criticità a farla da padrone.
Parliamo dell'effetto Vlahovic, certo, di quell'onda di nuovo vigore che ha investito la Juventus e che ha cambiato il volto di una stagione: l'arrivo del serbo, aspetto certo più clamoroso e culminato già nel gol all'esordio, incontra però una serie di altre questioni in grado di giustificare e sostenere questo ritrovato entusiasmo bianconero. Vediamo le fondamenta di questo spirito ben distante da quello di poche settimane fa:
1. Dybala e Morata: un nuovo ruolo
Da un lato abbiamo un giocatore sostenuto dal pubblico bianconero ma protagonista di un caso che, di fatto, potrebbe condurre all'addio a zero, dall'altra parte un Morata indicato a più riprese vicino a un addio anticipato (per tornare nella Liga).
L'acquisto di un nuovo attaccante come Vlahovic, però, non si sta rivelando una minaccia ma il suo esatto opposto: col Verona sia Dybala che Morata hanno dimostrato di poter risultare fondamentali anche accanto a una prima punta di peso, hanno vestito i panni dell'uomo assist e, di fatto, stanno tracciando la strada per un girone di ritorno da protagonisti.
2. Un centrocampo diverso
L'addio di Bentancur e l'acquisto di Zakaria, anche al di là del debutto dello svizzero bagnato dal gol, ha cambiato i connotati del centrocampo bianconero che, adesso, sembra avvicinarsi di più alle esigenze di Allegri.
Un centrocampo con interpreti più complementari tra loro, che potrebbero esaltarsi a vicenda: il recupero di Arthur, tornato centrale nelle logiche bianconere, è altrettanto strategico rispetto all'acquisto di Zakaria. Questi ultimi vanno a comporre con Locatelli una linea mediana ben assortita e coerente con quel che si aspetta il tecnico, con McKennie e Rabiot come alternative più che mai versatili.
3. La tenuta difensiva
Ricordiamo come, in una storica rimonta bianconera come quella della stagione 2015/16, un ruolo cruciale sia stato rivestito dalla tenuta difensiva. Non siamo ovviamente a quei livelli, da record, ma è evidente come la risalita degli uomini di Allegri stia passando anche da una ritrovata solidità e dalla minor perforabilità della retroguardia.
Nella striscia positiva in corso, dieci partite senza sconfitte, spicca anche il dato dei gol presi (appena cinque). Si sottolinea poi come la Juve non abbia subito gol nelle ultime tre partite e come abbia mantenuto la porta inviolata in ben sette partite delle ultime dieci.
4. La risposta della società
Quel che probabilmente ha smosso in modo più forte l'orgoglio dei bianconeri, dopo una prima metà di stagione di luci e ombre, è stata la reazione della dirigenza.
Chi si sarebbe atteso un mercato prudente e conservativo, con qualche uscita e pochi aggiustamenti, sarà rimasto profondamente stupito dalle rinnovate ambizioni e dalla voglia di investire con forza per trovare quell'acquisto che facesse la differenza. Presupposti che, del resto, danno fiducia e spinta anche in ottica futura: la mancata sostituzione di CR7, insomma, adesso appare un ricordo e non più un assillo.
5. La classifica
Il volto della squadra è cambiato, con un centrocampo più completo e un bomber del calibro di Vlahovic, ma di fatto ciò che spinge ancor più in là ambizioni ed entusiasmo è la classifica.
I bianconeri si sono riportati al quarto posto, al netto di una partita in più disputata rispetto all'Atalanta, ma di fatto sembrano in grado di consolidare la posizione di vedere la qualificazione alla Champions come un obiettivo decisamente alla portata, non più come una chimera da inseguire con difficoltà (come appariva, invece, prima della striscia positiva intrapresa).
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