Juve, da Cuadrado a Dybala, passando per il gioco: Pirlo ha quattro grane da risolvere

Andrea Pirlo
Andrea Pirlo / Quality Sport Images/Getty Images
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Diciamo che Andrea Pirlo non immaginava assolutamente di uscire sconfitto dalle due gare più importanti, arrivate nel giro di pochi giorni, dove la sua Juventus ha perso in casa del Napoli (1-0 su rigore di Lorenzo Insigne) e in casa del Porto nell'andata degli ottavi di finale di Champions League, per un 2-1 che comunque lascia tutto aperto per il ritorno all'Allianz.

Cristiano Ronaldo
Cristiano Ronaldo / Quality Sport Images/Getty Images

Sono quattro le spine che "pungono" Pirlo. Detto che il ko del Do Dragao è "figlio" dell'erroraccio di Bentancur che ha servito su un piatto d'argento il vantaggio a Taremi, per il tecnico c'è assolutamente il bisogno di ritrovare quei, fragili a questo punto, equilibri raggiunti tra gennaio e inizio febbraio. Secondo il Corriere dello Sport, però, il secondo gol subito da Marega ad inizio secondo tempo, dopo soli 20 secondi, è ancora più grave del primo: troppa la superficialità mostrata dalla difesa contro il solo attaccante del Porto, praticamente l'unico avversario in area.

C'è poi il nodo Cuadrado. Se manca lui sono dolori, e l'idea (nulla) dei bianconeri, cioè palla a Cristiano Ronaldo e poi qualcosa succederà, non può bastare. Senza i movimenti dell'esterno colombiano la Juve appare scolastica e scontata, oltre che lenta, in fase offensiva. L'altro grosso problema è a centrocampo, dove l'unico ad essersi salvato è stato Federico Chiesa, grazie alla sua velocità simil Cuadrado. La mediana bianconera è troppo piatta in certi momenti, e se manca Arthur - l'unico vero palleggiatore a disposizione di Pirlo - la frittata il più delle volte è fatta.

Paulo Dybala nel riscaldamento di Oporto
Paulo Dybala nel riscaldamento di Oporto / Quality Sport Images/Getty Images

Ultimo problema, ma non meno importante, è l'assenza di Paulo Dybala. Dopo Cristiano Ronaldo è solo il numero 10 argentino che può risollevare le sorti della Juve in Champions e in campionato. C'è fretta, ma ad Oporto almeno la Juve ha capito che quello che sta facendo adesso non può bastare. Non solo in Europa, ma anche in Italia.


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