Juve, Miretti: "Studio De Bruyne ma ammiravo Nedved. Pogba? Non puoi chiedere di più"
Esordio in Serie A e semifinale dell'Europeo U19 da disputare, il finale di stagione del giovane Fabio Miretti continua a regalare emozioni a profusione. La piccola stella della Juventus è attualmente impegnato al servizio della Nazionale di Carmine Nunziata, oggi attesa dalla delicata sfida dell'Ntc Senec (ore 17:00, località slovacca) contro l'Inghilterra. Aspettando di scendere in campo nel confronto che sancirà la prima finalista della competizione - in serata l'altra semifinale tra Francia U19 ed Israele U19 - il centrocampista bianconero si è raccontato ai microfoni della Repubblica, dove passato e presente si sono incontrati tra le dichiarazioni raccolte.
BARCELLONA STELLARE - "Messi l'ho visto dal vivo. Facevo il raccattapalle, Juve-Barcellona 3-0. Non giocò la sua partita migliore, ma se mi dite di descrivere il modo in cui tocca il pallone, non ci riesco. Poi Neymar e Suarez: sono rimasto incantato".
EUROPEI U19 - "Gioco per crescere ancora, è un torneo internazionale. Non ho mai nascosto la volontà di esserci e ringrazio la Juve per avermi permesso di partecipare, anche se si disputa al di fuori delle finestre Fifa".
VALIDITÀ JUVENTUS U23 - "Solo giocando si capisce quanto il progetto delle squadre B sia importante. È un percorso graduale verso la prima squadra, la C per intensità e clima non ha niente a che vedere con la Primavera. Trovi avversari più grandi, forti fisicamente, curve piene, colleghi maliziosi. Per sopravvivere ti devi abituare, maturare, non c'è alternativa".
APPORTO DI ALLEGRI - "Consigli sulla fase difensiva e tanto lavoro per imparare bene a smarcarmi senza palla. Questioni tecniche. A farmi accogliere dallo spogliatoio ci hanno pensato Bonucci e Chiellini".
FAMIGLIA JUVENTINA? - "Da sempre. E amante dello sport. Mia mamma ne ha praticati molti, mio papà è il classico ex calciatore che al bar racconta che, se solo avesse avuto la testa, sarebbe diventato un campione. E con i suoi amici lo prendiamo in giro. Voglio ringraziare i miei per una cosa. Mi hanno sempre sostenuto, ma non sono stati quei genitori che pensavano di avere il figlio fenomeno, caricandolo di pressioni inutili e dannose. Mi hanno insegnato la cultura del lavoro di cui adesso sono sempre più innamorato, grazie anche a Michael Jordan. Ho visto la docu-serie che Netflix gli ha dedicato. Mi motiva riguardarla".
MODELLO DA SEGUIRE - "De Bruyne. Vorrei interpretare il mio ruolo come fa lui. Anche se da piccolo ammiravo Nedved. Lui non lo sa, non gliel'ho detto perché mi imbarazzerebbe. Magari l'ha letto da qualche parte".
POGBA - "Il modello di tutti noi ragazzi del settore giovanile che andavamo a vederlo allo stadio. Un giovane di una classe immensa che si è imposto subito in prima squadra. Se ami il calcio, non puoi chiedere di più".