Juventini contro Mancini: il ritorno di Chiesa in Nazionale è troppo affrettato?

Federico Chiesa
Federico Chiesa / Claudio Villa/GettyImages
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Uno scatto bruciante, come quelli che fa sulla fascia. Federico Chiesa sta superando tutti in velocità, anche il brutto infortunio che l'ha tenuto lontano dai campi per 10 mesi. Un periodo lungo che sembrava non finire mai per i tifosi della Juventus e della Nazionale, ma adesso si inizia a intravedere la luce in fondo al tunnel.

O quasi.

Quando si tratta di rotture del legamento crociato bisogna andarci sempre con i piedi di piombo, altrimenti si corre il rischio di incappare in una ricaduta. L'attenzione dev'essere perfino più minuziosa se il calciatore in questione fa della velocità, degli strappi e dei cambi di direzione le proprie armi migliori. Lo sa bene Massimiliano Allegri che sta usando Chiesa con il contagocce in campionato, sebbene i medici lo reputino clinicamente guarito. Una trentina di minuti tra PSG e Inter: è questo il minutaggio che il tecnico bianconero gli ha concesso da quando il classe '97 è tornato a disposizione. Va poi aggiunta la non convocazione per la sfida di Verona per un fastidio muscolare, uno di quelli sui cui tutti avrebbero sorvolato se il giocatore fosse stato al pieno della condizione. Ma siamo d'accordo nel dire che Chiesa è tutt'altro che al 100% fisicamente

A fare da contraltare al realismo di Allegri c'è però l'entusiasmo di Roberto Mancini che non ha esitato a inserire l'esterno nell'elenco dei convocati per le amichevoli che l'Italia disputerà contro Albania e Austria. La scelta del CT ha scatenato la furia degli juventini che sui social stanno inveendo contro di lui invitando Chiesa a declinare la chiamata in azzurro.

Difficilmente Federico rinuncerà all'opportunità di tornare a vestire la maglia della Nazionale. Troppo forte il fascino dei ricordi che gli rievoca, di quando segnava ai tempi supplementari contro l'Austria, di quando portava a spasso la difesa spagnola o sollevava la coppa dell'Europeo nel cielo stellato di Wembley.

Per Chiesa l'azzurro vuol dire normalità. Risentire l'odore degli spogliatoi di Coverciano, rivedere i compagni, tornare a sentire quelle emozioni che solo la Nazionale può regalarti. Anche Roberto Mancini è contento di accoglierlo. Il CT sa bene che con lui in campo la partita contro la Macedonia del Nord sarebbe potuta finire diversamente. Magari non avremmo vinto lo stesso, ma l'Italia avrebbe messo una tigna diversa in campo. Su questo potete giurarci.

Neanche per Mancini questi 10 mesi sono stati facili. Il commissario tecnico si è ritrovato catapultato da una gara all'altra dai nobili altari che aveva conquistato vincendo Euro2020, alle putride polveri della non-qualificazione a Qatar2022. Ed è per questo che magari ha richiamato Chiesa non appena l'ha avuto a disposizione, per far rivivere le vibes vincenti che si erano create in quel gruppo al quale tutti noi siamo indissolubilmente legati.

La rottura del legamento crociato e il mancato approdo al Mondiale sono però momenti con i quali sia Chiesa sia Mancini devono fare i conti nel prosieguo delle loro carriere. Ci sono dei tempi da rispettare e affrettarli potrebbe provocare solo nuovi problemi, magari anche più grossi e questo né la Nazionale né il suo giocatore di maggior talento possono permetterselo.

"Niente impedirà al sole di sorgere di nuovo, neppure la notte più oscura. Poiché oltre la nera cortina della notte c’è sempre un’alba che ci aspetta."

Khalil Gibran

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