Kokorin e le risorse inesplorate: caccia al tesoro tra marketing e vecchie promesse
Quante volte è stato detto o almeno pensato che il concetto di sliding doors, nel calcio, trovi il verso di amplificarsi e di separare un fiasco da un trionfo nell'arco di settimane o persino di giorni? Si rincorrono esempi di bidoni trasformati in stelle solo cambiando città, di giocatori finiti improvvisamente risorti sotto le mani dell'allenatore giusto, di giovani troppo discontinui divenuti delle certezze assolute in un breve lasso di tempo. Certo se Prandelli non fosse tornato a Firenze non saremmo qui a riconoscere Dusan Vlahovic come futura stella del calcio europeo, vedendolo magari ancora preso in una frustrante concorrenza: qui, partendo cioè solo da questo, i giochi del destino ci suggeriscono già tanto. E forse i nuovi sviluppi relativi al serbo potrebbero rappresentare proprio quelle stesse porte del destino per un altro elemento in forza alla Fiorentina, per quell'Aleksandr Kokorin che fin qui ha racimolato 27 minuti nella stagione in corso e 91 minuti complessivi in viola nella stagione 2020/21.
Prepararsi al vuoto
Che la Fiorentina, a livello tecnico, debba prepararsi a una sorta di salto nel vuoto è ormai acclarato e pacifico: in assenza di rinnovo diventa complicato immaginare un Vlahovic rimanere in viola e andare poi in scadenza nel 2023, è chiaro quindi che (pur avendo riprova della professionalità del classe 2000) esista un discorso futuribile, di proiezione verso quel che sarà di un attacco che fin qui si sta appoggiando sulle larghe spalle del serbo. Evidente che la partenza di Vlahovic, a gennaio o giugno che sia, debba necessariamente passare da interventi conseguenti sul mercato, così sarà, ma al momento esiste una sola alternativa come prima punta e questa risponde proprio al nome di Kokorin, già ex promessa del calcio russo, già bad boy con un passato turbolento, già - soprattutto - nuovo oggetto di ironie tra Firenze e la madrepatria russa. In questo contesto, col fantasma di un addio che ormai aleggia, Vincenzo Italiano ha aumentato il carico di pressione e responsabilità sullo stesso Kokorin, affermando di vedere in lui delle risorse ancora inesplorate a cui attingere da qui a fine stagione.
"La mia squadra ha tante risorse inesplorate, a cominciare da Kokorin"
- Vincenzo Italiano
Lucidare l'argenteria
Quando si tratta di recuperare elementi ritenuti fuori dal progetto Italiano non parla a vanvera e, certo, ha poco da imparare da altri: il caso di Duncan è emblematico, lo è anche quello di Saponara, e l'attuale progetto viola ruota anche attorno a quei giocatori ritrovati, a quelle risorse inattese tornate improvvisamente al centro dei giochi. Compiere una parabola simile con Kokorin si avvicinerebbe al miracolo sportivo, stando le cose come stanno oggi, e gli ingredienti sembrano tutto fuorché ideali per riuscire nell'intento: l'impressione più logica appare invece il solito gioco di marketing che vede l'allenatore di turno esaltare le doti tecniche di un proprio giocatore, senza potersi permettere di screditarlo o di sindacare sul suo valore in modo ingeneroso. Come se avessimo l'idea di aver preso un pacco e andassimo in giro a dirlo a gran voce, col conseguente coro di scherno che si alza e con l'impossibilità, poi, di rivendere ad altri quel che abbiamo comprato, rientrando della spesa. Spesso, quasi inesorabilmente, la chiave di lettura di simili esternazioni si allontana poco da questa ma, sarebbe ingiusto negarlo, la breve storia di Italiano come tecnico racconta qualcosa di diverso, racconta di un'onesta necessità di spremere realmente un giocatore e di non ritenerlo mai una causa persa prima del tempo.
Provando a crederci
Da una parte c'è la voglia di continuare a trovarsi al bar per fare di Kokorin l'oggetto di una nuova storiella comica, vizio incluso nel pacchetto di ogni tifoso che si rispetti, ma d'altro canto sarebbe anche interessante assecondare il desiderio di un riscatto inatteso, appellandosi da un lato a un passato piuttosto remoto e dall'altro a quanto accaduto poco più di un anno fa. Il passato ci parla di un predestinato, di un giocatore che già a 17 anni iniziò a far parlare di sé nel campionato russo di massima serie, ponendosi a tutti gli effetti come promessa brillante e pronta ad esplodere, in doppia cifra con la maglia della Dinamo Mosca nel 2012/13 e nel 2013/14. Una storia con testimoni di primo piano, tecnici del calibro di Fabio Capello e Roberto Mancini decisi nel lodare il talento dell'attaccante di scuola Dinamo: sia l'ex CT della Russia che l'attuale guida della Nazionale azzurra si sono detti sicuri delle doti tecniche del classe '81', pronti a scommetterci e a vedere in lui un talento cristallino, uno da grande squadra frenato solo dagli infortuni e da una fiducia un po' troppo vacillante nei propri mezzi. La missione recupero si fa poi ancor più ardua pensando al discorso tattico: nel 2020, con la seconda giovinezza trovata con la maglia del Sochi, Kokorin ha spesso giostrato accanto a una prima punta forte fisicamente e non al suo posto, come ci si aspetta invece oggi nel 4-3-3 di Italiano. Il tecnico viola ha dunque un doppio fronte su cui agire: da un lato, come sottolineato da Mancini e da Capello, occorre recuperare il giocatore sul fronte della fiducia e della motivazione (in un contesto lontano anni luce da quello russo) d'altra parte sarà necessario rispolverare quelle doti da prima punta viste in passato ma ripercorse con minore frequenza nelle sue ultime esperienze, con movimenti diversi da quelli fatti a fianco di Zabolotnyi nel Sochi. Un'avventura da percorrere col suono delle risate della gente nelle orecchie, da rendere stimolo per tornare a esultare.
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