L'addio di Jürgen Klopp (a fine stagione): il manager che ha rilanciato il Liverpool
È la notizia del giorno. Inaspettata e sconvolgente. Di quelle che minano ogni certezze. Dopo 8 anni e mezzo Jürgen Klopp ha annunciato che lascerà il Liverpool al termine della corrente stagione. Due anni e mezzo prima della scadenza del contratto, 6 mesi prima della fine di un'annata che si propone come una delle migliori degli ultimi anni.
È difficile immedesimarsi nei tifosi reds in questo momento. Una bella giornata che diventa piovosa in un istante, il buio che cala su Anfield con ore di anticipo. Il Liverpool sta lottando per la Premier League, ha raggiunto la Finale di Carabao Cup, è la favorita in Europa League e dovrà tra pochi giorni affrontare il Norwich in FA Cup. È ancora in corsa in tutte le competizioni cominciate ad agosto, è forte e giovane, e ha recentemente subito una riorganizzazione della rosa che l'ha riportato a dominare il calcio contemporaneo.
Per determinate cose non si è mai pronti. Lo sarebbero stati i tifosi se fosse accaduto nella passata stagione, dopo una deludente Premier League e otto anni insieme? Probabilmente no. L'idea che Jurgen Klopp, 56 anni, sarebbe potuto essere il tecnico dei reds per la prossima decade aveva sfiorato più di qualcuno. E i motivi sono chiari. È lui che ha ridato gloria e lustro a una delle squadre più importanti della storia del calcio inglese.
Lui che ha riportato la Champions League e la Premier League, lui che è riuscito a battere l'invincibile mostro a tre teste creato da Pep Guardiola, diventandone un'alternativa, l'alternativa. Salah, Hendo, Trent, Robbo, Fabinho, van Dijk, Alisson, idoli della piazza certo, ma che verranno per sempre legati alla sua figura.
Di motivi per l'addio, sportivamente parlando, non ce ne sono. Nessuno, dirigenza, tifosi o squadra, avrebbe voluto un cambiamento di gestione. E non è un discorso che si lega soltanto all'affetto e alla relazione creata con i propri tifosi. Il calcio di Klopp è ancora attuale, vale la vetta in solitaria del campionato migliore al mondo, una Finale di Coppa di lega e il ruolo di favorito principale nelle altre coppe a cui partecipa.
I motivi, come raccontato dall'allenatore nella lunga intervista rilasciata ai canali del club, che sarà poi seguita dalla conferenza stampa, sono personali. Riguardano l'essere rimasto a secco di energie, riguardano la sua vita privata e, ci sentiamo di dire, sono assolutamente comprensibili. Essere al centro dell'attenzione costantemente da oltre 20 anni, con un importanza in crescendo in base al club e alla popolarità raggiunta è un compromesso ben pagato, ma al quale si può ogni tanto mettere la parola fine, cliccando sul pulsante end o pause a seconda delle esigenze.
È questo il messaggio, oltre a innumerevoli frasi d'amore rivolte ai suoi tifosi. La volontà ferrea di farlo arrivare, in contrasto - l'ha detto lui stesso - con l'entusiasmo e la carica che sta vivendo ora. Klopp si è reso conto che le energie stanno per terminare (e questo - afferma - non ha nulla a che vedere con problemi di salute) e vuole quindi permettere al suo club di programmare la prossima stagione con più tempo a disposizione, ai suoi tifosi di digerire la notizia nel modo più opportuno. Si tratta di una decisione maturata a novembre, irremovibile e dalla quale non si torna indietro.
Per quelli che se lo stanno chiedendo no, il tedesco non allenerà nella prossima stagione. Precisamente: "Se mi chiedessi: “Lavorerai mai più come manager?” Adesso direi di no. Ma ovviamente non so come ci si sentirà perché non ho mai avuto una situazione del genere. Quello che so con certezza è che non allenerò mai e poi mai un club inglese diverso dal Liverpool, al 100%. Non è possibile. Il mio amore per questo club, il mio rispetto per la gente è troppo grande".
Sono decisioni la cui accettazione è faticosa ed è per questo forse che Klopp ci torna sopre diverse volte nel corso dell'intervista. Tra i suoi obiettivi principali c'è il desiderio che la sua gente lo capisca, lo accetti: "Semplicemente non vivo una vita normale da troppo tempo ormai. Non voglio aspettare finché non sarò troppo vecchio per avere una vita normale. Devo almeno provarlo ad un certo punto per vedere com'è".
Questo uno degli obiettivi, l'altro riguarda invece i mesi restanti e la stagione in corso. A memoria ricordo di un Bayern Monaco che annuncia l'addio di Heynckes e l'arrivo di Pep Guardiola con mesi d'anticipo con la stagione ancora da terminare; ricordo poi la stessa squadra esultare alla fine dell'anno sportivo con la Champions League e la Bundesliga in mano. Il Liverpool non gioca la Champions e il motivo dell'addio di Klopp non è l'arrivo di uno degli allenatori migliori del pianeta, ma la dinamica per molti versi è simile. Il tedesco chiede ai suoi tifosi di vivere il momento, di spingersi a vicenda il più possibile perché nella migliore della ipotesi mancherebbero circa 30 partite alla conclusione della stagione.
"Ora lo sanno tutti, ora la società può pianificare, ora tutto può essere sistemato, organizzato e possiamo continuare a giocare il calcio che stiamo giocando". Il Norwich, il Chelsea e poi tutte le altre. L'allenatore desidera che la notizia, la situazione, si normalizzi nel più breve tempo possibile.
"In un mondo ideale non avrei detto niente a nessuno fino alla fine della stagione, avrei vinto tutto e poi avrei detto addio. Non è possibile. Nel mondo in cui viviamo non è possibile mantenere segrete cose come queste; forse è una sorpresa che siamo riusciti a mantenerlo [un segreto] fino ad ora."
- Klopp ai canali del Liverpool
Ma forse uno scenario migliore di quello immaginato da Jurgen Klopp nel suo mondo ideale è proprio quello che la realtà ha reso ora disponibile. Vincere tutto con un addio annunciato. Godersi ogni minuto di ogni sfida, casalinga e in trasferta, per poi mischiare lacrime di gioia e tristezza, cori di festa e dolore, esultanze sfrenate e disperate.