L'incontro con Giuntoli per Samardzic e il futuro di Allegri: le parole di Marino
Questa sera la 24ª giornata di Serie A si chiuderà con la sfida tra Juventus e Udinese. Padroni di casa che hanno bisogno di una vittoria per restare in scia dell'Inter e alimentare la lotta Scudetto, ma l'incrocio con i friulani offre un altro tema di discussione, più legato alla sfera del mercato e in particolare a Lazar Samardzic.
Cristiano Giuntoli segue infatti il centrocampista serbo già dai tempi del Napoli e, con ogni probabilità, a giugno proverà a portarlo in bianconero. Un'operazione che trova l'endorsement di Pierpaolo Marino, ex dirigente friulano che nell'intervista concessa a Tuttosport ha anche parlato del futuro di Massimiliano Allegri e di tutto il calcio italiano.
Sulla favorita per lo Scudetto: "A livello di gioco, di padronanza delle partite dobbiamo essere onesti, l’Inter è molto simile al Napoli dell'anno scorso, per quanto poi la Juve rispetto all’anno scorso con il mio amico Allegri stia facendo un grande campionato. Se lo sovrapponiamo all’anno scorso sembra di vedere un’altra squadra, dal punto di vista di organizzazione, filosofia di gioco e risultati".
Il lavoro di Allegri: "Conosco la mentalità di Max: è un fine studioso anche della psicologia del gruppo, dico che l’inserimento di quei 2-3 giovani ha dato freschezza di stimoli all’interno di un gruppo che forse era fatto da tanti vincenti, questo ha portato novità. Riscontro il cambio di filosofia di gioco, la Juve è meno ragionatrice e molto più sbarazzina, molto più fresca nel gioco, nell’organizzazione tattica, questo mi ha colpito. Si vede la mano di Allegri".
L'importanza di Giuntoli: "In questo lavoro di impostazione o per meglio dire di trasformazione degli obiettivi e della mentalità, dell’età media della squadra, credo che Giuntoli dia sempre un 20 per cento in più all’opera dell’allenatore nella quotidianità. Oggi la presenza nella quotidianità di un direttore sportivo esperto, con personalità e competenze come Giuntoli aggiunge sempre qualcosa al lavoro del tecnico. Allegri con Giuntoli ha potuto fare, rispetto agli altri anni, meno il dirigente e più l’allenatore, questo si è visto molto".
Sul futuro di Allegri: "Sì, però c’è il tempo per ragionare a bocce ferme, in estate. Non mi aspetto sorprese, a meno che sia Max stesso a voler fare un cambio di filosofia a 360 gradi, ma non mi ha dato queste sensazioni quando ci siamo sentiti. Cristiano poi è un tipo conservativo con gli allenatori, soprattutto quando raggiunge l’empatia che traspare nel loro rapporto".
Sulle seconde squadre: "Ritengo fondamentale la seconda squadra, limitata ai top club che devono fare le coppe e che lottano per i vertici della classifica, e ai club di settore giovanile. Se ho un settore giovanile come quelli di Empoli e Atalanta, indipendentemente dall’andamento della prima squadra, mi è utile poter avere una seconda squadra che faccia crescere i giovani anziché prestarli. I figli è meglio crescerli in casa anziché mandarli in collegio...".
Sull'incontro con Giuntoli per Samardzic: "Lo scorso giugno, uno dei miei ultimi atti all’Udinese è stato proprio un incontro con Giuntoli che già lo aveva cercato con il Napoli. Investire su questo ragazzo è come prendere un titolo bancario dal rendimento sicuro. Chi avrà fiducia sarà ripagato".
Sull'affare Alcaraz: "Alcaraz è un progetto importante, a me piace. La Juve con questo tipo di affare, intelligente, evita i rischi di un’operazione alla De Ketelaere fatta dal Milan, dove puoi avere difficoltà iniziali, se oggi avessi voluto subito Alcaraz avresti dovuto pagarlo tanto. La Juve ha fatto un’operazione valida tecnicamente, da direttore sportivo intelligente che mette il ragazzo in condizioni di poter crescere".
Un'operazione che ricorda quella per Samardzic: "I rischi poi sono tutti degli altri: in questo modo ti rendi conto di quello che hai in casa, il giocatore ha meno pressioni e puoi non riscattarlo trattando il riscatto ad un prezzo più basso. Anche Samardzic rientra in questo esempio: l’Udinese lo ha pagato 4 milioni, lo avesse pagato di più la gente avrebbe voluto vedere gol, assist, tutto subito. Così l’investimento ha meno rischio d’impresa iniziale".
Sulla Serie A a 18 squadre: "Da dirigente nella mia prima Udinese sono stato tra i fautori del passaggio da 18 a 20 squadre. Dico che per il format italiano a 20 è la formula giusta: l’Inghilterra, che spesso citiamo come esempio da seguire, ha un format simile e non vedo perché dovremmo fare qualcosa di diverso. Sono convinto che da un punto di visto di governance la Serie A a 18 non abbia possibilità di passare, a meno che qualche piccolo o medio club non si metta a votare contro i propri interessi. Poi nel calcio ho visto accadere di tutto...".
Su VAR e polemiche arbitrali: "Sono anni che dico che c’è tanto da fare per migliorare gli interventi in sala Var: per esempio la possibilità di vedere certi momenti della gara alle panchine senza dimenticare anche la qualità degli uomini in sala Var. Non capisco perché debbano andare solo ex arbitri o arbitri. Avrei visto bene corsi sviluppati per ex giocatori. Con il servizio di Le Iene sono emersi l’utilizzo di protocolli incerti e i malesseri all’interno della categoria, che sono profondi tanto da far sembrare un intervento di un arbitro, che si nasconde nell’anonimato, come quello di un pentito. Dico la verità, lì si è toccato il fondo soprattutto riguardo alla credibilità del sistema arbitrale. Questo genera sospetti che nel calcio già si sviluppano senza la necessità di creare situazioni simili a gialli televisivi o a film criminali".