L'onore delle armi: Beppe Iachini e l'elogio dello "sconfitto"

Beppe Iachini
Beppe Iachini / Gabriele Maltinti/Getty Images
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Ci sono parole che sembrano fuori posto, talvolta, se accostate al mondo del calcio, parole che sembrano aver sbagliato strada per finire fuori dalla loro zona: spessore umano, umiltà, umanità. Come si può parlare di virtù simili in un contesto che ama dar sfoggio di sé, un contesto percepito inesorabilmente come ricco e che sbrilluccica di fama e di denaro? Una possibilità di senso, per simili parole, si trova nell'elogio che talvolta le persone sanno meritare, in funzione dei loro comportamenti e delle loro reazioni.

Beppe Iachini da giocatore della Fiorentina
Beppe Iachini da giocatore della Fiorentina / Alessandro Sabattini/Getty Images

C'è chi, in conferenza stampa, ama rimarcare il proprio sdegno verso gli interlocutori, c'è chi ama fare l'istrione, chi si sente Dio in terra, poi c'è anche Beppe Iachini. C'è insomma un tecnico esonerato da pochi minuti dalla Fiorentina che abbandona il Centro Sportivo che per un anno è stato "suo" e dei "suoi" ragazzi, un tecnico che viene fermato dai giornalisti proprio in quel momento, a caccia di uno sfogo amaro, di una parola scomposta. Potrebbe succedere di tutto, a quel punto: il più classico dei "vaffa", uno sguardo incattivito, un finestrino chiuso in fretta e furia. Invece è successo l'opposto: Iachini si è rivelato disponibile nel raccontare quel momento così delicato, sapendo peraltro della presenza di Prandelli nel centro sportivo in quello stesso istante, e lo ha fatto senza aggressività, con un'amarezza percettibile ma sicuramente educata e mai sopra le righe.

Iachini e Castrovilli
Iachini e Castrovilli / Gabriele Maltinti/Getty Images

"Un vero signore" si sente spesso dire, anche nel calcio, ma in fondo cosa significa? Qualcuno potrebbe pensarla una questione di apparenza e di forma, riferendosi magari all'eleganza nel vestire o al linguaggio sorprendentemente forbito, ma la sostanza ci dice altro. Dice, insomma, che in pochi riescono a metterci la faccia nel momento più difficile, quello dell'esonero, rivendicando il proprio legame con una piazza che peraltro, in quel frangente, sembra averti voltato le spalle (almeno come allenatore).

Circostanze così ti obbligano a rendere merito all'uomo, a renderti conto della differenza: puoi pensare qualsiasi cosa del suo 3-5-2, hai tutto il diritto di credere che questo e quel giocatore fossero fuori ruolo o poco utilizzati, ma ti rendi conto al contempo che Beppe Iachini potrà sempre camminare a testa alta quando capiterà per le strade di Firenze e che non sarà mai ricordato come un nemico.


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