L'uomo della 10ª giornata di Serie A: Sergej Milinkovic-Savic, il ritorno del tuttocampista
A cosa voglia dire affrontare le neopromosse nel campionato italiano o almeno quelle come lo Spezia che non alzano muri, ma se la giocano a viso aperto, è abituato da ormai cinque stagioni, ma questa annata per Sergej Milinkovic-Savic è speciale perché è quella dell’atteso debutto in Champions League.
Un traguardo che il "tuttocampista" di Lleida ha toccato a 25 anni e mezzo, decisamente tardi per un giocatore in possesso delle sue qualità tecniche e tattiche, ma tutto lascia pensare che da quest’anno in poi SMS potrà disputare ogni stagione la competizione per club più amata da ogni calciatore al mondo, a prescindere dalla classifica della Lazio al termine del campionato.
A Cesena contro una squadra ostica come quella di Vincenzo Italiano il serbo è tornato a travestirsi da trascinatore assoluto, non solo, ma soprattutto, per le due giocate che hanno messo in discesa una partita complicata sul piano tattico. Nella palla rubata a Maggiore e nella successiva imbucata per Immobile c’è buona parte del repertorio di quello che, se ad assisterlo è la condizione fisica e psicologica, è uno dei centrocampisti più completi d’Europa, in grado di essere immarcabile in ogni zona del campo, in mezzo se c’è da sradicare palloni agli avversari, sulla trequarti se c’è da accelerare o vedere il compagno ben servito o nel gioco aereo in qualunque parte del rettangolo verde.
Per completare il quadro, poi, ecco un’altra punizione trasformata magistralmente, la seconda in stagione dopo quella, altrettanto decisiva, sul campo del Torino. Sono tre i centri stagionali in sette partite giocate in campionato, bottino che tiene un’ottima media se l’obiettivo è quello di migliorare il primato personale di reti in Serie A, le 12 della terza annata italiana, quel 2017-2018 che precedette il Mondiale giocato in Russia da protagonista attesissimo con una valutazione superiore ai 120 milioni da accreditare e che invece Milinkovic approcciò male come e più di tutti i compagni di squadra.
Da quel momento il rendimento di Sergej non ha più raggiunto picchi così alti, non solo in quanto a realizzazioni, visto che dodici gol in A li ha totalizzati nelle due annate successive, ma soprattutto come livello di prestazioni e incidenza delle stesse nelle fortune della squadra. Quest’anno sarà diverso perché all’Europeo la Serbia non ci sarà dopo la sconfitta subita ai rigori contro la Scozia nel playoff, partita che Savic ha giocato per settanta minuti senza incidere dopo aver trascinato i compagni in finale con una doppietta contro la Norvegia in semifinale.
Ma in quel 12 novembre il colosso serbo-spagnolo aveva già in corpo quel Coronavirus che lo avrebbe fermato ufficialmente meno di una settimana più tardi, costringendolo a saltare le partite contro Crotone e soprattutto Udinese, avversario contro il quale la Lazio è caduta sorprendentemente. In una stagione così particolare per tutti, piena di incognite e di partite ravvicinate, Simone Inzaghi ha patito più di altri allenatori le conseguenze del virus e di una rosa con poche alternative. A tutto questo si è aggiunta l’indisponibilità di Milinkovic in un momento cruciale tra campionato e Champions, eppure l’Aquila è in quota quasi dappertutto, vicina alle prime in Serie A e a un passo dalla qualificazione agli ottavi in Europa.
Il punticino mancante andrà centrato all’ultima giornata, in casa contro il Bruges, avversario che Milinkovic conosce bene visti i trascorsi nel campionato belga. Il primo centro in Champions della carriera è un traguardo che statisticamente non potrà mancare ancora per molto tempo. Farlo nella serata che può dare alla Lazio gli ottavi dopo 20 anni avrebbe un sapore speciale per i tifosi e per il diretto interessato. Per la consacrazione con reti decisive nella fase ad eliminazione diretta c’è sempre tempo. A prescindere dalla maglia indossata…
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