L'uomo della 34ª giornata di Serie A: Rodrigo Palacio, la primavera dell'eterno ragazzo

Rodrigo Palacio
Rodrigo Palacio / Alessandro Sabattini/Getty Images
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Dategli un big della classe di mezzo e Sinisa potrà davvero sollevare il Bologna e fare sognare l’Europa. Il 3-3 contro la Fiorentina è la sintesi di cosa manca ai rossoblù per salutare l’anonimato di centroclassifica cui la gestione Saputo non sembra riuscire a staccarsi. Perché con un giocatore dalle potenzialità di Emanuel Vignato, in possesso anche di un gran presente che gli permette di sfornare tre assist in una sola partita a neppure 21 anni, e con un attaccante completo e della classe di Rodrigo Palacio giustificare un nono posto è impresa tutt’altro che facile.

Ok, le ingenuità difensive e soprattutto l’assenza di un centravanti di ruolo, con l’equivoco sul vero ruolo di Barrow ancora non risolto, sono alibi più che validi per il tecnico serbo, così come l’età media bassa in particolare a centrocampo, dove manca un giocatore con esperienza in grado di far girare la squadra. Sulla trequarti Orsolini ha sostanzialmente deluso al pari di Sansone, Skov Olsen ha colpi, ma non ancora continuità. Da qui la scelta di Miha, a salvezza ormai ottenuta, di provare qualcosa di nuovo sul piano tattico contro la Fiorentina. Ovvero la formula con il doppio trequartista. Esperimento che ha funzionato a parte che per Barrow, parso a disagio proprio in un momento in cui aveva trovato un buon feeling con la porta avversaria. Fatto sta che contro la squadra di Iachini ha brillato la stella eterna del Trenza, autore addirittura di una tripletta. Tre mesi dopo aver compiuto 39 anni l’argentino realizza la prima tripletta in dodici anni di Serie A nei quali Rodrigo aveva realizzato "solo" altre dodici marcature multiple, tutte doppiette.

Rodrigo Palacio
Palacio dopo uno dei 3 goal alla Fiorentina / Mario Carlini / Iguana Press/Getty Images

In questo campionato aveva segnato un solo gol, addirittura a fine settembre a Parma, pur avendo giocato tanto, anzi tantissimo per un giocatore della sua età: titolare nelle prime 17 giornate, otto delle quali giocate per intero. Poi una fisiologica pausa a gennaio, con ben otto panchine consecutive, durante le quali Sinisa ha voluto testare Barrow come centravanti. Esperimento semi-fallito perché il gambiano non è una prima punta e perché la maestria di Palacio nel giostrare da falso nove o da centravanti di movimento fa giocare meglio la squadra ed è imprescindibile, come detto dallo stesso Mihajlovic, anche per una squadra che punta sui giovani.

E allora ecco il gran ritorno da protagonista in marzo del sempreverde Rodrigo, per una rinascita di primavera sulla quale scommettevano in pochi: due assist nelle vittorie-salvezza contro Sampdoria e Crotone e poi lo show contro la Fiorentina, nella partita della strana coppia con Vignato. Classe 2000 uno, l’assist-man, 1982 l’altro: potrebbero essere figlio e padre e invece l’intesa perfetta l’hanno avuta sul campo. Due gol con l'amato destro e uno di testa, che valgono un posto nella storia oltre che l'aggancio a quota 92 reti in A a due signori come Marco Van Basten e Gianfranco Zola.

Perché Rodrigo è diventato il giocatore più anziano ad aver segnato una tripletta nella storia della Serie A e dei cinque campionati europei top. Il record precedente in Italia apparteneva a un certo Silvio Piola, uno che al gol ha dato del tu e triplettista all’età di 37 anni e 1 mese), quello continentale a Joaquin, a 38 anni e 4 mesi. Peraltro, quest’ultimo, ex viola. Corsi e ricorsi storici ed a proposito di coincidenze come non pensare a quella che ha visto Palacio protagonista della propria, sensazionale impresa proprio nel giorno dello scudetto dell’Inter.

Rodrigo Palacio
Palacio ai tempi dell'Inter / Claudio Villa/Getty Images

Lui che la maglia nerazzurra l’ha indossata con onore per cinque stagioni, facendosi apprezzare per gol, in particolare i 22 del primo anno tra campionato e Europa League, record personale mai eguagliato, impegno, professionalità e attaccamento alla maglia durante gli anni più duri successiva all’era dei trionfi con Mancini e Mourinho. Domenica allora doppiamente speciale allora per Rodry, tifoso nerazzurro tra i tifosi. Anni privi di vittorie, con tante delusioni e allenatori cambiati come in un vortice, ma nei quali i tifosi hanno trovato conforto proprio nel veder giocare El Trenza, tanto decisivo nell’area avversaria quanto generoso nel rincorrere gli avversari. Un compito, quest’ultimo, che per ovvi motivi d’età Mihajlovic non ha neppure mai pensato di chiedergli e del resto la qualità che possiede Rodrigo è tale che è giusto fargli godere gli ultimi scampoli di carriera da punta pura, ruolo che in fondo non ha mai davvero ricoperto.

Sinisa Mihajlovic, Rodrigo Palacio
Rodrigo Palacio e Sinisa Mihajlovic / Mario Carlini / Iguana Press/Getty Images

Il contratto in scadenza non lo ha condizionato, come ogni anno. Difficile pensare a un addio al calcio anche perché il traguardo dei 100 gol in A è solo a -8. Il tentativo di tagliarlo avverrà a Bologna? Chissà. L’addio fu sfiorato già nel 2019 quando Gian Piero Gasperini, suo maestro al Genoa, lo avrebbe voluto per la sua Atalanta pronta al debutto in Champions. Rodrigo vacillò, ma restò fedele a Mihajlovic che per allungargli la carriera lo reinventò come falso 9. Un po’ alla Messi, insomma, senza ovviamente insistere troppo con i paragoni. Adesso la storia si ripete e la tentazione si chiama Monza. Adriano Galliani lo stima da tempo e lo vorrebbe in Brianza, con o senza Serie A. Palacio sembra poterci pensare solo in caso di promozione, ma ce lo vedete El Trenza che va nella squadra che fu dei dirigenti milanisti proprio poco dopo lo scudetto della sua Inter?


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