La dimensione di Victor Osimhen: è il miglior attaccante della Serie A (e non solo)?
Il Napoli impressiona, non è quell'abbaglio collettivo di inizio stagione destinato prima o poi a terminare. È una squadra forte, attualmente tra le migliori d'Europa, che esprime un calcio entusiasmante, divertente ed estremamente efficace. Gli azzurri sono la compagine con più punti conquistati in Europa, hanno il miglior attacco e la miglior difesa della Serie A e una differenza reti al livello di PSG, Manchester City, Bayern Monaco e Barcellona, nonostante il valore totale della rosa sia nettamente inferiore (quasi la metà - dati transfermarkt).
53 punti in 20 giornate e un distacco dalla seconda (13) mai così ampio nella storia del campionato italiano a tre punti. Il Napoli sta dominando in patria e, già a gennaio, appare impossibile una rimonta di una delle inseguitrici. Il merito è di tutti, del mercato perfetto di Aurelio De Laurentiis e Giuntoli, di uno Spalletti che gestisce con saggezza la rosa e che ha migliorato ogni aspetto delle sue precedenti avventure, e ovviamente dei calciatori, che stanno disegnando con le proprie qualità un cammino incredibile.
Si potrebbe discutere ore su chi sia più determinante degli altri, ma la verità è che, nei rispettivi ruoli sono tutti fondamentali. Kim come leader difensivo di una linea che ha concesso soltanto 15 reti in 20 giornate, Mario Rui con il suo mancino da assist, Lobotka da regista migliore della Serie A, Zielisnki e Anguissa a cucire i reparti, Kvaratskhelia come potenziale MVP del campionato e ovviamente Victor Osimhen, finalizzatore di una macchina rodata in pochi messi, ma che lascia l'impressione di essere stata assemblata decenni fa.
14 gol e 4 assist in 16 giornate di Serie A. Una media realizzativa di 0.95 gol a partita, inferiore nei Top 5 campionati soltanto a quella di Erling Haaland (1.46), Robert Lewandowski (1.01) e Wissam Ben Yedder 0.99). Togliendo il norvegese dalla lista, dato che sembra viaggiare sulle medie dei migliori Messi e Ronaldo, Victor Osimhen figura tra i migliori in Europa. Una novità a cui dobbiamo abituarci o soltanto una sorpresa destinata a deludere le aspettative in futuro? Qual è la sua dimensione?
Partiamo da qui. Dall'ultimo gol realizzato nel primo tempo del Maradona contro la Roma. Il Napoli manovra a sinistra e libera Kvaratskhelia, Osimhen osserva e appena capisce che il georgiano sta andando al cross, compie uno dei movimenti che abbiamo più volte apprezzato nei suoi due anni e mezzo di Serie A. Sfila dalla marcatura di Ibañez e si posiziona sul secondo palo, il resto è pura qualità e fiducia nel gioco aereo. Petto mentre salta, coscia e collo destro al volo. Il tempo di fare tutto ciò, all'interno di una caotica area di rigore, normalmente non si ha; e in effetti lui ne ha pochissimo, ma si muove così rapidamente che riesce comunque nella giocata della serata.
10 gol nella prima stagione, 14 nella seconda, 14 a metà della terza. Il cambio di marcia è evidente. Lasciati i problemi fisici alle spalle, Victor Osimhen è definitivamente esploso. Non segna più soltanto di testa (4 gol dei 14 finora realizzati) o in contropiede. Segna in tutti i modi in un periodo di fiducia che vediamo raramente in un calciatore e che, per certi versi, ricorda quello dei 36 in Serie A di Gonzalo Higuain, per restare nell'universo Napoli.
Tornando ad agosto, la sua stagione era iniziata abbastanza bene, ma non in modo esaltante. Due gol nelle prime due dei 9 segnati dal Napoli contro Verona e Monza. Poi a secco nelle tre successive contro Fiorentina, Lecce e Lazio. L'infortunio al bicipite femorale e la sensazione che fosse cominciata una stagione molto simile alle altre. Gli azzurri convincono anche senza di lui, Kvaratskhelia è la stella e Raspadori e Simeone non lo fanno rimpiangere. Il Napoli vola, con Osimhen infortunato batte Spezia, Milan, Torino e Cremonese in Serie A, e Rangers e Ajax in Champions League con 9 marcature in due partite.
L'attaccante nigeriano recupera e torna proprio contro gli olandesi. Segna subito nel secondo tempo del Maradona, andando a strappare la sfera dai piedi di uno difensore per il definitivo 4-2. Una velocità fuori dal comune, un'aggressività e una voglia che capiremo poco tempo più tardi. Esulta con una forza forse un po' eccessiva e si toglie anche la maglia.
È il gol del rientro dalla panchina e sta iniziando qualcosa di nuovo. Seguirà quello della vittoria contro il Bologna (sempre dalla panchina) e quello della prima consapevolezza generale all'Olimpico di Roma con cui avvisa tutti in una sorta di "attenzione, so fare gol così".
La tripletta contro il Sassuolo, il gol a Bergamo contro l'Atalanta e in casa all'Udinese. Lui non si ferma, la sosta ferma tutti. Il 2023 inizia con il passo falso contro l'Inter, ma è solo un ostacolo la cui altezza viene calcolata male. Sono 5 le reti nelle ultime 4 di Serie A: Sampdoria, Juventus, Salernitana e Roma. Segna a tutte, grandi e piccole. Il senso del gol è ciò di cui, forse anche giustamente, si parla di più, ma ci sono tanti altri aspetti in cui l'attaccante nigeriano eccelle.
I tagli in profondità (anche grazie a una velocità fuori dal comune) e la capacità di smarcarsi all'interno dell'area di rigore, soprattutto sul secondo palo. E ancora la qualità nello gestire le palle aeree, sia con i piedi che con petto e testa. Una reattività gli permette di arrivare prima degli altri unita alla stazza con cui impedisce l'anticipo a molti avversari. A tratti, e si è visto in molte occasioni nella sfida con la Roma, è un attaccante di 1.86m con l'agilità di un brevilineo 20 centimetri più basso.
La forza nelle gambe è fuori dal comune, così come il suo momento. Tra i tanti elogi a Luciano Spalletti, al Napoli e alla prestazione della sua Roma, José Mourinho si è anche soffermato su Victor Osimhen nel postpartita, pungendolo e allo stesso tempo omaggiandolo: "A Osimhen ho detto che non deve tuffarsi. Ha segnato un gol fantastico, ne aveva segnato uno bellissimo anche a Roma. Paragone con Drogba? Il livello è quello, però Drogba non si tuffava".
Paragoni scomodi, paragoni inevitabili. Osimhen ha raggiunto la dimensione dei migliori d'Europa, adesso la pratica più difficile: vincere e mantenere questo status nel tempo.