La Fiorentina è davvero proiettata sul vivaio? Numeri da interpretare

Michele Cerofolini
Michele Cerofolini / Simone Arveda/GettyImages
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Spesso si considera il dato numerico come un totem inattaccabile, come un responso verso cui è impossibile appellarsi: se lo dicono le statistiche è una verità assoluta. C'è, d'altro canto, un ampio spazio che permette di entrare tra le pieghe dei numeri stessi per dotarli di un significato, per amplificare o per ridimensionare il loro senso, se non altro per inserirlo in un contesto che ne dia una dimensione più oggettiva.

Nel post-partita del perentorio 5-0 della Fiorentina sulla Sampdoria, anche sull'onda di una ragionevole euforia, il direttore sportivo viola Pradè ha sottolineato che in campo c'erano "ben 6 calciatori del vivaio", rivendicandolo come un risultato significativo. Citare oggi il ruolo del vivaio viola appare doppiamente cruciale, pensando alla prossima apertura del Viola Park ed al rendimento positivo delle giovanili, a partire della Primavera targata Aquilani.

Alberto Aquilani, Daniele Prade, Joe Barone
Pradè, Aquilani e Barone / Jonathan Moscrop/GettyImages

C'è dunque un presupposto dato spesso per scontato nel mondo viola: trasferirsi in un centro sportivo all'avanguardia renderà sempre più centrale il ruolo del vivaio anche per fornire, con continuità, talenti alla prima squadra. All'interno dei numeri e dei propositi, però, esistono dei distinguo fondamentali da fare per non perdere l'equilibrio nelle valutazioni: Vincenzo Italiano non è, in senso assoluto, un tecnico che lancia giovanissimi con facilità o che dà loro un minutaggio così significativo.

Numeri da interpretare

La Fiorentina non va più considerata come necessariamente legata a una "linea verde", come isola felice per i giovani talenti: ce lo suggerisce anche il fatto che, in Serie A, quella viola è la nona squadra più "anziana" considerando l'età media dei giocatori scesi in campo. D'altro canto, come contraltare a tali dati, restano i propositi "identitari" espressi da Commisso fin dal proprio arrivo in Italia e restano, soprattutto, i profili che stanno effettivamente risultando funzionali (pur senza essere titolarissimi) in una stagione così ricca di impegni.

Per equilibrare il discorso emerso nel post-partita di Fiorentina-Sampdoria possiamo ovviamente entrare nello specifico, valutando chi fossero i giocatori del vivaio impiegati. Partiamo da Michele Cerofolini, arrivato finalmente al debutto in Serie A (a 24 anni) e capace di mantenere inviolata la porta nella sua prima uscita nel massimo campionato.

Un momento di soddisfazione, un esordio tanto atteso dopo le esperienze in prestito, segnale di fiducia da parte di Italiano e della società. Al contempo occorre comunque ribadire la titolarità di Terracciano come punto fermo e il fatto che, senza il grave infortunio di Sirigu, Cerofolini apparisse destinato a chiudere la stagione da terzo portiere, senza ribaltoni in vista.

Futuro in bilico

Due i difensori utilizzati contro la Samp e figli del vivaio gigliato: Lorenzo Venuti e Luca Ranieri. Il primo, in campo nei 20 minuti finali, non giocava in campionato da più di un mese (appena 13 minuti contro la Cremonese a marzo) e non parte titolare dal 19 marzo (Fiorentina-Empoli). Il discorso di un minutaggio ormai ridotto si lega anche a quello sul futuro: i contratto scadrà a giugno e un rinnovo appare lontano dalle prospettive viola, fermo restando il legame emotivo del terzino destro con la Fiorentina.

Lorenzo Venuti
Lorenzo Venuti / Gabriele Maltinti/GettyImages

La situazione di Ranieri poteva profilarsi persino meno rosea ma, col tempo, ha condotto a un rilancio insperato: meno minuti fin qui rispetto a Venuti in stagione (appena 862 in tutte le competizioni) ma l'inerzia appare in questo caso positiva.

Da separato in casa, infatti, l'ex Salernitana è riuscito a diventare una risorsa preziosa in difesa, anche in partite delicate come contro Lazio e Juventus oltre che in Conference League. Una crescita che, a conti fatti, potrebbe anche avvicinare Ranieri (scadenza 2024) a una conferma come parte dei centrali a disposizione di Italiano nel 2023/24 insieme a Quarta e Igor (con tutte le consuete incognite legate a Milenkovic).

Tra luci e ombre

Spostandoci a centrocampo troviamo Gaetano Castrovilli, tornato al gol in A dopo ben 494 giorni e protagonista di un buon momento: la forma fisica ritrovata si sta accompagnando a una riscoperta delle indubbie qualità tecniche e della sua versatilità (utilizzato da interno, mezzala e trequartista). Il legame col vivaio in tal caso, però, è meno profondo rispetto agli altri casi citati: appena un anno in Primavera per lui prima di partire in prestito (arrivò infatti in viola a 20 anni, dal Bari).

Sempre a metà campo troviamo il passaggio più fresco e recente dalla Primavera alla prima squadra, quell'Alessandro Bianco ormai aggregato in pianta stabile ai big ma che - fin qui - ha collezionato soltanto 260 minuti in stagione tra campionato e Conference. Italiano lo apprezza e la società vuole puntarci ma è evidente come, per esplodere definitivamente e strutturarsi come calciatore di Serie A, serva qualcosa in più di qualche ritaglio finale di partita.

Alessandro Bianco
Alessandro Bianco / Gabriele Maltinti/GettyImages

Infine l'attacco e quel Riccardo Sottil che, fin qui, è stato frenato dagli infortuni in stagione, restando fermo dall'inizio di ottobre fino alla fine di febbraio. Il funambolico esterno offensivo, in gol contro il Lech Poznan in Conference, sta dando un buon contributo in una fase cruciale della stagione e sta permettendo a Italiano di non spremere troppo Nico Gonzalez, rappresentando inoltre un'arma a partita in corso coi suoi dribbling e la sua rapidità.

Il salto di qualità

Rivendicare la presenza di figli del vivaio viola in prima squadra appare logico e sacrosanto ma, al contempo, si può sottolineare come un filo conduttore effettivo tra le giovanili e la prima squadra (in ottica futura) possa diventare realmente virtuoso solo in presenza di giovani calciatori nel giro dei titolari e perfettamente inseriti nel progetto, non soltanto come utili comprimari da chiamare in causa in una logica di turnover.

Il progetto a lungo termine, insomma, dovrà andare oltre gli sporadici dati numerici e le comparsate: ci sono tutti gli ingredienti per poterci riuscire e per individuare presto i Bernardeschi e i Chiesa di domani, tutte le possibilità per vedere (anche in Italia) calciatori delle giovanili come veri e propri protagonisti e non più come mere comparse in attesa di un'esplosione che non arriva mai.