La Fiorentina e l'impasse su Italiano: le ragioni del tecnico e quelle del club
Ci sono occasioni che, più di altre, rendono clamoroso il modo in cui un racconto - a seconda della campana che si ascolta in quel momento - possa apparire diverso nei suoi contorni, possa variare, portandoti di volta in volta a sposare questa o quella causa. Di fatto, in una sorta di ping pong, si seguono schizofrenici impulsi che, a turno, ci portano a sottolineare le ragioni delle varie parti in causa, senza arrivare realmente a un punto, generando una vera impasse.
Quel che succede tra la Fiorentina e Vincenzo Italiano, ad oggi, rientra in modo coerente nelle situazioni appena descritte: esistono cioè due racconti distinti, ugualmente degni e validi, peraltro due racconti che passano sempre dal filtro mediatico e non provengono in modo diretto dalla società o dal tecnico (o dal suo entourage), rendendo ancor più nebulosa e delicata la questione.
Il tutto unito a un presupposto ancor più surreale: le due parti si vogliono a vicenda ma, al contempo, non si arriva al dunque, non sanciscono il loro desiderio con una stretta di mano. Resta lo spazio, insomma, per la dietrologia e gli spifferi.
Le ragioni di Italiano
Partiamo dunque dal tecnico viola, dall'artefice principale del ritorno della Fiorentina nei piani alti della classifica e del ritorno, forse ancor più confortante, dell'entusiasmo nei fine settimana del tifo gigliato: dal torpore di stagioni deludenti, insomma, si è passati a un nuovo corso, riconosciuto anche a livello nazionale come virtuoso (sul fronte del gioco oltre che dei risultati). Un discorso di numeri, basti pensare ai punti in più rispetto alla stagione 2020/21 (il miglioramento più evidente in Serie A) e al raggiungimento della Conference, ma non solo: ricostruire un contatto tra la squadra e il Franchi non appariva un automatismo così semplice, pensando anche all'estate scorsa partita col caso Gattuso, ed è forse questo il traguardo più importante da rivendicare.
Un idillio reso anche visivamente dai tanti "abbracci" tra la Fiesole, la squadra e il tecnico, da una gioia finalmente condivisa che ha preso il posto di stagioni concluse stancamente, di navi condotte con fatica in porto. La fondamenta di un idillio come questo, poi, risiedono nella capacità - fin dal ritiro di Moena - di valorizzare oltremodo le risorse a disposizione: Italiano ha rispolverato un collettivo e ha scovato risorse anche dove i più vedevano lacune, ha puntato su elementi come Igor, Duncan, Amrabat e Saponara ed è riuscito a renderli nuovamente centrali, protagonisti a sorpresa.
Al contempo ha valorizzato ulteriormente anche chi era già al centro del progetto: Vlahovic è migliorato ancora rispetto alla stagione precedente, vestendo i panni del trascinatore dei viola e conquistandosi la chiamata della Juve per 70 milioni di euro. Valorizzare il patrimonio tecnico e riscoprire le qualità dei singoli, in un contesto tattico nuovo e convincente, ha rappresentato dunque la base del successo e del riconoscimento: un punto di forza spendibile anche al tavolo con la dirigenza, come marchio di garanzia sull'operato svolto fin qui e su quel che potrà essere fatto in futuro. Un buon credito, insomma, da riscuotere.
Le ragioni della Fiorentina
Il racconto che vuole dunque Italiano in attesa di un riconoscimento per quanto fatto, indubbiamente un lavoro prezioso, appare dunque convincente e poggia su basi solide. Al contempo però possono apparire altrettanto logiche e degne le ragioni della proprietà e della dirigenza: innanzitutto partiamo dalla presenza di un contratto da onorare, un contratto stipulato appena un anno fa e che durerà fino al giugno del 2023 (con la possibilità da parte del club di prolungarlo in automatico di un anno ulteriore).
Sembra quasi anacronistico rivendicare il peso dei contratti, considerando anche il fatto che Italiano ne avesse appena firmato uno con lo Spezia l'anno scorso, ma è chiaro che - formalmente - il discorso ha una propria validità. Il tutto senza contare che, dopo il caso Gattuso, Commisso e Barone hanno dimostrato con forza di volere solo Italiano sulla panchina viola, andando a tutti gli effetti a pagarlo, proprio come si farebbe con un calciatore che si vuole avere in rosa.
C'è da dire poi che, seguendo perlomeno il racconto associato alla società, un aumento sarebbe effettivamente stato proposto all'allenatore: 1,5 milioni di euro di contratto a cui il tecnico avrebbe detto di no, puntando a un ingaggio di 2,5 milioni (fonte La Gazzetta dello Sport). Uniamoci poi l'idea secondo cui Italiano non vorrebbe partire per il ritiro senza firma sul rinnovo, pretesta piuttosto forte considerata appunto la presenza di un contratto ancora valido tra le parti.
Una questione di punti di vista, di prospettiva da cui osservare gli eventi, ma appare piuttosto lampante che al momento - visto anche l'epilogo del caso Torreira - la piazza appaia più benevola verso il tecnico (artefice di un rinascimento viola) che non nei confronti di una dirigenza additata di poca lungimiranza e di poca capacità di preservare i punti di forza (i casi Chiesa, Vlahovic e Torreira insegnano). Il tutto, e sarebbe deleterio, conduce al solo risultato di acuire ancora possibili spaccature interne, nuove logiche di pro e contro, disperdendo quel patrimonio di entusiasmo chiamato Europa.
Segui 90min su Instagram.