La Fiorentina e quel suo vizio irrisolto di non saper essere felice

Fiorentina
Fiorentina / Gabriele Maltinti/GettyImages
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Sembra già di sentirlo, Rocco Commisso nella conferenza stampa programmata tra poche ore: il ritorno in Europa come sogno coronato, un centro sportivo come solida garanzia di futuro e una scelta - quella sul tecnico, dopo la rottura con Gattuso - rivelatasi più che mai saggia e lungimirante.

In mezzo, ovviamente, tracce di dubbi e di sospetti gettati dai giornalisti coinvolti: bella l'Europa ma senza Torreira come si fa? Bravo Italiano, ma per quanto tempo ce lo godremo? Avveniristico il Viola Park ma senza stadio come crescerà la Fiorentina? Uno scontro ormai visto e rivisto, con entusiasmi alternati a perplessità, con slanci verso il futuro bloccati da trappole presenti e fantasmi passati.

Vincenzo Italiano
Vincenzo Italiano / Gabriele Maltinti/GettyImages

Più di un caso mediatico

Il caso Torreira rischia di battere ogni record di velocità, pensando all'acqua gelida gettata sugli entusiasmi, ed è difficile viverlo come un semplice esempio di speculazione mediatica, considerando l'atteggiamento sui social del centrocampista uruguaiano. Tante stories e tanti like di Torreira a tema viola, sì, ma tutti pronti ad assecondare chi si scaglia contro la società (o comunque la pungola).

Come a voler dire, senza però dirlo: la Fiorentina non ha fatto abbastanza per farmi sentire importante, le promesse dette non hanno trovato uno specchio nei fatti e nelle mosse ufficiali. Una situazione che, a poche ore dai caroselli e dai sorrisi, riporta Firenze nei consueti flutti delle divisioni e dei mal di pancia, come se il 2-0 sulla Juve e la prospettiva europea fossero al più un breve sogno da cui svegliarsi in fretta e furia, tornando al tran tran quotidiano.

Chiedimi se sono felice (ti rispondo di no)

Esiste dunque, quasi impresso nel DNA viola, il perverso e masochistico desiderio di ritrovarsi infelici, di spegnere l'euforia e di trovarsi a proprio agio nella discussione da bar, nel tutti contro tutti. Sarebbe ingeneroso ritenerla soltanto una deformazione dell'ambiente, un vizio del tifo, così come risulta eccessivo addossare alla società ogni colpa per una deriva simile.

Esistono, insomma, gradi di partecipazione ugualmente importanti da entrambe le parti in causa, contributi sostanziali a questo giochino autolesionista. Da un lato c'è una piazza che s'innamora del singolo e continua ad illudersi di farne un simbolo: c'è un'ingenua voglia di farsi trasportare, di trovare un nome in cui riconoscersi, e non manca chi finisce per far prevalere le ragioni del giocatore (soprattutto se espresse sui social, in modo diretto) rispetto a quelle dei "piani alti" (di Barone in primis, spesso individuato come capro espiatorio).

Hanno tutti ragione?

"Torreira è uno di noi, la dirigenza pensa solo a speculare e risparmiare" sembra il pensiero, cristallizzato, di parte della tifoseria. Appare chiaro come un simile pensiero, se posto così, sia viziato dall'auspicio romantico di un idillio d'amore col campione di turno, senza tener conto di pretese economiche, ambizioni e richieste dell'entourage.

Al contempo emerge un altro atteggiamento, piuttosto curioso, che in presenza di un traguardo raggiunto conduce l'ambiente ad innalzare a idolo un tecnico, a incensare qualche giocatore, senza però dare i giusti meriti a quella dirigenza che ha lavorato per costruire quel gruppo, che ha saputo metterlo insieme.

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Rocco Commisso / ANDREAS SOLARO/GettyImages

D'altro canto - seguendo la linea dell'uruguaiano e dell'entourage - sembra paradossale immaginare una richiesta insistita di sconto all'Arsenal e al giocatore stesso a fronte di accordi già definiti tra le parti. Sarebbe poi fatale immaginare un epilogo simile, dunque un addio, senza che la società si sia mossa in tempo per individuare un potenziale sostituto da acquistare a condizioni simili (15 milioni di euro, pensando al cartellino).

Quel che appare evidente è la capacità della dirigenza viola di saper dire anche nei no impopolari, basti pensare al caso Gattuso, e di saper parlare in modo chiaro quando si tratta di arrivare al muro contro muro con un agente. Al contempo, e qui diventa complesso non assecondare i turbamenti della piazza, l'idea di perdere in pochi mesi Vlahovic, Torreira e Odriozola (con l'incognita Milenkovic sullo sfondo) pone numerosi interrogativi in vista del ritorno in Europa, con Italiano che ha già ammesso di aspettarsi una rosa profonda e competitiva su tutti i fronti.


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