La Fiorentina è rimasta senza esterno: il tema numerico e quello qualitativo
Ci sono due fotografie in grado di rendere il percorso di Vincenzo Italiano all'interno della sessione invernale di mercato: la prima è quella a margine della sconfitta di Sassuolo, quando il tecnico della Fiorentina denunciò di fatto l'assenza di un esterno offensivo in più, mentre la seconda è più recente e riguarda il no comment di mercato di fronte alle domande dei cronisti (dopo la sconfitta con l'Inter). Un percorso fatto di attese, di illusioni, di colpi vicini e di continui dietrofront (effettivi o mediatici).
Il risultato però è concreto ed è sotto gli occhi di tutti, senza interpretazioni di mezzo: la Fiorentina non ha acquistato un esterno offensivo e non ha assecondato, dunque, una richiesta esplicita mossa da Italiano. Occorre per onestà intellettuale, per non ipotizzare un vero muro contro muro tra tecnico e società, riconoscere come (al momento di tale richiesta) Italiano non avesse a disposizione Nico Gonzalez, Sottil e Kouamé: i primi due sono tornati tra i convocati già da un po' e presto (scontata la squalifica e finita la Coppa d'Africa) Italiano ritroverà anche Ikoné e Kouamé.
Criticità sugli esterni: doppio binario
Il tema si può dividere su due diversi binari, ciascuno col proprio peso: da un lato il discorso quantitativo (con l'addio di Brekalo a complicare le cose), dall'altro un tema più prettamente qualitativo e citato proprio da Italiano. Il tecnico, sempre a margine della sconfitta col Sassuolo, sottolineava con forza come servissero caratteristiche diverse sugli esterni. A livello qualitativo, riferendoci cioè a quelle caratteristiche che Italiano cercava, viene da pensare proprio a un profilo come quello di Gudmundsson: il sogno di mercato dell'ultimo giorno della sessione invernale, sfumato di fronte alla richieste esose del Genoa, abbinava del resto qualità tecnica e concretezza, potendo risultare giustamente un elemento in grado di regalare il salto di qualità al reparto avanzato.
Addio di Brekalo e arrivo di Gudmundsson: lo scenario ideale agli occhi di Italiano poteva a ragione essere questo, andando ad acquistare un vero e proprio jolly offensivo, in grado di agire sia alle spalle della punta che come esterno diverso da quelli già a disposizione. Anche in questo senso va letta la posizione di Bonaventura con l'Inter, riallacciandosi un po' a quanto accadeva con Saponara nelle scorse stagioni: un esterno offensivo con doti da fantasista, differente rispetto al profilo tipico dell'ala e dagli altri interpreti che compongono la rosa gigliata.
La politica della società è stata chiara e ben leggibile: comprare per comprare, di fronte a valutazioni lievitate oltremodo, non aveva senso e, al contrario, era opportuno portare dentro profili già pronti e già abituati alla Serie A (come accaduto con Faraoni e Belotti in altre zone del campo). In sostanza elementi come Brian Rodriguez o Ruben Vargas non sono apparsi, agli occhi degli uomini mercato, in grado di spostare gli equilibri e di meritare un investimento. In questo senso subentra con forza il tema quantitativo e la necessità vitale che gli esterni a disposizione, con accento particolare su Nico Gonzalez, reggano fisicamente da qui a fine stagione, con un campionato in piena lotta per l'Europa e con Coppa Italia e Conference a rincarare la dose.
Il tema numerico si affianca dunque a quello delle caratteristiche da aggiungere, Italiano dovrà dunque fare i salti mortali fin da subito per capire come limitare i danni, spremendo anche elementi non in forma (come i rientranti Sottil e Nico Gonzalez). Al contempo due risorse interne per non dover cambiare necessariamente modulo rispondono ai nomi di Bonaventura e persino di Infantino: l'argentino è rimasto in viola e potenzialmente, nelle sue corde, esiste anche il ruolo dell'esterno sinistro, occupato al Rosario Central prima dell'approdo in viola. Resta evidente come Italiano non sia stato facilitato nel proprio lavoro: la necessità stessa di dover adattare elementi o sfruttare chi non è in forma spiega quanto, di fatto, anche intervenire per un mero discorso numerico potesse essere funzionale alla seconda metà di stagione, quella decisiva e densa di appuntamenti.