La Fiorentina oltre la difesa a tre: le prospettive per Palladino

Pro e contro del possibile passaggio al 4-2-3-1 (già visto nella ripresa con la Lazio)
Fiorentina v SS Lazio - Serie A
Fiorentina v SS Lazio - Serie A / Gabriele Maltinti/GettyImages
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Può incuriosire, suggerendoci qualcosa sull'andamento ciclico delle faccende di calcio, l'idea di spingere per un passaggio della Fiorentina di Raffaele Palladino alla difesa a quattro: nella scorsa stagione in tanti auspicavano una Fiorentina schierata col 3-5-2, contrario alle idee di Italiano, e ora si immagina un gasperiniano della prima ora (col 3-4-2-1 come marchio di fabbrica) abbandonare il terzetto difensivo per utilizzare il 4-2-3-1 con continuità, anche dall'inizio e non solo in corso d'opera. Palladino, fin dal proprio arrivo in viola, ha voluto smarcarsi dal profilo di integralista e non perde occasione - anche negli ultimi giorni lo ha fatto - per ribadire la propria voglia di studiare volta per volta l'assetto migliore per la sua squadra, senza fossilizzarsi e senza dogmi stabiliti a priori.

Raffaele Palladino
Palladino / Gabriele Maltinti/GettyImages

Del resto sia a Bergamo che con la Lazio, perlomeno dal primo minuto, Palladino ha già iniziato a vagliare soluzioni diverse e si è affidato al 3-5-2 anziché al doppio trequartista, per dare maggiore densità in mezzo al campo e per garantire equilibrio grazie a Bove (scelta certo meno offensiva rispetto a Sottil o Kouamé accanto a Colpani, alle spalle di Kean). Il secondo tempo della sfida con la Lazio, poi vinta in rimonta dai viola, ha sancito anche il ritorno alla difesa a quattro con Comuzzo-Ranieri al centro e con Dodò e Gosens come laterali: è evidente e logico, a livello di riscontro mediatico, che la corrispondenza tra il cambio di assetto difensivo e il primo successo gigliato spinga la piazza a sostenere la continuità di una simile soluzione.

Fiorentina a quattro? Pro e contro

Il quadro attuale ci pone davanti ad aspetti effettivamente in grado di corroborare la tesi di un 4-2-3-1 come virtuoso e, al contempo, offre possibili controindicazioni (o comunque aspetti che potrebbero spingere Palladino a ricorrere ancora alla difesa a tre). Valutando i proverbiali pro, i lati incoraggianti di una difesa a quattro, possiamo sottolineare innanzitutto la possibilità di superare ogni necessità di adattare Biraghi come terzo di difesa: ci sarebbero tutti gli interpreti ideali per evitare soluzioni improvvisate o comunque audaci, con la possibilità di scegliere due elementi tra Pongracic, Quarta, Comuzzo, Ranieri e Moreno. Nessuno degli interpreti appena citati ha dimostrato di sentirsi a proprio agio come leader del reparto a tre, con riferimento specifico a Pongracic e Ranieri, ed è dunque logico immaginare il cambio di modulo come modalità naturale per uscirne.

Cristiano Biraghi
Biraghi / Timothy Rogers/GettyImages

I nodi potenzialmente critici riguardano invece le caratteristiche di Dodò e Gosens, particolarmente propensi ad attaccare, e i propositi espressi da Palladino in estate. Partendo dalla propensione offensiva dei due laterali (sulla carta titolari) appare evidente che la Fiorentina possa risultare squilibrata, portando magari Palladino a utilizzare Biraghi come laterale a sinistra e ad alzare Gosens a metà campo: a quel punto i viola utilizzerebbero una sorta di 4-4-1-1 con Gosens-Colpani esterni di centrocampo e con Gudmundsson alle spalle di Kean. Più difficile immaginare Gosens terzino con Sottil o Kouamé sulla stessa fascia, se non a partita in corso (come contro la Lazio). Infine, citando i propositi di Palladino, si può riconoscere come (per quanto lontano dal profilo di integralista) l'ex Monza faccia della difesa a tre una base di partenza rivendicata anche in estate, senza mezzi termini: per il momento appare dunque più verosimile che il 4-2-3-1 visto nella ripresa con la Lazio resti una soluzione preziosa a partita in corso, un modo per rendere più camaleontica la squadra anche in corso d'opera.