La Flop 5 dei peggiori calciatori della 10ª giornata di Serie A
1. Pedro (Roma)
Gran protagonista dei primi due mesi di stagione, l’imperdonabile ingenuità che lo porta all’espulsione già nel primo tempo contro il Sassuolo (anche se le due ammonizioni sono spese per fermare altrettante ripartenze avversarie), pur inserita in una partita piena di errori nella conduzione arbitrale, cancella in parte quanto di buono fatto fino ad oggi, perché arriva nel primo momento difficile della squadra in stagione e perché innervosisce tutti, allenatore compreso. Ma soprattutto perché toglie ai compagni la sua classe e la sua imprevedibilità al cospetto di un avversario non impermeabile in difesa, come visto nel prosieguo della partita in cui i giallorossi non avrebbero demeritato la vittoria.
2. Paulo Dybala (Juventus)
L’ormai ex Joya spreca anche la possibilità offerta dal destino, ovvero l’assenza per squalifica di Morata, che nel derby si è affermato… in contumacia come vero indispensabile dell’attacco bianconero. Nulla sembra poter scuotere l’argentino dal torpore tecnico e motivazionale delle proprie prestazioni. Eccetto il finale in discreto crescendo con quel quasi gol negatogli da Lyanco, non è protagonista di iniziative degne di questo nome, complice anche una posizione ibrida sul campo, nonché di errori tecnici gratuiti e banali, all’insegna di sfiducia e pure di un pizzico di svogliatezza, un bagaglio troppo ricco per poter pensare che la condizione atletica precaria sia l’unica spiegazione per quello che sembra a tutti gli effetti un declino e che solo l’orgoglio del campione può invertire, possibilmente ancora in maglia bianconera
3. Brahim Diaz (Milan)
Titolare grazie all’assenza di Ibrahimovic, lo spagnolo butta via una buona occasione per scalare le gerarchie di Pioli e per candidarsi per un’eventuale successione a Calhanoglu, che per l’occasione ha traslocato a sinistra. Quella tra le linee dovrebbe essere la sua posizione, invece non trova mai lo spunto giusto e neppure riesce ad accendere la manovra della squadra negli ultimi sedici metri, il tutto coronato da una serie di errori tecnici non da giocatore di proprietà del Real Madrid. La squadra cambia marcia con l’ingresso di Hauge nel secondo tempo.
4. Takehiro Tomiyasu (Bologna)
Dopo i tanti elogi per il rendimento della scorsa stagione e l’interessamento del Milan, il jolly difensivo giapponese vive una serata da incubo proprio a San Siro, simbolo insieme all’altro esterno Hickey di una squadra che dopo l’intervallo contro il Crotone riprende a subire gol come nelle 41 partite precedenti. Terza linea rossoblù letteralmente spazzata via dalla superiore fisicità e tecnica avversarie, incarnate dalle super prestazioni di Lukaku e Hakimi. “Tommy” ha in particolare sulla coscienza i primi due gol nerazzurri: passi il corpo a corpo col belga, ma la disattenzione su Hakimi che gli sbuca alle spalle non ci sta…
5. Jakub Jankto (Sampdoria)
Dopo un ottimo inizio di stagione il rendimento dell'ex udinese sta tornando a segnare il passo. Largo sulla destra potrebbe far valere le proprie qualità, invece si fa dominare dagli avversari di giornata, Calabria, ma anche un Calhanoglu fuori ruolo. Inesistente in fase di spinta aggiunge a ciò un nervosismo che fa male a sé e alla squadra e completa l'opera procurando ingenuamente il rigore che spacca la partita. Inevitabile che Ranieri lo lasci nello spogliatoio all'intervallo, come contro il Torino, con l'augurio di ritrovare presto il fattore delle prime giornate.
6. Allenatore: Sinisa Mihajlovic (Bologna)
La decima posizione in classifica, seppur dopo un terzo di stagione, sembra avviare i rossoblù all’ennesima stagione di anonimato. La lotta per non retrocedere resta lontana, ma l’Europa è e resterà inaccessibile con questo tipo di prestazioni. A Milano, contro un avversario che aveva battuto a domicilio nelle ultime due stagioni, il serbo consegna la squadra alla famelica cattiveria che i nerazzurri sembrano aver ritrovato, non convincendo nella scelta della formazione iniziale e nelle sostituzioni. La difesa a tre con Medel esterno è a metà tra impreparazione e presunzione e l’attacco è leggerissimo. A sua parziale discolpa una panchina giovanissima e con poche alternative.
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