La Flop 5 dei peggiori calciatori della 18ª giornata di Serie A
Il fattore campo torna a imporsi nella penultima di andata, con ben sei successi casalinghi. In epoca di porte chiuse è difficile individuare il vantaggio di giocare sul terreno amico, e ne sa qualcosa il Torino, unica formazione di Serie A ancora a secco di successi interni, ma di sicuro questo weekend se lo ricorderanno a lungo i tifosi di Juventus, Roma e Fiorentina, accomunati da sconfitte diverse a livello numerico, ma ugualmente preoccupanti. Giallorossi allergici agli scontri diretti, viola vittime delle proprie contraddizioni e campioni d'Italia semplicemente messi sotto da un avversario più completo a livello tecnico e di organico, e magari anche più affamato. Siamo ancora a metà gennaio, ma certi rovesci hanno tutta l'aria di essere "definitivi"...
1. Roger Ibañez (Roma)
Facile e inevitabile metterlo dietro la lavagna, altrettanto spontaneo riflettere sul fatto che dalla panchina giallorossa non è stato fatto nulla per aiutare il brasiliano, in difficoltà dall’inizio e per tutta la partita. Detto questo se l’errore sul secondo gol è figlio del primo e più concepibile, la topica che origina la rete che sblocca la partita è difficile anche da comprendere a livello concettuale. Evidentemente impreparato per sfide di questo tipo, tutto accade pochi giorni dopo le punture a Gasperini che ha avallato la sua cessione. Ma serate così il tecnico torinese non gliele avrebbe perdonate…
2. Charalampos Lykogiannis (Cagliari)
Alla quarta stagione in rossoblù l’esterno greco era atteso alla consacrazione o quanto meno all’annata del decollo potendo anche contare su un allenatore come Di Francesco che valorizza la fase offensiva, ideale per un giocatore come l’ex che dà il meglio nella spinta. E invece, proprio come la squadra, dopo un buon avvio il ragazzo si è perso, incappando in una serie di prestazioni negative. Dopo l’ingenua espulsione contro arriva il flop pure al cospetto del Milan. Veniale, ma ingenua, la spinta su Ibrahimovic che provoca il rigore che mette in salita la partita, poi sbaglia tutto sul movimento che non mette in fuorigioco lo svedese ed è notte fonda.
3. Luca Vignali (Spezia)
Difficile anche argomentare una follia come quella dell’esterno bianconero che spacca la propria partita e rischia di spaccare quella della propria squadra, oltre che la carriera di Murru. Ok la buona intenzione di prendere il pallone, ma la pericolosità dell’intervento è lapalissiana al pari della sua inutilità dopo appena sette minuti. Di sicuro Italiano aveva chiesto un approccio “maschio” alla gara, ma l’accezione non era questa. Incomprensibile, ma non come il fatto che Fabbri per espellerlo abbia avuto bisogno dell’aiuto del Var…
4. Simone Verdi (Torino)
Sarebbe ingiusto addossargli le responsabilità per l’esonero di Giampaolo, ma a un anno dal suo acquisto per 25 milioni, affare più oneroso dell’intera era Cairo, è più che lecito aspettarsi qualcosa di più dall’ex napoletano, considerando anche il deserto tecnico del Toro a centrocampo. Invece, altra prova desolante contro lo Spezia nonostante l’uomo in più per i granata avrebbe dovuto agevolarlo nel trovare spazi tra le linee. Nulla di nulla, inserimenti tentati, ma con i timing sbagliati, troppe volte in fuorigioco e una prestazione che va addirittura scemando causa sfiducia.
5. Gaetano Castrovilli (Fiorentina)
Ingeneroso fare del più talentuoso della rosa viola il capro espiatorio della disfatta del "Maradona", ma la prestazione è stata disastrosa in entrambe le fasi. Forse Prandelli gli ha dato troppi compiti in fase difensiva, fatto sta che l’ex Cremonese è responsabile dei gol di Demme e Zielinski, dei quali non vede i tagli, prima di procurare il rigore su Bakayoko. Ovvio che un 21enne dopo una controprova del genere non trovi gli spunti per farsi vedere davanti con e senza palla…
6. Allenatore: Andrea Pirlo (Juventus)
Leone a San Siro all’Epifania, delusione meno di due settimane più tardi nello stesso teatro. Il calcio non perdona e allora la pesante sconfitta contro l’Inter è un ulteriore conferma di come il percorso da allenatore sia molto differente rispetto a quello da calciatore anche per chi sul campo è stato una leggenda. I limiti dell’organico sono noti e il colpaccio contro il Milan li aveva solo oscurati momentaneamente, ma certe decisioni del tecnico bianconero vanno oltre l’oggettivo indebolimento progressivo dell’organico. Dalla difesa a tre alle scelte a centrocampo fino alle sostituzioni e alle loro tempistiche, più che il gap da Conte, considerevole, a preoccupare è la domanda se Il Maestro sia il profilo giusto per gestire il delicato ricambio generazionale dei bianconeri. E non debba solo fungere da parafulmine
Segui 90min su Facebook, Instagram e Telegram per restare aggiornato sulle ultime news dal mondo della Serie A.