La fortuna aiuta gli audaci? La Fiorentina di Italiano, tra coraggio e rischio
Tutto è bene quel che finisce bene: questo il clima che, di fatto, circonda Firenze fin dal gol realizzato fortuitamente da Mandragora - con la decisiva complicità di Radu - nei minuti di recupero di Fiorentina-Cremonese. Non occorre andare per il sottile dunque, valutare tanto il modo, dal momento in cui arrivano i tre punti e tutto magicamente si sistema.
Esiste però un tema che, fino a quel momento in grado di spostare le valutazioni, percorreva il Franchi: un misto di sorpresa ammirazione e di perplessità per le scelte di Vincenzo Italiano, per una formazione che (a priori) pareva anche condizionata dal prossimo impegno coi playoff di Conference, giovedì col Twente.
Nessun titolarissimo, nessun esubero
Un turnover che del resto appartiene profondamente alla cifra di Italiano come tecnico: nessun titolarissimo e soprattutto nessun giocatore da ritenere fuori dal progetto, nessun esubero in gruppo. Una strategia che nella stagione scorsa si è rivelata virtuosa e che, a tutti gli effetti, ha permesso di recuperare chi appariva ormai fuori dai piani viola: Amrabat ma ancor di più Duncan e Saponara hanno percorso, grazie al coraggio del tecnico, una strada insperata di riscatto, tutt'ora sotto gli occhi di tifosi e addetti ai lavori.
Sarebbe dunque pretestuoso e ingeneroso trovarsi oggi a discutere l'approccio di Italiano alla gestione della rosa, alla luce di un settimo posto e di un gruppo che sembra funzionare al meglio, senza prime donne o ruggini da gestire.
Al contempo però il debutto di ieri ha assottigliato il confine tra audacia e spregiudicatezza, tra coraggio e rischio: puntare su Benassi come terzino, su Kouamé dal primo minuto e lasciar fuori Nico Gonzalez fino alle battute finali, in sostanza, ha rappresentato un esercizio estremo di turnover.
Un rischio calcolato?
Se la prova dell'ivoriano ha senz'altro ripagato la fiducia di Italiano, con un assist e il lancio che ha avviato l'azione del 2-1, la prestazione di Benassi ha palesato qualche prevedibile tratto di discontinuità per un giocatore, storicamente mezzala, adattato come terzino destro.
A fronte di un "rischio calcolato", con vista sul Twente, rimane sullo sfondo un'impressione: rinunciare a Nico Gonzalez può essere un lusso per questa Fiorentina, soprattutto nei momenti in cui i suoi strappi e la sua capacità di saltare l'uomo possono (da sole) cambiare il volto di un match, compensando altre difficoltà.
Rimane al contempo anche una certezza, questa sì virtuosa: riuscire a dare fiducia a chi è accostato con insistenza a un addio, farlo sentire parte del progetto e non intruso, permette ancora una volta di valorizzare un patrimonio della società e di non dare - almeno in ottica mercato - la deleteria impressione di avere fardelli di cui liberarsi ad ogni costo. Un piano che, con tutti i rischi del caso, rappresenta la miglior forma possibile di aziendalismo.
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