La lotta Scudetto con la Juve e l'elogio a Frattesi: le parole di Mkhitaryan

Henrikh Mkhitaryan
Henrikh Mkhitaryan / Jonathan Moscrop/GettyImages
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Henrikh Mkhitaryan ha vissuto la sua avventura all'Inter da underdog, considerato, vista l'età, un giocatore di passaggio che non avrebbe ricoperto un ruolo attivo. Invece l'armeno ha confermato la sua enorme intelligenza calcistica diventando un titolarissimo tanto che Inzaghi lo preferisce a Frattesi. Ed è anche della "rivalità" con l'ex Sassuolo che Mkhitaryan ha parlato, tra gli altri temi, nell'intervista concessa a La Gazzetta dello Sport:

Sulla lotta Scudetto tra Inter e Juve: "Non chiamatelo duello, è una parola che non mi piace. Ci sono 20 partite, è invece una corsa a tappe in cui si gioca sempre contro squadre diverse. L’obiettivo per noi è chiaro, sin dall’inizio: è la seconda stella".

Perché Allegri sostiene invece che la Juve non sia da Scudetto? "È una strategia, vogliono mettere pressione su noi e il Milan, ma anche loro puntano al titolo: ognuno fa il suo gioco e vedremo alla fine. Noi più forti? Anche se abbiamo cambiato tanto, avverto lo stesso clima positivo nello spogliatoio e la stessa mentalità vincente: la forza nell’Inter sta nelle fondamenta solide. Anzi, rispetto alla scorsa stagione, abbiamo fatto uno scatto nella maturità".

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Su Frattesi: "Fortissimo. Mi spiace che per ora giochi meno, ma lui sa bene che conta solo l’obiettivo comune. Ha il tempo e il talento dalla parte sua: sarà una colonna dell’Inter del futuro".

Presente e futuro all'Inter: "Visto che sono arrivato all’Inter a 33 anni, forse si pensava a me come a uno destinato solo a fare numero e a non essere incisivo. Però, dal primo giorno, ho fatto capire che non volevo perdere tempo e dare un contributo per la vittoria. Il rinnovo? Questa è casa e sono felice di abitarci. Resterò fino a 37 anni, farò di tutto per avere questa freschezza. Sono stato in grandi club europei e posso dire che l’Inter sta a quel livello lì, nell’élite".

Sui Thuram e Lautaro: "Era evidente quanto fosse completo, è ciò che ci serviva - dice del francese - Lautaro? Era “capitano” già l’anno scorso, nel senso di leader e trascinatore. Ognuno di noi dovrebbe essere come lui, un punto di riferimento in ogni partita, perché non potrà deciderle tutte"

Hai più rivisto la finale di Champions contro il City? "Non l’ho più rivista e non intendo farlo: mi farebbe solo male. Purtroppo mi sono infortunato tre settimane prima. Quella finale era l’esame dopo mesi di lezione: lo abbiamo fallito, ma nessuno ha tenuto la testa basse. Lì è scattata la voglia di riprovarci: possiamo tornare a giocare una finale e a vincerla".

Prima però gli ottavi con l'Atletico: "Volevamo evitarlo, ma anche loro volevano evitare noi, poco ma sicuro. Sarà una sfida bella e difficile: me la immagino molto tattica".

Che rapporto hai con Simone Inzaghi? "Quasi da amico, anche se conosco la differenza dei ruoli. Ma posso dire che è formidabile e si vede dal suo gioco".