La nuova dimensione (e il nuovo ruolo) di Stephan El Shaarawy
212 presenze con la maglia della Roma, 52 gol e 29 assist. Stephan El Shaarawy è ormai un veterano dello spogliatoio giallorosso, una delle certezze, da cui i tifosi si attendono un determinato rendimento. Lo scorso ottobre ha compiuto 30 anni e, con il trascorrere della stagione, la sua importanza è sempre più sbocciata fino a trasformarlo in un titolare dell'ultimo periodo.
La carriera dell'esterno nato a Savona non è stata lineare. Ha subito delle deviazioni che l'hanno portato fino in Cina, per poi tornare dove era stato bene. La Roma è e sarà, salvo clamorose sorprese, la squadra con la quale collezionerà più partite in carriera. In giallorosso è tornato gratuitamente 18 mesi dopo l'addio, nel gennaio 2021. C'era Paulo Fonseca, nella fase finale della sua avventura in Italia, prima di un cambiamento che ha modificato la storia recente della squadra della Capitale e anche il ruolo di Stephan El Shaarawy.
Per un approfondimento sul giocatore
- L'intervista realizzata da Alessandro Eremiti per la rubrica Pitch Moments su Youtube
- I gol più belli realizzati da El Shaarawy con la maglia della Roma
L'arrivo di José Mourinho ha coinciso con un cambiamento nello stile di gioco di El Shaarawy. Forse ne è stato il motivo principale, probabilmente la sempre più sviluppata maturità del calciatore dal punto di vista tattico ha sbloccato nuove possibilità che prima non venivano evidenziate. In carriera il Faraone ha giocato più o meno ovunque nelle posizioni offensive, operando in qualche occasione da prima o seconda punta, ma anche come trequartista e ala destra. In circa 40 occasioni ha giocato "lontano" dal ruolo naturale che lo caratterizza ancora, quello di ala sinistra. E in casi come il suo si può affermare che una posizione specifica sia la migliore in ogni contesto, quella dove riesce a esaltarsi maggiormente, in modo indipendente dal resto.
Un po' come Insigne infatti, Stephan El Shaarawy ama partire da sinistra e sfruttare la sua abilità nel rientrare sul piede forte per aprirsi spazi di campo generalmente limitati per un esterno. Ama tagliare il terreno di gioco in diagonale conducendo palla per fare male alla milza delle strutture avversarie. Preferenze comprensibili se si pensa allo stile del numero 92. Chiudendo gli occhi, tra le immagini più comuni di Stephan El Shaarawy c'è la classica giocate in cui, dopo aver puntato il difensore, si sposta velocemente la sfera sul destro per poi calciare a giro o cercare un compagno.
Questa però, nonostante sia la più ripetuta, non è ovviamente l'unica espressione di forza nel repertorio del Faraone. Dalla gestione Mourinho El Shaarawy ha messo a segno 10 gol. Il primo è un'estremizzazione di quanto detto sopra: ricezione palla nella zona centro-sinistra a ridosso dell'area di rigore avversaria, piccoli tocchi ravvicinati per puntare il difensore, rientro e ancora rientro, fino a crearsi la luce necessaria per mandare la sfera sul secondo palo (Roma-Trabzonspor 3-0).
Poi la meraviglia, un paio di settimane più tardi, contro il Sassuolo. I secondi che scadono e il suo destro secco, sempre sul secondo palo, che regala un indimenticabile momento a sè stesso, ai tifosi e a José Mourinho che corre ad abbracciare la squadra per festeggiare il gol della sua millesima panchina in carriera.
Quattro giorni dopo un'altra dimostrazione che non sa calciare soltanto a giro. Turno casalingo del girone di Conference League contro il CSKA Sofia, controllo al limite dell'area con l'esterno e botta di collo pieno sul primo palo, lasciato colpevolmente scoperto dal portiere (che probabilmente attendeva una conclusione sul secondo).
Nello stesso mese, nella stessa competizione, ma in una Roma schierata con il 4-2-3-1 e molto distante negli interpreti da quella che è ora, porta in vantaggio i suoi compagni, da giocatore di movimento più "anziano" (con Smalling) dell'undici titolare. Attacco della profondità con i tempi perfetti che rende il passaggio facile a Darboe, dribbling sul portiere e appoggio in rete per il vantaggio contro lo Zorya dopo appena 6 minuti.
Un mese dopo è il Milan a farne le spese, anche se la sua rete nel finale non compromette la vittoria dei rossoneri. Stop di pancia e destro imprendibile per Tatarusanu, con annessa disperazione per una rete arrivata soltanto nel recupero che dimostra ancora quanto sia calato nell'universo Roma. Quattro giorni più tardi, sempre all'Olimpico, delizia con una delle migliori prestazioni individuali dal suo ritorno in Italia. Sfiora tre gol, conquista un calcio di rigore non concesso dall'arbitro e realizza la momentanea rete del pareggio con un colpo d'autore.
L'ultima gioia (personale) arriva al Maradona lo scorso 18 aprile. Azione manovrata da destra che libera El Shaarawy al tiro all'interno dell'area di rigore: il faraone potrebbe aprire il piattone, ma sceglie ancora una volta il primo palo per battere Meret e agguantare la sfida nel recupero.
Nella corrente Serie A ha già realizzato 3 gol, eguagliando lo score della passata stagione in campionato. E il 50° con la Roma, realizzato al Bentegodi per chiudere la gara contro il Verona, entra di diritto tra quelli più belli siglati in giallorosso. Filtrante perfetto di Volpato, tocco sotto per superare Montipò in uscita e appoggio in rete dopo una giocata da urlo.
Gli altri due sono consecutivi, arrivati entrambi nel mese di gennaio, a una settimana di distanza. Al Picco contro lo Spezia, giocata vecchia scuola della Roma: spizzata di Abraham su un lancio lungo di Smalling, attacco della profondita di El Shaarawy e Dybala che porta il faraone ad appoggiare in rete un tap-in facile. Contro il Napoli l'attaco del secondo palo e il colpo di testa creano l'ultimo gol segnato in questa stagione e offrono lo spunto per il tema principale.
La gestione di Mourinho e il nuovo ruolo
Forse non era nella testa dei tifosi giallorossi come titolare, ma lo è ormai diventato di fatto. La fragilità di Spinazzola, il caso Zaniolo, la mancata esplosione di Belotti, i dubbi sul nuovo arrivato Solbakken e le difficoltà di Celik e Karsdorp sulla corsia di destra, oltre ovviamente alla continuità di prestazioni, hanno spinto Stephan El Shaarawy a un ruolo sempre più di rilievo nella Roma di oggi.
In un anno e mezzo di Mourinho ha collezionato 59 presenze, a dimostrazione del fatto che, se sta bene fisicamente, è una prima scelta del tecnico portoghese, soprattutto a gara in corso. In 36 delle 59 partite è subentrato, spesso usato dall'allenatore come arma per offendere in una situazione di parità e per ribaltare in una situazione di svantaggio. Non una novità, El Shaarawy è quel tipo di calciatore che contribuisce ad accerchiare le difese ed è anche un pericolo non trascurabile in area di rigore.
La novità risiede nel suo secondo (ora diventato primo) utilizzo, ovvero quello di esterno a tutta fascia; quinto di centrocampo o di difesa nel sistema brevettato dalla Roma di José Mourinho nell'ultimo anno. La retrocessione di qualche decina di metri in campo equivale a una promozione dal punto di vista del rendimento. Stephan El Shaarawy ha finora dimostrato di non soffrire più degli altri in fase difensiva e di poter rinunciare al suo tipo di calcio in questo nuovo ruolo, per poi esaltarsi nelle discese offensive e garantire maggior qualità nella metà campo avversaria.
La tendenza comune, nei moduli con la difesa a tre, è di promuovere i giocatori abituati a occupare la posizione di terzino nel ruolo di esterni a tutta fascia. La Roma invece, attualmente funziona con due quinti che in realtà sarebbero calciatori prettamente offensivi (Zalewski ed El Shaarawy). Sarà questo il futuro del Faraone a Roma o si tratta soltanto di una situazione temporanea?