La Roma può costruire il proprio progetto su Nicolò Zaniolo?

Nicolò Zaniolo
Nicolò Zaniolo / Silvia Lore/GettyImages
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Nicolò Zaniolo può essere quel tipo di giocatore attorno cui costruire una squadra? La platea, romanista e non solo, spesso si divide tra chi lo ama e chi lo critica. È relativamente semplice riconoscergli qualità tecniche e fisiche non discutibili, mentre a livello tattico a volte fa parlare, non proprio positivamente, un po' di sé.

I numeri di Zaniolo

Nicolò Zaniolo, centrocampista offensivo classe 1999, è nato a Massa, in Toscana. Dopo le giovanili e brevi parentesi all'Entella e all'Inter, si trasferisce a Roma, dove esplode definitivamente, trovando la sua miglior condizione.

Mancino, dotato di strapotere fisico, di tecnica e capacità di inserimento, viene impiegato, nel suo ruolo naturale, come mezzala offensiva e trequartista, ma all'occorrenza anche da ala destra e, un po' meno, da seconda punta. Tra i suoi punti forti ha la progressione palla al piede.

Ad oggi, nelle sue 122 presenze con la maglia giallorossa, vanta 24 reti segnate. Numeri decisamente interessanti, ma non eccezionali. Ricordiamo però che ha subito ben due rotture dei legamenti crociati del ginocchio, rispettivamente destro e sinistro, tra l'altro.

È da tali infortuni che è cambiato come giocatore, crescendo tantissimo a livello fisico (è alto 190 cm e pesa 80 kg). Rimane comunque estremamente agile, soprattutto in considerazione della sua stazza.

L'evoluzione come calciatore

Zaniolo è un calciatore particolare, che non si risparmia mai in campo, al di là del fatto che la sua squadra stia vincendo o perdendo. E questo aspetto del suo modo di entrare in campo non è mai cambiato.

Ciò che invece è cambiato, come sopra accennato, è il suo essere più prestante da un punto di vista fisico. Di conseguenza è leggermente meno agile di prima, ma molto più potente. Così, quando parte palla al piede in progressione è praticamente imprendibile. Quando invece si trova più nello stretto (per quanto non si possa dire che non si sappia destreggiare anche in tale contesto) soffre un po'. Le sue capacità vengono poi decisamente meno quando impiegato spalle alla porta. In questo caso, complice anche un discorso di "ruolo" che non gli si addice, in teoria, non riesce a "limitarsi" e spesso cerca di strafare. E deve imparare ad essere meno "irruento" e più maturo, in tali situazioni.

Come ribadito da Mourinho, che ha messo a tacere un po' delle infinite voci che circolano per la sola ricerca della notizia, da quando è arrivato a Roma non ha mai visto Zaniolo allenarsi svogliatamente.

Costruire attorno a lui?

Tutti gli allenatori che hanno offerto i propri servigi per la squadra capitolina hanno impiegato Zaniolo, praticamente senza mai farne a meno. Da quando Eusebio Di Francesco l'ha fatto esordire tra i professionisti in un match di Champions League contro il Real Madrid, ogni tecnico ha visto in lui del potenziale. Ad oggi, per tornare a quanto accennato sopra, la critica si spacca tra chi lo ama e chi lo critica perché immaturo o pasticcione o chissà che altro.

Ma forse avrebbe senso riflettere sul fatto che, nonostante dati alla mano non sia sempre così, quando Zaniolo è in forma, la Roma è straripante (davanti). Nella partita di ieri contro il Ludogorets da quando è entrato ha guadagnato due rigori e segnato il definitivo 3-0 in una partita che si stava mettendo decisamente male. È vero, non si parla di una costante. Nicolò a volte perde troppi palloni, si incaponisce cercando troppo il dribbling. In questi casi si può dire con serenità che non è ancora un giocatore particolarmente maturo.

Ed è proprio in ragione di questo che si deve costruire attorno a lui, sia a livello di rosa, sia a livello di gioco. Permettergli di giocare nelle sue condizioni preferite (tatticamente parlando) offre alla squadra la possibilità di avere un'arma micidiale dalla sua. Non è lo stesso con Pellegrini? Pensiamo a quanto la mezzala della Roma sia efficace quando la partita volge in un determinato senso e quanto, altre volte (quando gli spazi sono inferiori, per esempio) si veda ben poco in campo.

Chiaramente vale il discorso secondo il quale i giocatori devono seguire le richieste dell'allenatore. Ma sappiamo bene che ad entrare in campo sono gli 11 (e riserve). Immaginiamo di far giocare Dybala, che quando in campo cambia volto alla Roma, in un ruolo che non gli si addice. Tornante? Certo, farebbe qualche dribbling e magari anche qualche assist e gol. Ma prima di tutto non arriverebbe a poter offrire tutto ciò di cui è capace. Ed infine, ma non per ultimo, si disamorerebbe e si innervosirebbe.

In conclusione, Nicolò Zaniolo è uno dei giocatori più promettenti dell'intero panorama non solo italiano, ma anche europeo. Il fatto che sia disponibile e dia l'anima per la squadra non deve significare che si prenda l'abitudine di impiegarlo a seconda di ciò che serve in quel momento. Ad emergenza, certo. Nell'abitudine, speriamo però che venga impiegato nel suo ruolo naturale e con i giocatori giusti attorno, non attingendo troppo a quella generosità di gioco e d'animo che lo caratterizza e che, quando arriva all'esasperazione, porta una parte del pubblico a fraintendere la situazione, facendolo apparire come immaturo.


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