La soluzione inedita di Italiano per far convivere Beltran e Bonaventura
Tra le righe di un'affermazione convincente in toto, quella della Fiorentina in rimonta sulla Lazio per 2-1, emergono alcuni temi che si pongono in discontinuità con ciò che i viola di Vincenzo Italiano fin qui ci hanno dato modo fin qui di notare e di dare per appurato. Non si tratta certo della tendenza a dominare il gioco, perlomeno dal punto di vista del possesso, e non si tratta del ruolo chiave di un regista come Arthur, in grado di fare tutta la differenza del mondo e di dare una costante impressione di sicurezza (anche in zone rischiose di campo).
Un aspetto inedito già sulla carta si poteva evincere fin dalla formazione iniziale: il 4-2-3-1 di Italiano, da tempo una certezza (al di là di sporadiche e recenti incursioni nel 3-5-2), ha sempre visto la presenza - almeno fino a ieri - di un regista affiancato ad un elemento in grado di dare equilibrio e sostanza, con un trequartista ad agire a supporto dell'unica punta. Niente di insolito o che esuli dalla normale interpretazione del modulo, insomma, con Bonaventura in grado di esaltarsi dal punto di vista della resa offensiva (già record stagionale di gol in viola).
Stesso modulo, interpreti diversi
La sorpresa, nella lettura delle formazioni ufficiali della sfida del Franchi con la Lazio, risiedeva appunto nella contemporanea presenza in campo dello stesso Bonaventura, di Beltran e di Belotti. Un assetto spiccatamente offensivo, per certi versi controintuitivo rispetto alle consuete scelte del tecnico, che ha permesso a Italiano di risolvere ogni possibili dualismo in chiave offensiva: Belotti non esclude Beltran, dunque, e l'argentino ex River non esclude Bonaventura.
Sarri ha definito la scelta di Italiano mossa dalla volontà di "tritare la partita": il dominio espresso ieri dai viola è passato proprio dalla presenza di Bonaventura nel vivo del gioco e da una sorprendente intesa con Arthur. Stupefacente - il connubio - non per il livello tecnico dei due, fuori discussione, quanto per i rispettivi ruoli in una mediana a due e per la capacità di risultare complementari. Uno (Arthur) pronto a ricevere il pallone davanti alla difesa, a farsi carico del possesso anche sotto pressione, a legare il gioco con ordine e senza mai andare in affanno, l'altro (Bonaventura) ad unire qualità e dinamismo, giostrando in lungo e in largo, alternando inserimenti pericolosi a rincorse per difendere.
Beltran e l'equivoco superato
Un discorso che trova poi nel ruolo di Beltran un'ulteriore spinta: si è usciti dall'equivoco del Vikingo come unica punta e si è arrivati a valorizzarlo sulla trequarti, puntando sulla sua capacità di individuare giuste linee di passaggio per i colleghi d'attacco (come accadeva il River) e sulle sue qualità tecniche in possesso. Un Beltran, tra l'altro, capace di risultare concreto anche allontandosi dalla porta: non solo per il tiro da fuori che ha portato al gol di Bonaventura, quanto per i passaggi per Nico e Belotti, tradotti in un caso in un palo e nell'altro nel rigore poi sprecato.
Si è trattato di una soluzione estemporanea o di una novità pronta a caratterizzare i viola da qui ai prossimi mesi? I precedenti ci dicono (basti pensare all'abbandono del 4-3-3 in virtù del 4-2-3-1, l'anno scorso) che Italiano è pronto a dare continuità alle nuove soluzioni quando queste esaltano (in un dato momento) le esigenza della squadra. Duncan e Mandragora non sono finiti nel dimenticatoio, ha chiarito prontamente il tecnico viola, ma l'idea di avere una soluzione in più - una mediana di qualità senza rinunciare a Beltran in un ruolo a lui congeniale - stuzzicherà ancora lo stesso Italiano e sarà senz'altro riproposta nelle prossime sfide, cruciali, di un marzo sulla carta infuocato.