La surreale salvezza dell'Hellas Verona

Una rivoluzione che ha premiato i gialloblu.
AC Monza v Hellas Verona FC - Serie A TIM
AC Monza v Hellas Verona FC - Serie A TIM / Jonathan Moscrop/GettyImages
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14 punti nelle prime 19 partite, 23 nelle altre 18. È di 9 lunghezze la differenza tra la prima e la seconda parte dell'Hellas, quei punti necessari ad agguantare la salvezza matematica con una giornata d'anticipo. Eppure il club veronese a gennaio appariva quasi spacciato, in una situazione disastrosa al pari della Salernitana, quasi peggiore se consideriamo il movimentato mercato invernale.

Da una squadra a un'altra, la stessa maglia con lo stesso stemma sul petto, ma un gruppo di interpreti completamente nuovo a indossarla. Il Verona non si è assicurato un discreto bottino di punti prima di cedere i pezzi pregiati della sua rosa, ha rivoluzionato il parco giocatori nonostante fosse in piena zona retrocessione, rischiando con una mossa molto azzardata, azzeccando diversi colpi e trovando le armi giuste per uscirne.

La rivoluzione sul mercato

45 i milioni incassati (transfermarkt) da una decina di calciatori partiti a gennaio verso mete differenti (esclusi coloro che hanno lasciato a zero o in prestito). Djuric a Monza, Ngonge a Napoli, Hien a Bergamo, Terracciano a Milano e Doig a Sassuolo, quelli rimasti in Italia. Poi ancora gli addi di Amione e Hongla, quelli di Hrustic e Mboula, oltre a Saponara, Faraoni e Gunter.

Cyril Ngonge, Milan Djuric
Hellas Verona FC v US Lecce - Serie A TIM / Timothy Rogers/GettyImages

Un esodo con due conseguenze positive. Quella di aver alleggerito ampiamente il bilancio del Verona, tra monte ingaggi e incassi delle cessioni, e quella di aver responsabilizzato chi è rimasto al Bentegodi. I nuovi poi, giunti per un totale di circa 8 milioni di euro, si sono integrati in fretta negli schemi di Baroni, risultando, con importanza diversa, protagonisti della corsa salvezza. Su tutti, a rubare l'occhio è stato ovviamente Tijjani Noslin, che dopo qualche mese in Italia sembra avere già grande seguito.

Baroni e gli scontri diretti

Sono tre stagioni consecutive che il tecnico Marco Baroni festeggia a fine anno. Dalla promozione in Serie B sulla panchina del Lecce alla successiva salvezza dei pugliesi, fino a quello festeggiata ieri all'Arechi, da allenatore del Verona. In un contesto in cui molte squadre di bassa Serie A hanno cambiato in corsa per provare a dare una scossa, sembra siano stati premiati quei club che hanno invece concesso continuità al proprio allenatore (Baroni e il Verona, Ranieri e il Cagliari, Di Francesco e il Frosinone).

Le lotte per non retrocedere sono complicate da raccontare. Alternano inspiegabili momenti di estasi in cui sembra possibile vincere contro chiunque, ad altri in cui anche riuscire a strappare un punto appare proibitivo. E questi periodi particolari hanno contraddistinto la prima parte di stagione veronese, non la seconda, in cui l'Hellas si è presentata ai suoi rivali come una squadra solida e ostica da superare.

Nel 2024 Baroni ha perso contro Inter, Roma, Napoli, Bologna, Milan, Genoa, Lazio e Torino. 8 sconfitte arrivate contro squadre che occupano una posizione che va dall'11º posto in su. Ha fermato Juventus e Atalanta sul pareggio, ha approfittato di una Fiorentina stanca battendola per 2-1 al Bentegodi e, delle sconfitte di cui sopra, molte sono arrivate di misura.

Una sconfitta comunque, che sia di uno o tanti gol, non è utile per la salvezza, vale in ogni caso 0 punti. Lo sono invece i tanti scontri diretti vinti da Baroni nel corso della stagione. Sassuolo, Lecce e Udinese, tutte nel 2024, e tutte con il risultato di 1-0. Senza offrire il calcio spettacolo della prima parte di stagione del Frosinone, o i minuti di recupero folli del Cagliari di Ranieri. Con la qualità di Duda e dell'emergente Suslov, con la crescita esponenziale di Folorunsho e l'esuberanza dei nuovi arrivati Swiderski e Noslin.

Un'impresA festeggiata come una promozione dalla Serie B; e i motivi sono comprensibili. Con un mercato che aveva devastato le certezze di tifosi e appassionati, erano in pochi a credere ancora in una salvezza normalizzata nel corso dei mesi dal lavoro di Baroni, ma che è giusto venga comunque definita miracolosa, per esaltare i meriti del tecnico fiorentino.

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