La top 5 dei calciatori dell'8ª giornata di Serie A
Il campionato torna a suon di gol e di rimonte, aprendo al meglio il lunghissimo ciclo di partite ravvicinate che, tra coppe varie e Serie A, porteranno al Natale, ovviamente Covid-19 permettendo. Alla fine succede poco, perché vincono tutte le prime cinque, o forse il contrario, perché le stecche di Napoli e soprattutto Atalanta allungano la classifica nelle posizioni di testa. Sugli scudi i super bomber delle grandi, che trascinano i compagni a successi fondamentali e più o meno brillanti. Il campionato è appena iniziato, ma se è già evidente che si tratterà del torneo più equilibrato degli ultimi dieci anni, pure per la classifica marcatori erano lustri che non si assisteva a una lotta così serrata e così illustre...
1. Romelu Lukaku (Inter)
Dalla doppietta alla Danimarca che ha trascinato il Belgio alla Final Four di Nations League alla prova a tratti commovente offerta contro il Toro. Nel primo tempo l’Inter tocca il fondo tra ritmi bassi e svogliatezza di gruppo. Tutti, tranne il panterone belga, che non molla su ogni pallone. Ad inizio ripresa però c’è da passare ai fatti e allora ecco che il combattente diventa un fattore: segna solo su rigore, la rete del sorpasso, ma dopo aver letteralmente risvegliato un Sanchez a dir poco fumoso, con l’assiste per il 2-2 e quella rabbiosa traversa da cui parte una rimonta che sembrava impossibile. Più che imprescindibile.
2. Zlatan Ibrahimovic (Milan)
Se il mago svedese è il braccio armato della capolista, sulla sinistra c’è un Tgv letteralmente devastante che risponde al nome di Theo Hernandez. Suo l’assist per il compagno, suo lo spunto che determina l’espulsione di Bakayoko e la svolta alla partita. Alla fine, però, ha ragione chi fa gol e se lo stesso tocca la doppia cifra di reti in appena sei partite giocate e a 39 anni compiuti non c’è discussione. Il gol del raddoppio è un gioco da ragazzi, nella torsione della prima rete c’è tutto l’atletismo e la voglia di essere ancora determinante di un giocatore che non sente il peso dell’età e che si diverte ancora giocando, grazie a una squadra che lo asseconda e ne esalta le caratteristiche.
3. Cristiano Ronaldo (Juventus)
La testa della classifica marcatori dura lo spazio di qualche ora, il tempo impiegato da Ibra per ristabilire la distanza, ma la media-reti è nettamente dalla parte del portoghese, in campo in stagione per appena 380 minuti. Dopo le fatiche in Nazionale Cristiano sembra fresco come una rosa a dispetto dell’età e archivia la pratica Cagliari in appena un tempo: destro preciso dal limite e spettacolare acrobazia sull’assist da corner di Demiral. È tornata la macchina da gol dei tempi della Liga. E gli scontri diretti devono ancora arrivare…
4. Henrikh Mkhitaryan (Roma)
E con questo fanno cinque in due partite. Numeri da bomber per l’armeno che contro il Parma dimostra che la gara di Genova non era stata un episodio. Ok, bisognerebbe premiare Mayoral per i primi gol in A, ma “Mikhy” in questo momento è semplicemente imprendibile per come sa essere totale: l’intesa con lo spagnolo è immediata a dispetto dei pochi minuti giocati insieme, assistman o finalizzatore è lui il volto della squadra più in forma del campionato.
5. Marco Parolo (Lazio)
In mezzo a tante stelle c’è spazio anche per un gregario di lusso, che ha comunque nel proprio passato una trentina di presenze in Nazionale, con la partecipazione ad un Mondiale e ad un Europeo. Il posto da titolare è volato via con l’avanzamento dell’età, ma nella Lazio tornata in Champions e travolta dal virus c’è bisogno di tutti, così ecco il sontuoso primo tempo nel pantano di Crotone, con la fascia al braccio, da vice Milinkovic di lotta e di governo, con tanta lotta, un assist per Immobile e tanta saggezza tattica. Esce all’intervallo. Forse in vista dello Zenit...
6. Allenatore: Roberto De Zerbi (Sassuolo)
Vince la sfida delle rivelazioni contro il Verona, ma come contro il Napoli al termine di un’altra partita poco in linea con il proprio credo calcistico. Merito o fortuna? Buona la prima, perché per diventare una grande squadra e un grande allenatore bisogna mostrarsi duttili e non pensare solo alle apparenze. Manda in campo una squadra ordinata e logica nonostante le assenze, che sa sempre cosa fare anche nei momenti di difficoltà, che sa mostrarsi cinica e in grado di sfruttare le caratteristiche dei propri elementi di classe. E se tutto questo arriva senza Caputo...