La Top 5 dei migliori calciatori della 16ª giornata di Serie A
Mai dire mai nel calcio, se di mezzo c’è la Juventus. Data per spacciata nella lotta per lo scudetto dopo il tracollo pre-natalizio contro la Fiorentina i bianconeri rinascono con l’inizio dell’anno. Prima il “riscaldamento” contro l’Udinese, ora ecco lo show in casa del Milan, nella sfida degli assenti che premia però la determinazione dei campioni d’Italia in carica da nove anni, tornati in piena lizza complice anche la giornata di scarsa vena e tanta sfortuna dell’Inter. I nerazzurri sono l’unica grande a steccare insieme al Napoli, accomunato alla squadra di Conte da tanta malasorte e da qualche scelta sbagliata
1. Borja Mayoral (Roma)
Il ragazzo ha appena 23 anni, ma del suo talento si parla da parecchio tempo. Eppure, l’anagrafe è quella e allora non ci si stupisca che quella di Crotone sia la prima doppietta in carriera. La difesa calabrese non è certo la più forte del campionato, ma i passi avanti dell’ex Real Madrid rispetto all’inizio di stagione sono evidenti. L’ambientamento nel calcio italiano adesso procede spedito e Fonseca gongola perché lo spagnolo ha caratteristiche diverse da Dzeko e oltre che da alternativa del bosniaco potrà anche fungere da spalla. Allo “Scida” arrivano due gol di fattura diversa, tanto movimento, un rigore procurato e un’ottima intesa con Mkhitaryan.
2. Emil Audero (Sampdoria)
Il beffardo pomeriggio dei tifosi interisti e di Antonio Conte ha i tratti italo-asiatici del portierone blucerchiato, uno che il tecnico nerazzurro ha visto crescere nel settore giovanile della Juventus. Il prodotto del vivaio bianconero ha ormai raggiunto una continuità di rendimento tale da porlo ai primi posti della classifica di ruolo. Nel piovoso pomeriggio genovese l’ex Venezia allunga i tentacoli su ogni pallone: il rigore di Sanchez, poi a ripetizione su Lautaro e Lukaku. E quando non c’arriva c’è la traversa…
3. Robin Gosens (Atalanta)
Il buon Gasp rimescola le carte, potendo permettersi di tornare a fare turnover dopo aver aggiustato la classifica cancellando l’autunno sofferto dovuto anche al tour di impegni tra campionato e Champions. Esce Zapata, entra Muriel e non se ne accorge nessuno, il Papu esce e non rientra proprio lasciando spazio a Pessina, non proprio il suo alter ego tecnico, ma la squadra continua a fare valanghe di gol. Uno dei pochi intoccabili sembra essere proprio il tedesco, sempre più leader tecnico e carismatico. Molto più di un esterno, vera ala aggiunta quando spinge e progressi sempre più evidenti: contro il Parma altro assist e altro gol portando i rispettivi totali a tre e cinque.
4. Tommaso Pobega (Spezia)
Nella giornata della prima sconfitta in campionato il Milan sorride per la maiuscola prestazione del centrocampista prodotto del vivaio rossonero, sul cui cognome e su quella “e” che lo separa da un top mondiale nel ruolo si è sorriso fin troppo. In realtà c’è ben poco da ridere, perché il suo ingresso al San Paolo cambia il volto dello Spezia e punisce la squadra di Gattuso, che attacca a testa bassa, ma si dimentica di difendere sulle ficcanti ripartenze dei liguri. Così quello che Nzola costruisce, il box to box giuliano rifinisce con tutto il senso della posizione che lo porta al secondo gol in A (il primo lo aveva segnato alla Juve…) dopo essersi procurato il rigore del pareggio e che lo mette in evidenza tra i centrocampisti moderni più promettenti del calcio italiano.
5. Marco Sau (Benevento)
Il suo ultimo gol in trasferta, nel senso di fuori casa con la squadra della quale difende i colori, risaliva addirittura al maggio 2017 sul campo del Sassuolo. All’epoca il tamburino di Sorgono indossava ovviamente la maglia del Cagliari, l’unica portata in A prima del (sofferto) trasferimento al Benevento, che ha accompagnato nel ritorno nella massima serie. Da quel giorno in A Marco aveva segnato solo alla Sardegna Arena, prima del punto contro il Genoa dello scorso 20 dicembre. Ora eccolo puntuale a sfruttare l’occasione concessagli da Inzaghi, a sorpresa titolare per la seconda volta in stagione, alle spalle di Lapadula. Proprio la posizione di trequartista manda fuori giri il Cagliari: difensori e centrocampisti di Di Francesco non hanno saputo come prenderlo e si è visto…
6. Allenatore: Andrea Pirlo (Juventus)
Alla fine il derby degli assenti lo premia, perché a pagare il prezzo più alto sul fronte degli indisponibili è stato Stefano Pioli, ma se avere una panchina lunga non è merito suo, saperla sfruttare non è da tutti. A differenza del collega (forse Calhanoglu in mezzo al campo da subito avrebbe dato più qualità…) non sbaglia le scelte iniziali e neppure quelle in corso d’opera, pur prendendosi qualche rischio iniziando la gara senza avere cambi offensivi e avvicendando insieme Dybala e Chiesa. La Juve non ruba l’occhio, ma sa soffrire quando serve e spingere quando c’è la possibilità mostrando il coraggio dei forti. Chiesa umilia Theo, McKennie e Kulusevski fanno secco il Diavolo nel finale.
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