La Top 5 dei migliori calciatori della 3ª giornata di Champions League
La fase a gironi di Champions League tocca il giro di boa dopo l'inedito tour di tre giornate giocate in altrettante settimane consecutive. Una serie di impegni che, unito ai campionati nazionali, ha messo a soqquadro le gerarchie riconosciute, perché anche tra le big c'è chi ha sbandato paurosamente. Ne sa qualcosa il Real Madrid, risorto quasi dalle proprie ceneri contro l'Inter, anche grazie a qualche errore della controparte... Appena quattro le squadre a punteggio pieno, Liverpool, Bayern, City e Barcellona, trascinate dai rispettivi fuoriclasse, ma attenzione a indicarle già come le favorite per le semifinali... Ora ci si ritroverà a dicembre, con altri tre turni ravvicinati che, pandemia permettendo, proietteranno verso la fase ad eliminazione diretta in primavera.
1. Mohamed Salah (Liverpool)
Il ritorno in Italia è glorioso, complice certo l’allegra banda gasperiniana, ma se qualcuno l’aveva perso di vista dopo aver lasciato la Serie A stenterà a riconoscere la creatura plasmata da Klopp. La velocità è quella di sempre, ma tecnica e senso del gol sono migliorate fino a rasentare la perfezione. A Bergamo si trova di fronte Djimsiti, l’unico a reggere un po’ di più nella difesa atalantina, ma Momo è un ciclone che alla fine ha la meglio grazie alla propria intelligenza tattica. La volata per il terzo gol è il marchio di fabbrica, l’assist per Mané una gemma che ne consacra la visione di gioco e la sua completezza tecnica.
2. Alassane Pléa (Borussia Moenchengladbach)
Riscoprirsi bomber a 27 anni non è da tutti e infatti l’ex Lille non è diventato un cannoniere seriale in una notte dell’est. Certo, il campionario sciorinato a Kiev contro lo Shakhtar non è comune a tutti gli attaccanti che si esibiscono in Champions: un gol di rapina a centro area, una conclusione potente e precisa dal limite dopo un controllo di classe e un guizzo sul filo del fuorigioco, di fronte al quale pure il Var si è dovuto inchinare. Prodezze incastonate in una prestazione da attaccante moderno, tecnico, veloce e capace di non dare mai riferimenti alla difesa avversaria. Guarda tutti dall’alto in un girone con Benzema, Lukaku eccetera. Chapeau.
3. Christopher Nkunku (Lipsia)
Dopo il crollo contro lo United i tedeschi si rimettono in carreggiata nel girone di Champions, inguaiando il Psg e soprattutto il connazionale Thomas Tuchel. E la nemesi per i francesi arriva dal nome dell'mvp della sfida del. Andato subito sotto, infatti, il Lipsia si rialza grazie alla prova di spessore del centrocampista offensivo prodotto del vivaio del Paris, ma scartato nel 2019 evidentemente perché non sufficientemente... galattico. In effetti il ragazzo non regala solo colpi magici, come il colpo da biliardo (con ovvia esultanza...) sotto l'incrocio che vale il pareggio, ma anche tanta sostanza in fase di non possesso. Nel finale fa il difensore aggiunto, ma lì era questione di motivazioni...
4. Nicolò Barella (Inter)
L’unica nota positiva della notte castigliana per Conte, per l’ambiente nerazzurro e pure per Roberto Mancini, fatalmente l’unico dei tre che può annotarsi solo aspetti positivi. Schierato ancora sulla trequarti al posto di Eriksen l’ex cagliaritano interpreta il ruolo a modo proprio, con grinta, senso tattico e fisicità, ma mettendoci anche personalità e qualità come si richiede a una mezza punta. Non si nasconde mai neppure nei momenti più difficili della partita, spronando anche compagni ben più navigati. Ah, poi ovviamente c’è la gemma dell’assist di tacco a Lautaro, puramente voluto e non casuale.
5. Joshua Kimmich (Bayern Monaco)
I campioni d’Europa soffrono nel derby di Salisburgo, per poi dilagare nel finale. Risultato troppo severo per gli austriaci, ma la squadra di Flick sembra quasi non riuscire a contenere la propria qualità in ogni reparto. Neuer para, Boateng difende e segna, Müller è a tutto campo, Sané dipinge e Lewandowski è letale. Poi c’è lui, l’omino di ferro a tutto campo, vero insostituibile anche per la propria Nazionale. Nato esterno, è ormai difficile classificarlo in un ruolo visto che sa essere dappertutto con qualità, precisione e visione di gioco. Suo l’angolo del 3-2 e suo il passaggio da regista per la pepita di Sané.
6. Allenatore: Marco Rose (Borussia Moenchengladbach)
Chiamatelo pure l’anti-Nagelsmann, visto che i paragoni con l’altro “baby” prodigio delle panchine tedesche è nato quasi da subito, complice la bravura in comune e la formazione nel laboratorio Red Bull. Rose sembrava partito in ritardo, ma il sorpasso è vicino grazie alla vetrina Champions. Contro un avversario al cospetto del quale l’Inter si era fermata a due traverse, il Gladbach sfonda facendone quattro già nel primo tempo. Prova devastante per una squadra meritatamente prima e ormai tornata a pieno titolo tra le grandi di Germania. Pressing, ma anche qualità pure su ritmi bassi, valorizzazione delle caratteristiche dei singoli giocatori in ogni reparto e mentalità offensiva. L’ex terzinaccio è oggi un allenatore di prima fascia, il tutto con una rosa giovanissima.
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