La Top 5 dei migliori calciatori della 4ª giornata di Champions League
Quindici anni dopo quello della scomparsa di George Best, con la morte di Diego Maradona il calcio aggiunge un altro 25 novembre all'elenco delle date da dimenticare. Per una volta il dibattito sui migliori calciatori della storia lascia spazio alla celebrazione del mito sportivo, ma come in occasione di un'altra data horror, l'11 settembre 2001, il pallone è andato avanti. L'addio al Pibe de Oro è arrivato poche ore prima un turno di Champions pieno di gol e giocate spettacolari. Quella competizione in cui Diego ha giocato solo partite consacra oggi il talento terreno di centravanti, centrocampisti o fantasisti figli del calcio moderno, ma tutti cresciuti con l'icona di Diego da Lanus.
1. Erling Haaland (Borussia Dortmund)
L’animale da gol si abbatte anche sulla preda belga, come sempre senza pietà. I numeri del norvegese non stupiscono più, con i sei centri nelle prime quattro giornate dell’attuale Champions League ha raggiunto quota 16 in 12 apparizioni complessive. In ogni competizione in cui ha giocato ha più reti che presenze, fatta eccezione per il campionato norvegese in cui ha però giocato fino a 18 anni. Il Borussia non è quello spumeggiante della scorsa stagione, ma si appende all’istinto del gol del fenomeno del ragazzo, che a volte sembra essere… rincorso dal pallone. In campionato ha segnato la metà delle 20 reti stagionali dei gialloneri. Appunti? Sì, contro il Bruges ne segna due, ma ne sbaglia qualcuno di troppo e la tripletta in Champions manca dalla prima partita in carriera, nel settembre 2019 contro il Genk. La Lazio tocchi ferro…
2. Bruno Fernandes (Manchester United)
Il voto non va solo alle due reti contro i malcapitati turchi, una delle quali servita sul piatto d’argento dal portiere, bensì alla crescita di un giocatore che si è formato in Italia e che ad ogni trasferimento top di una carriera ormai sempre più prestigiosa e affermata riesce a fare passi avanti a livello tecnico, ma soprattutto di carisma. In mezzo alla linea di trequartisti l’ex di Novara, Udinese e Sampdoria snocciola il vocabolario del bravo fantasista, dando creatività al gioco, ma senza mai accentarlo e portare troppo il pallone, e inserendosi con i tempi giusti. Alla prima stagione intera in un top club ha già convinto tutti dopo due mesi.
3. Robin Gosens (Atalanta)
La sua uscita per infortunio nel finale turba la memorabile notta della Dea e di Gasperini, alla 200a panchina nerazzurra. Solo l’assenza di spettatori gli impedisce di consacrarsi in uno dei templi del calcio mondiale. Sarà anche merito del tecnico impiegarlo nel modo giusto, ma il tedesco mostra un bagaglio luccicante tra velocità, personalità e tecnica. Più che un esterno, un’ala vera capace di andare al tiro con la frequenza e la precisione di un attaccante: un gol, un miracolo di Alisson e mille volate. Ad oggi uno dei migliori interpreti europei del ruolo.
4. Lucas Vazquez (Real Madrid)
I tifosi della Juventus lo ricordano per il “tamponamento” con Benatia che fece sfumare l’impresa del Bernabeu ed esplodere la rabbia di Buffon. Da quel giorno lo spagnolo si è sempre più integrato nel pianeta di un Real i cui risultati sono stati però altalenanti, a differenza della sua continuità di rendimento. La doppia partita contro l’Inter ne è l’emblema: all’andata bene da terzino, a San Siro super bene da attaccante esterno, il suo vero ruolo in cui può sprigionare tecnica, velocità e fantasia. Meriterebbe il gol, ma spacca il palo, poi però manda in rete
5. Brel Embolo (Borussia Moenchengladbach)
Se a 23 anni hai già 40 presenze in Nazionale, ma appena quattro gol, e sei un attaccante, sembra facile individuare il problema nello scarso killer instinct davanti al portiere avversario. Liquidare così i primi anni di carriera dell’attaccante esterno camerunese naturalizzato svizzero può però sembrare semplicistico, perché anche il numero di assist non è esaltante, in stagione e in assoluto. Contro lo Shakhtar però, senza Plea, Rose lo reinventa centravanti e i risultati sono eccellenti: oltre al gol-gemma in rovesciata il ragazzo ci mette scatti in profondità come un centravanti vero, con il senso da prima punta uniti alla velocità che lo ha già reso grande da esterno che punta verso il centro.
6. Allenatore: Gian Piero Gasperini (Atalanta)
Sbagliando s’impara così dopo gli errori tattici della gara d’andata, il tecnico di Grugliasco scrive un’altra pagina memorabile della propria carriera e della storia europea dell’Atalanta e di tutto il calcio italiano. Studia alla perfezione come attaccare la creatura di Klopp, che certo ci mette del proprio esagerando nel turnover, ma che avrà di sicuro riflettuto sulla bravura degli allenatori italiani. Porta a casa un risultato storico con una prestazione tatticamente perfetta per 90 minuti, senza un vero centravanti in campo e con giocatori come Pessina e Romero al debutto su certi palcoscenici. Il tutto con una panchina infarcita di giovani, eppure non basta ancora perché in caso di sconfitta ad Amsterdam sarà quasi tutto vano.
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