La tv della Lega Serie A: il precedente (negativo) ha spaventato i club?

Nicolò Campo/GettyImages
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Lo sapevi che in passato la Lega Serie A aveva già provato a creare un canale proprio per trasmettere le partite in autonomia? Ebbene sì, il progetto di una tv della Lega Calcio arriva da molto lontano, anche se il primo tentativo non è andato a buon fine. Spoiler: è durato appena un anno.

Nei giorni scorsi abbiamo assistito all'indignazione del patron De Laurentiis (seguito dal collega Iervolino) dopo l'ok dato dalla Lega Serie A - con 17 voti favorevoli su 20 - per la cessione dei diritti televisivi per il prossimo quinquennio a DAZN e - in parte - a SKY. Le parole del proprietario del Napoli non hanno lasciato dubbi sulla sua idea personale:

"È una sconfitta per il calcio italiano, con questa offerta il calcio morirà. Sky e Dazn non sono competenti, non fanno il bene del calcio italiano. Non voglio essere polemico, il problema è essere imprenditori o prenditori. Queste scelte non implementeranno mai il sistema del calcio italiano, che passa attraverso degli investimenti importanti, il calcio pensa sempre di essere supportato dagli altri. Il calcio italiano è supportato dai propri tifosi, è il tifoso il bene assoluto di un club di calcio. Il mio rapporto deve essere con i tifosi, non con Sky o Dazn. Quando vendo un pacchetto in cui trovo dentro Cinema, Champions League, serie tv e intrattenimnto, non capirò il vero valore del calcio italiano. I miei compagni di squadra in Lega amano essere passivamente operativi nel sistema. Io che non ho mai giocato in maniera passiva detesto operare in questo modo. Poi c'è stupidaggine di fare accordo da cinque anni. In momenti di crisi cinema e calcio sono due cose che vanno fortissio, sono la panacea ai dolori del quotidiano ma noi questo sogno lo abbiamo messo nel cassetto. Sky e Dazn non fanno questi grandi investimenti. Le modalità di ripresa del nostro calcio fanno ridere rispetto ad esempio alla Premier League".

De Laurentiis avrebbe preferito investire da subito sul Canale della Lega per la vendita delle partite di Serie A, trovando - in particolar modo - sconvolgente cedere i diritti televisivi per cinque anni, definendo i suoi colleghi "prenditori" più che "imprenditori". E su questo punto si può essere o non essere d'accordo. Sicuramente la Lega Serie A con la vendita di questo ciclo si è rivelata passiva, dichiarando prima in pompa magna l'intenzione di incassare almeno 1,2 miliardi dai diritti tv grazie al rilancio del calcio italiano dovuto alle tre finali europee dell'ultima stagione, salvo poi trovare un accordo - con un lungo tira e molla - da 900 milioni di euro. E questa scelta è anche figlia di un sistema calcio italiano che ha portato le società a dipendere da questo denaro in arrivo ogni anno dalle tv. Non a caso la critica arriva da un presidente che ha fatto del bilancio in ordine uno dei suoi cavalli di battaglia, prima ancora dei risultati sportivi.

Meglio pochi ma sicuri. La maggioranza della Serie A ha così preferito rinunciare all'obiettivo minimo imposto nel bando e avere la certezza di una entrata annuale, per i prossimi cinque anni. Forse una scelta non lungimirante, se sarà stata giusta o sbagliata probabilmente lo dirà il tempo.

Il precedente della tv della Lega Calcio: Gioco Calcio

Molti presidenti dell'attuale Serie A non erano presenti nei primi anni 2000, quando i diritti televisivi non veniva venduti collettivamente ma individualmente. Ogni club trattava privatamente con le emittenti televisive per strappare l'accordo migliore per se stesso. Proprio in quegli anni le società più piccole trovarono difficoltà a raggiungere accordi economicamente vantaggiosi. Da lì nacque l'idea di una sorta di canale della Lega Calcio, chiamato Gioco Calcio.

Questa piattaforma televisiva nacque nell'estate 2003 per fare gli interessi delle squadre provinciali, rimaste senza contratto tv. Una tv gestita da Enrico Preziosi e Antonio Matarrese. Per la stagione 2003-04 vennero trasmesse le gare casalinghe di: Ancora, Brescia, Chievo Verona, Empoli, Modena e Perugia. Oltre ai match sempre interni di alcune squadre di Serie B: Albinoleffe, Avellino, Piacenza, Venezia, Verona e Vicenza. L'obiettivo era rompere la concorrenza di Sky Italia (appena nata dall'unione di Stream e Tele+) e rendere più competitive le trattative con le tv. Ma la concorrenza proprio di Sky, che poteva trasmettere le partite dei club più importanti - quando ancora non esisteva lo spezzatino e le partite si giocavano più o meno in contemporanea (a parte anticipo e posticipo serale), creò subito problemi di tipo economico a questa nuova piattaforma televisiva che chiuse dopo appena una stagione.


Questo precedente potrebbe anche aver spaventato diversi club. Certo, i tempi sono cambiati e soprattutto ora una tv della Lega Calcio comprenderebbe anche le cosiddette big del campionato, rendendo più competitiva l'offerta per gli utenti, senza dimenticare che con il calcio spezzatino, ogni partita - quasi - è priva di concorrenza interna.

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