La versione di Mancini: l'attacco a Gravina, il futuro e gli auguri a Spalletti

Le parole di Roberto Mancini, ormai ex CT azzurro, sulle dimissioni: dichiarazioni dure contro il numero uno della FIGC.
Mancini
Mancini / Chris Brunskill/Fantasista/GettyImages
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La giornata di domenica è stata turbata, in modo sorprendente, dalle dimissioni di Roberto Mancini in qualità di tecnico della Nazionale e dalla PEC con cui lo stesso CT ha espresso alla Federazione la scelta di porre fine al proprio incarico dopo 5 anni. Lo stesso Mancini è tornato a parlare dell'accaduto e, a Repubblica, ha raccontato la propria versione dei fatti, spiegando la decisione presa e dando responsabilità importanti anche alla FIGC in tal senso.

"Mi sono solo dimesso e mi sono assunto tutta la responsabilità della decisione. Non mi sono nascosto. Avevo parlato con il presidente Gravina e cercato di spiegargli le mie ragioni. Non mi sono mai permesso di accusare nessuno e mi ritrovo accusato".

Roberto Mancini, Gabriele Gravina
Mancini e Gravina / Paolo Bruno/GettyImages

Mancini contro Gravina: "Ho cercato più volte di parlare con Gravina ed esporgli le mie ragioni. Gli ho spiegato che in questi mesi mi doveva dare tranquillità, lui non l'ha fatto e io mi sono dimesso".

Sulle tempistiche criticate: "Dovevo farlo prima? Può darsi. Ma io ho lasciato la Nazionale a 25 giorni dalla prossima partita, non tre. E penso di essere sempre stato corretto in questi anni".

Sulle nomine nello staff: "Si è mai visto un presidente federale che cambia lo staff di un ct? Gravina è da un anno che voleva rivoluzionarlo, io gli ho fatto capire che non poteva, che al massimo poteva inserire un paio di figure in più, ma che non poteva privarmi di due persone di un gruppo di lavoro che funzionava, che funziona e che ha vinto l'Europeo. Semmai sono io che potevo sostituire un membro dello staff".

Ancora su Gravina: "Da un po' di tempo lui pensava cose opposte alle mie. Ma allora perché intervenire sullo staff? Cosa c'entra? A quel punto doveva mandare via me. Invece ha colto l'occasione perchè alcuni miei collaboratori erano in scadenza e ha giocato su questo. Io potevo essere più duro, certo, ma pensavo lo capisse da solo".

"Se Gravina avesse voluto, mi avrebbe trattenuto. Non l'ha fatto. Mi sarebbe bastato un segnale, non me l'ha dato. La verità è che non ha voluto che restassi, e che erano mesi che c'era questa situazione. Però Gravina verrà ricordato come il presidente che ha vinto l'Europeo, non per gli errori che ha fatto",

Mancini ha parlato anche al Corriere dello Sport, parole che ovviamente seguono il filo conduttore di quelle appena riportate e con riferimenti velati anche al futuro (al proprio e a quello della Nazionale).

"Non sono scappato da nessuna parte. Non ho ucciso nessuno. Non credo di meritare tutto il fango che mi stanno buttando addosso. Non ho ammazzato nessuno, merito rispetto. E l’Arabia saudita non c’entra nulla. Proprio nulla. Ho sperato di poter andare avanti perché allenare l’Italia mi piaceva moltissimo, però, quando poi le situazioni cambiano e capisce che è arrivato il momento di lasciare, devi anticipare i tempi delle tue decisioni e ripeto, con grande dispiacere, l’ho fatto" ha detto l'ormai ex CT.

Sulle tempistiche: "E’ dal 7 agosto che parlo con la Federazione. La decisione è stata presa adesso, ci sono venticinque giorni agli impegni con Macedonia del Nord e Ucraina. Mi dispiace, certo. Potevo anticipare di una settimana la mia scelta, questo sì. È quanto mi rimprovero. Le nomine delle nazionali erano state ufficializzate il 4 agosto. Non è passato troppo tempo da allora".

Se confidava che Gravina lo trattenesse: "Certo. Se uno vuole, le cose può farle cambiare".

Possibilità di un passo indietro: "No, penso che stiano prendendo Spalletti, al quale faccio tanti auguri!".

Ritorno in panchina: "Mi sono dimesso dalla Nazionale, tornerò prima o poi a lavorare, faccio l’allenatore. PSG? Chissà".

L'arrivo di Buffon: "Si è scritto che vado via perché è arrivato Buffon, non è vero, ho grande stima di Gigi, non c’entra assolutamente nulla il suo arrivo nel ruolo di capodelegazione, è stata una mia scelta lasciare la Nazionale".