Le parole di Tonali ai canali tematici del Newcastle dopo aver scontato la squalifica

Sandro Tonali
Sandro Tonali / Michael Regan/GettyImages
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Squalificato dopo il caso scommesse illegali, assieme al connazionale Nicolò Fagioli, Sandro Tonali ha rilasciato delle dichiarazioni ai canali ufficiali del Newcastle in vista del suo rientro. Il centrocampista non ha nascosto le evidenti difficoltà nel corso della sua assenza dal calcio senza trascurare il "nuovo capitolo" della sua carriera adesso caratterizzato dall'intenzione nobile di "curarsi" assieme a un terapeuta. Parole anche sull'ambientamento in Premier League che passa - ovviamente - dall'apprendimento della lingua inglese.

Le prime dichiarazioni: "Sono felice per la prima volta negli ultimi undici mesi, sto bene perché so che la squadra era con me, i tifosi anche. Non sono stato da solo e per me è stato molto importante perché ero davvero in difficoltà in ottobre, novembre e dicembre, i primi tre mesi". 

Il nuovo inizio e le intenzioni: "Ora sembra un nuovo momento un altro punto nella mia vita, ma non solo per me, anche per la mia famiglia. Ho una grande squadra dietro di me, poi ci sono i miei amici, poi c’è il mio entourage. Tutte queste persone sono così importanti per me. Sono tornato in Italia sedici volte per sedici meeting con la Federazione, con i bambini. È importante sia per me che per i giocatori giovani, perché è un problema di vita, ancor prima che per i giocatori di calcio. Noi siamo così fortunati, non abbiamo certi problemi come chi si alza al mattino e va al lavoro. La vita è così differente e la gente con cui sono stato a contatto mi ha aiutato, come il mio psicologo, i giovani in Italia, ho parlato con loro e qualsiasi persona che voleva aiutarmi. Voglio aiutare le persone in difficoltà, perché sono in una posizione davvero fortunata, soprattutto adesso sto tornando a giocare”.

Le difficoltà:Solamente parlando, perché parlare aiuta molto. Nei primi tre mesi ho incontrato tante persone con un lavoro ordinario, soprattutto di Newcastle, che avevano questo problema e che non ne avevano mai parlato. Poi lo hanno fatto dopo l’uscita degli articoli su di me e sul mio problema. Hanno deciso di farsi aiutare, non tenendosi tutto dentro, questo mi ha fatto piacere. Il primo passo, quello più grande, è quello di riuscire a dire questa cosa che c’è in te, non hai il coraggio di farlo e hai un blocco enorme, il primo passo per risolvere questo problema è parlarne”.

Il periodo no e la mancanza dal calcio: Dieci mesi sono stati tanti, soprattutto perché il calciatore vive della domenica. È stato faticoso, mi sono allenato tutti i giorni, forse anche più di quando giocavo. Quindi ho avuto la fortuna di trovare tutte persone che mi aiutano, qui a Newcastle, mi sono state vicine dal primo giorno di ottobre a oggi, perché ho avuto un continuo supporto da parte di tutti, a partire dal mister, da Jason Tindall al resto del team, i cuochi, i ragazzi delle pulizie, i segretari. Non ce n’è uno che non mi ha mostrato il suo supporto, mi hanno voluto bene come se fossi qui da dieci anni, invece erano pochi mesi. Questo mi ha fatto riflettere tantissimo. I tifosi sono pazzi, lo sento in ogni partita. Voglio essere in campo, giocare per loro in prima battuta, poi per me. Non penso che in altre città e in altre piazze ci siano fan che supportano un giocatore che non gioca per dieci mesi. Eddie (Howe, il tecnico) è il primo amico a Newcastle, da dieci mesi parlo con lui, con lo staff. Quando ho un problema parlo con lui, ogni giorno, ogni volta, prima e dopo l’allenamento. Forse ottobre e novembre sono stati i mesi più difficili. Alla prima partita contro i Wolves, ero a Wolverhampton con la squadra, Bruno Guimaraes e Joelinton mi hanno aiutato perché era complicato, sono stati con me. Sono due calciatori straordinari, ma anche delle persone top. È così importante per me tornare a giocare, sto bene, soprattutto per la mia mente e il mio fisico. Mi piace giocare anche in amichevole perché ho bisogno di minuti per giocare una partita intera, so che non è facile, ma anche le amichevoli erano necessarie per me”.

Sulla lingua e sul rientro: “Sto studiando l’inglese al campo di allenamento, ho avuto per un mese un insegnante. Poi ho parlato spesso con Bruno, lui parla spagnolo e posso capirlo. Lui è stato il mio traduttore per i primi due o tre mesi. Ora sto imparando un po’ tutto, quando sono andato ieri al ristorante sono riuscito a parlare con tutti: dopo un anno senza lezioni per me è buono. Sono felice perché sono un nuovo giocatore, è quasi come essere un nuovo acquisto. È stato difficile giocare per qualche partita e poi stare fermo dieci mesi. Sono felice di essere qui a Newcastle e non in un altro posto perché ho un top team, top fans e non vedo l’ora di tornare in campo”.