Le ragioni di Cardinale e del Milan per aprire un lungo ciclo con Pioli
In questo periodo di sosta per le Nazionali, in casa Milan è tempo di pensare alle questioni extra campo. Gerry Cardinale starebbe pianificando un rientro nel capoluogo lombardo per il mese di ottobre, in concomitanza con il trittico più importante della prima parte della stagione, ovvero la doppia sfida con il Chelsea e quella contro la Juventus.
Tra i tanti temi al vaglio del numero uno di RedBird c'è sicuramente quello del nuovo stadio - argomento cruciale per la crescita economica del suo Milan - e a seguire i rinnovi di contratto. Su tutti quelli di Bennacer, Leao ma anche quello di Stefano Pioli. Il contratto del tecnico rossonero scade a giugno 2023 e l'intenzione sarebbe quella di esercitare l’opzione che permetterebbe al mister di legarsi al Milan per un ulteriore anno, fino al 2024.
Dall'ombra di Rangnick a 'Pioli is on fire' : come Pioli ha conquistato il MIlan
Adesso l'aria che si respira tra tecnico, società e tifoseria è sicuramente tra le migliori auspicabili ma se pensiamo a com'era cominciata l'avventura di Pioli in rossonero viene quasi da sorridere.
Arrivato al MIlan dopo l'esonero di Giampaolo e dopo un testa a testa con Spalletti, l'avventura di Pioli non cominciò nel migliore dei modi, in quanto ancor prima di vederlo all'opera i tifosi si scagliarono contro di lui lanciando l'hashtag #pioliout. La situazione peggiorò drasticamente dopo il 22 dicembre 2019, momento del famoso 5-0 in casa dell'Atalanta, che sancì il punto più basso della storia recente rossonera.
Ma come in ogni grande storia, quando si tocca il fondo si può solo che risalire. E da quel momento il Diavolo cominciò la sua scalata verso la china. Nonostante i risultati eccellenti che Pioli stava conquistando durante il periodo post lockdown, Gazidis stava meditando su un possibile cambio in panchina a fine stagione, con l'intento di affidare la squadra a Ralf Rangnick, uomo della galassia RedBull e fautore di grandi successi con il Lipsia.
Questo ovviamente provocò grandi malumori in casa rossonera - da cui ne seguì il licenziamento di Boban - destabilizzando un ambiente che in quel momento sembrava potesse ritrovare un po' di serenità. Destabilizzò tutti tranne uno, proprio colui che era messo in discussione, ovvero Stefano Pioli. Il tecnico emiliano continuò a lavorare, provando a isolare la squadra creando una "bolla" che tenesse i giocatori lontani dalle voci extra campo. I risultati gli diedero ragione. Da quel momento Pioli cominciò la scalata che portò, anzi riportò, il Milan in Champions League e poi alla recente vittoria del campionato.
Tra i tanti meriti di Pioli c'è sicuramente quello di aver rgagiunto grandi traguardi con una squadra molto giovane ma che con il temopo ha acquisito una mentalità da "grande", aver valorizzato molti calciatori presenti in rosa e soprattutto, grazie allo straordinario lavoro di Paolo Maldini, aver ridato consapevolezza e credibilità alla squadra e a tutto l'ambiente. Ambiente che prima di ogni gara da più di un anno a questa parte non perde occasione di ringraziarlo per tutto il grandissimo lavoro svolto fin qui, dedicandogli quel coro che ormai tutti conosciamo e che è diventato un vero e proprio tormentone.
Da Pioli out a Pioli is on fire. Il trionfo di Stefano Pioli sta tutto qui.
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