Le sentenze di Toni Kroos: una scelta di campo
Esiste per caso una patente valida per potersi esporre? Quando, insomma, si diventa realmente legittimati a poter entrare nel merito delle cose? Da un certo punto di vista, a rigor di logica, verrebbe naturale pensare che, da dentro, si abbia davvero un pulpito valido per poter dire la propria, per potersi sbilanciare con cognizione di causa e senza timore di smentita.
D'altro canto però, quando ci si riferisce a una "bolla" come quella del pallone, c'è chi prende le distanze da chi pontifica poiché - di fatto - appare troppo facile esporsi da un palcoscenico così privilegiato: dall'Olimpo, insomma, è semplice lanciare sentenze. Toni Kroos, dunque, si trova all'incrocio tra le due posizioni: c'è chi lo ritiene una voce più che mai autorevole, forte di una lunga militanza nel Real Madrid e di una carriera ricca di successi personali e di squadra, d'altro canto c'è chi vede le sue taglienti dichiarazioni (lontane da ogni forma di ipocrisia) come capricci concessi a chi sta fin troppo comodo, con la supponenza di chi si sente arrivato.
Il dono della sintesi
La più recente espressione del Kroos-pensiero è racchiusa in una forma più che mai sintetica, una pillola social: "Imbarazzante". Lapidario e conciso, insomma, il tedesco ha commentato così la notizia dell'imminente passaggio di Gabri Veiga all'Al-Alhi. Una freccia scagliata senza timore di esporsi, come marchio di fabbrica di un calciatore fuori dagli schemi, che pur nella sua sintesi porta con sé un intero manifesto, rende palese una visione del calcio "vero" ancora focalizzata sul contesto europeo e su aspetti sportivi/culturali svincolati dalla spinta meramente economica che, di fatto, associamo ai trasferimenti in Saudi Pro League.
Non sorprende che Kroos si sia rivelato particolarmente tagliente quando il discorso ha toccato un 2002 e non, come in precedenza, quando i protagonisti dei ricchi trasferimenti in Arabia erano coetanei del tedesco o comunque elementi esperti. Con Benzema, a titolo esemplificativo, non è emersa alcuna forma di indignazione social.
Di fatto Kroos individua in un giovane che abbandona l'Europa una vera e propria scelta di campo, quella di dare priorità alla condizione economica rispetto all'ambizione sportiva, ed etichetta senza mezze parole tale soluzione (soprattutto se connessa a un giovane così promettente). Una presa di posizione, quella del tedesco, che chiaramente tradisce i suoi 33 anni e lascia comprendere come - al tempo della sua affermazione e degli albori della sua carriera - il binario europeo fosse il solo che portasse alla grandezza, senza deviazioni consentite. In questo senso Kroos si rivela allergico a una geografia calcistica in divenire, si pone come "reazionario".
Il peso di uno sguardo critico
Potremmo certo tacciare il centrocampista di apparire fin troppo conservatore, di non intercettare gli input di un mondo che cambia, d'altro canto però c'è qualcosa che risuona in questo suo distacco, qualcosa che comprendiamo e riusciamo agevolmente a far nostro: sappiamo vedere coi nostri occhi (pensiamo ai dati d'ascolto poco incoraggianti delle prime giornate della Saudi Pro League trasmesse in Italia) quanto tale distacco sia presente, oggi, quanto ci spinga a sentire profondamente alieno quel contesto calcistico, senza che la presenza dei fuoriclasse basti a renderlo familiare.
Si attiva anzi, osservando quei grandi nomi, il meccanismo opposto: i volti di quei fuoriclasse, di quei campioni, diventano alieni a loro volta e - non vedendoli più associati a maglie e storie a noi note - finiamo per percepirli deformati, come non fossero più loro. In questo senso Kroos ci regala una nuova scelta di campo, non certo la prima nella storia del tedesco ma a conti fatti una delle più significative.
Dopo le dichiarazioni a tema Nations League, derubricata come un torneo di cui nessuno sentiva il bisogno, dopo le piccate lamentele per le magliette Adidas del Real Madrid (definite delle polo e non delle maglie da calcio), Kroos non si converte alla prudenza e alle confortevoli dichiarazioni di rito. Sono battaglie contro i mulini a vento condotte da chi ha un suo posto sull'Olimpo? Probabile ma, al contempo, tengono viva la possibilità di conservare una voce critica e un occhio vigile (da una prospettiva interna), ci consentono di sbirciare tra le righe di un mondo spesso troppo patinato per essere del tutto vero.