Le squadre del ventennio (2000-2020) | L'Inter del Triplete di Mourinho

Inter Milan players celebrate with the t
Inter Milan players celebrate with the t / CHRISTOPHE SIMON/Getty Images
facebooktwitterreddit

Ci sono squadre capaci di entrare nella storia del calcio. Una di queste è l'Inter del 2009/2010, una squadra incredibile, ricca di giocatori e uomini forti, ma, soprattutto, capace di dominare tutto e tutti. Dopo 3 anni di vittorie nazionali sotto la guida di Roberto Mancini, infatti, alla squadra nerazzurra mancava un ultimo step per consacrarsi: la Champions League. Il trofeo, sogno di tutte le squadre, ma forse ancor di più dei nerazzurri, a secco da troppo tempo (45 anni) e del loro presidente, Massimo Moratti. Il presidente-tifoso per eccellenza che in 13 anni non aveva badato a spese, rimettendoci di tasca propria solo per veder vincere la sua squadra del cuore e che aveva un grande sogno, appunto: imitare il padre, Angelo, riportando la Champions a Milano, sponda nerazzurra. Per far concretizzare i suoi desideri, dunque, Moratti si affidò a un uomo, specializzato nelle imprese, il suo Helenio Herrera, Josè Mourinho.

Bayern Muenchen v Inter Milan - UEFA Champions League Final
Bayern Muenchen v Inter Milan - UEFA Champions League Final / Shaun Botterill/Getty Images

La genesi

Inter Milan's new coach, Portuguese Jose
Inter Milan's new coach, Portuguese Jose / DAMIEN MEYER/Getty Images

Dopo alcuni screzi nella stagione precedente tra Moratti e Mancini e, come detto in precedenza, per tentare l'assalto all'Europa, il 2 giugno 2008 l'Inter annuncia Josè Mourinho come nuovo allenatore nerazzurro. Il portoghese stupisce tutti già alla conferenza stampa di presentazione, mostrando un buon e italiano e le sue abilità di showman (celebre la frase "non sono pirla"). Sul mercato, il portoghese vuole personalizzare una rosa già forte che vanta calciatori del calibro di Ibrahimovic, Figo, Zanetti, Cambiasso, Samuel, Julio Cesar e Maicon, con l'acquisto di un centrocampista a lui tanto caro, Frank Lampard e due esterni. L'idea di Mourinho, infatti era quella di passare dal 4-3-1-2 manciniano al suo 4-3-3. Dopo esser stato ad un passo, alla fine l'arrivo del centrocampista del Chelsea non si concretizza e l'Inter, così, ripiega su Muntari. In attacco, invece, il portoghese viene accontentato con l'acquisto di Mancini dalla Roma e, soprattutto, Quaresma dal Porto (obiettivo numero uno di Mou).

Inizia la stagione 2008/2009 con la vittoria ai rigori in Supercoppa contro la Roma. In campionato, invece, la squadra nerazzurra non parte benissimo. Vince, ma non convince e inciampa spesso, complice il cambio di modulo e le prestazioni poco convincenti dei due esterni, soprattutto del grande acquisto della campagna estiva, Quaresma. A novembre, perciò, Mourinho fa un passo indietro rispetto alle sue convinzioni e torna al 4-3-1-2. Da lì in poi, l'Inter comincia a macinare vittorie su vittorie e conquista il quarto Scudetto consecutivo con due giornate d'anticipo. In Champions, tuttavia, Ibra & Co escono già agli ottavi di finale, battuti dai campioni in carica del Manchester United, poi finalisti perdenti contro il Barça di Guardiola.

La stagione perfetta

Inter Milan's Portuguese  coach Jose Mou
Inter Milan's Portuguese coach Jose Mou / AFP/Getty Images

In estate, così, Mou chiede a Moratti una mini rivoluzione per poter cambiare modulo e ritentare l'assalto alla Champions League. I nerazzurri perdono diversi giocatori importanti ormai anziani come Crespo, Cruz e Figo e acquistano Milito e Thiago Motta dal Genoa e il capitano del Bayern Monaco e della nazionale brasiliana, Lucio. Poi, però, esplode il 'mal di pancia' di Zlatan Ibrahimovic, il trascinatore nerazzurro. Lo svedese, infatti, vuole vincere la Champions League, anticamera per poter portare a casa anche il Pallone d'Oro. Vuole andare nella squadra più forte al mondo, in quel momento, il dominante Barcellona di Guardiola, neo campione di tutto. L'Inter chiede tanto per il suo fuoriclasse e, così, il Barça decide di abbassare la quota cash con l'inserimento di contropartite. La prima è Samuel Eto'o, ai margini del progetto Guardiola. Il secondo è Hleb, trequartista non integratosi nella squadra blaugrana dopo esser stato la stella dell'Arsenal. D'altronde Mourinho voleva un trequartista. Eto'o accetta, Hleb no. La trattativa si conclude con Ibra in blaugrana per 55 milioni più il cartellino del camerunese, valutato appena 20 milioni. Nel frattempo, l'Inter perde la Supercoppa Italiana con la Lazio. Serve un trequartista. Moratti, quindi, a pochi giorni dalla chiusura del mercato, compra Weslej Sneijder dal Real Madrid.

Pronti, via e, a seguito di un pareggio casalingo all'esordio contro il Bari di Ventura, l'Inter affronta il Milan e Mou schiera subito Sneijder, arrivato due giorni prima. La prestazione dell'olandese è eccellente così come quella di tutta la squadra che asfalta i cugini rossoneri con un perentorio 4-0. Il proseguo della stagione è a due facce. In campionato l'Inter domina e si prende il titolo di campione d'inverno, mentre in Champions i nerazzurri rischiano l'eliminazione. In un girone con i campioni di tutto, il Barça di Ibra, i campioni di Ucraina, la Dinamo Kiev di Shevchenko e i campioni di Russia, Rubin Kazan, i ragazzi di Mou riescono a raccogliere appena 3 punti in tre partite, prodotto di tre pareggi. Arriva, così, la prima giornata di ritorno, a Kiev con la Dinamo. L'Inter deve vincere, sennò è fuori. Ci sono addirittura voci che danno Moratti in procinto di sostituire Mourinho con Blanc. La partita inizia come peggio non potrebbe. Segna, infatti, l'avversario di mille battaglie, Shevchenko. I nerazzurri si gettano in avanti, ma la palla non vuole entrare finchè Milito a un minuto dal novantesimo segna l'1-1. Passa qualche minuto e Sneijder ribalta le sorti, facendo esplodere di gioia tutti i tifosi dell'Inter. Gli uomini di Mou completeranno l'opera battendo il Rubin Kazan e prendendosi il secondo posto del girone dietro ai marziani di Guardiola.

Agli ottavi di finale, l'Inter pesca i campioni d'Inghilterra, il Chelsea di Ancelotti. All'andata i nerazzurri vincono grazie alla rete di Cambiasso che porta l'Inter sul 2-1 dopo il pareggio di Kalou al vantaggio di Milito. Al ritorno, a Stamford Bridge, ai londinesi basta una rete pere passare. I nerazzurri proteggono la porta di Julio Cesar come un fortino e passano con la rete di Eto'o. L'Inter è ai quarti. Lì incontra il CSKA Mosca, battuto agevolmente per 1-0 all'andata e al ritorno. In semifinale, però, davanti c'è ancora il Barcellona. I tifosi sognano il miracolo, consapevoli che i blaugrana sono troppo forti. A San Siro va, infatti, in vantaggio la squadra di Guardiola con Pedro su assist dell'ex Maxwell. Titoli di coda? Niente affatto. L'Inter, senza paura, si getta in avanti e, incredibilmente, colpisce. 1-1 di Sneijder, 2-1 di Maicon, 3-1 di Milito. Estasi nerazzurra. Al ritorno, al Camp Nou, il fortino del Barça, i blaugrana promettono la rimonta. Sembra una serata no, infatti, per gli uomini di Mou che rimangono in 10 per l'espulsione di Thiago Motta (celebre la simulazione di Busquets). Oltre a essere grandi campioni, però, gli undici in campo dimostrano di essere grandi uomini, appunto, e si sacrificano, schierando un muro davanti a Julio Cesar che il Barça supera solo all'ultimo con Piquè. Finisce 1-0, ma l'Inter è in finale.

Il finale di stagione

Bayern Munchen v Inter Milan - UEFA Champions League Final
Bayern Munchen v Inter Milan - UEFA Champions League Final / Shaun Botterill/Getty Images

Nel frattempo, l'Inter era riuscita ad arrivare anche in finale di Coppa Italia, ma aveva perso terreno in campionato. Con Ranieri in panchina, infatti, era partita la rimonta della Roma che si era ritrovata prima a poche giornate dal termine e con gli scontri diretti a favore. L'Inter, però, una settimana dopo il sorpasso, sfruttò la sconfitta giallorossa contro la Samp di Cassano e Pazzini, risorpassando gli uomini di Ranieri. 5 maggio 2010, la data è storicamente avversa ai nerazzurri che in quel giorno persero lo Scudetto nel 2002. Milito, però, riscrive la storia, regalando con un gol alla Roma la Coppa Italia all'Inter. Il 16 maggio, invece, va in scena l'ultima giornata di Serie A. Roma e Inter si giocano lo Scudetto. I giallorossi stanno vincendo contro il Chievo, sono virtualmente campioni d'Italia. A SIena, infatti, contro i toscani di Mezzaroma, presidente tifoso giallorosso e di diversi ex Roma come Rosi, l'Inter non riesce a sbloccare il risultato. Nel secondo tempo, però, capitan Zanetti suona la carica, prende palla e, come al suo solito, parte come un trattore, filtrante per Milito che marchia anche il campionato. Quinto Scudetto consecutivo e double.

Bayern Muenchen v Inter Milan - UEFA Champions League Final
Bayern Muenchen v Inter Milan - UEFA Champions League Final / Shaun Botterill/Getty Images

22 maggio 2010. SI gioca la finale, Inter-Bayern Monaco. Anche i bavaresi hanno fatto il double nazionale e sono guidati da Louis Van Gaal, il maestro di Mourinho quando il portoghese era un giovane collaboratore. Inoltre tra i nerazzurri c'era Sneijder, grande protagonista durante la stagione, dall'altra la stella è Arjen Robben, un altro olandese ceduto dal Real Madrid per fare spazio a Kakà e Cristiano Ronaldo. Inizia la partita, Robben si rende pericoloso, Sneijder pure. Al 35esimo, però, Julio Cesar lancia, l'olandese nerazzurro stoppa e manda in porta Milito che sigla l'1-0. La partita non è finita. Il Bayern attacca, Julio Cesar para. L'Inter soffre, ma al 70esimo, come in una favola, arriva il principe azzurro. Il suo nome è Diego Milito, el principe, appunto, che entra in area, elude la marcatura di Van Buyten e batte ancora Butt. L'Inter è nella storia, è la prima squadra italiana a fare il Triplete. Con quella partita si chiuderà un ciclo pressochè irripetibile, Mourinho andrà via in lacrime con un'auto del Real Madrid. Quell'Inter, però, rimarrà per sempre nella storia del calcio.