Dai milkshake a 1€ alla conquista dell'Europa: Jorginho si racconta a The Players' Tribune
In un calcio che corre a mille all'ora, in cui i giocatori più famosi e più apprezzati dalla stampa sono spesso quelli più veloci, Jorginho è la dimostrazione che per essere decisivi basta anche solo farsi dare la palla, fermarsi e pensare. Perché magari le gambe non saranno quelle di un centometrista, ma l'importante è che sia il cervello a girare.
In una lettera indirizzata a Players' Tribune, Jorginho racconta la sua storia, è un'odissea iniziata dal Brasile, Paese che non ha mai creduto in lui, e che è culminata nella doppia conquista del tetto d'Europa con Chelsea e Italia.
Nel modo in cui racconta i particolari della sua avventura, possiamo scorgere aspetti che ritroviamo anche nel suo stile di gioco. Quando la vita sembra correre troppo velocemente, Jorginho rallenta, pensa - leggendo tra le righe si capisce che è un ragazzo molto riflessivo - e capisce subito qual è il modo migliore per andare avanti.
Tutto inizia da quel camp in Brasile
La scalata di Jorginho verso l'élite del calcio mondiale inizia da un football camp di Guabiruba, a 160km da casa sua. Lì c'è un procuratore italiano, il direttore della struttura, che promette ai giovani un futuro florido in Europa.
Le sue parole fanno illuminare gli occhi di tutti i ragazzini, ma i loro sogni vengono messi a dura prova dalle condizioni in cui sono costretti a vivere: in mensa si mangiano sempre le stesse cose, non c'è l'acqua calda nelle docce e le condizioni igieniche sono - per usare un eufemismo - precarie.
Non c’è un modo carino per raccontare questo, ma avete presente quando vai in bagno no? E fai la cacca? Ecco, in quel posto se buttavi la carta nel gabinetto si sarebbe potuto intasare, quindi la buttavi nel cestino. Ma quando il cestino non veniva svuotato per settimane...beh, avete capito no?
Jorginho vede tanti coetanei lasciare la struttura, molti sono anche più bravi di lui a giocare a calcio, eppure stringe i denti e va avanti. Resiste anche quando la madre, stufa di vedere il figlio vivere in quello stato, va di persona al camp per riportarlo a casa. "Mamma, non vengo, io resto qui, devo diventare un calciatore professionista".
Dovete sapere che la signora Maria Tereza è un pilastro portante nella carriera di Jorginho. Lei, grande appassionata di pallone, lo riprendeva sin da piccolo quando sbagliava un passaggio in spiaggia, gli diceva come posizionare il piede per controllare meglio la palla e, sempre lei, gli ha inculcato quel sogno. Pertanto, vedere il figlio che combatte così strenuamente per il suo obiettivo è motivo d'orgoglio. Si gira e con le lacrime agli occhi se ne torna da dov'è venuta.
I milkshake a 1€ e
Finalmente, per Jorginho arriva l'occasione che ha sempre aspettato: l'agente gli propone infatti di trasferirsi a Verona. Il 15enne brasiliano non esita ad accettare l'offerta e nei primi anni in Italia alloggia presso un vecchio monastero. Per sostentarsi, il procuratore gli allunga una banconota da 20€ che gli deve bastare per tutta la settimana.
Quando ha voglia di divertirsi, Jorginho va da McDonald's. Tuttavia, è troppo povero per permettersi un Happy Meal e si accontenta dei milkashake da 1€. Comprata la preziosa bevanda, il brasiliano si accomoda sulla scalinata principale della piazza e guarda le persone passeggiare. Quell'ambrosia piena di zuccheri e chissà cos'altro ha proprio il gusto dei sogni che si stanno per avverare.
A 17 anni, Jorginho inizia infatti ad allenarsi con la prima squadra dell'Hellas: il professionismo è a un passo. Come un fulmine a ciel sereno arriva però il litigio con il procuratore che lo sbologna, lasciandolo senza un tetto e senza soldi. A quel punto, col cuore pieno di disperazione, chiama i suoi genitori dicendo che di lì a breve avrebbe fatto ritorno in Brasile. La mamma e il papà gli rispondono che la porta di casa è ormai chiusa per lui e lo spronano a continuare.
“Jorge, ti stai allenando con i professionisti e vuoi mollare ora? Dopo tutto quello che hai sofferto? Non ha senso. Credici. Vai vanti. Il tuo sogno diventerà realtà”
Entrano così in scena altre due figure centrali per i suoi successi: il nuovo agente Joao che ancora oggi ne cura gli interessi e il portiere Rafael, il quale lo ospita in casa propria e lo tratta come un fratello minore. Il sogno di Jorginho è salvo.
"A Napoli niente è ha senso!"
Dopo essersi messo in mostra con i veronesi, per Jorginho arriva il momento di compiere un salto di qualità. Il passaggio al Napoli non comporta solo un semplice cambio di maglia, a lui sembra di essere migrato su un altro universo.
Il ragazzo non è infatti abituato al calore di un popolo così passionale e non appena esce di casa viene subito assalito dall'affetto dei tifosi. Per evitare di farsi travolgere, Jorginho torna a vivere in clausura. Che sarà mai per uno che ha vissuto per anni in un monastero!
Nella lettera racconta di quella volta in cui stava uscendo da un bar e in Piazza Plebiscito un cameriere gli aveva chiesto un selfie. Al che Jorginho gli chiede come mai non gliel'avesse chiesto all'interno del locale, visto che ora all'aperto lo avrebbero riconosciuto tutti.
Lui disse: “Se l’avessi chiesta dentro avrei perso il lavoro”.
Io ero tipo, Però puoi lasciare il bar e non lo perdi?? Non ha senso!
Però, ancora una volta, Napoli raramente ha senso, no?! Ahahahaha.
Per fortuna del centrocampista, in suo soccorso arriva un capo ultras che lo strappa dalle grinfie dei tifosi che nel frattempo lo avevano accerchiato e lo porta in salvo. Poi anche lui gli chiede una foto.
Chelsea: dalle critiche al tetto d'Europa
Nel 2018, il Chelsea annuncia Maurizio Sarri come nuovo allenatore e Mr. Roman Abramovich gli chiede quale giocatore vorrebbe come rinforzo; il tecnico non esita un momento: "voglio Jorginho".
Il brasiliano arriva a Stamford Bridge per 60 milioni di euro e la nomea di giocatore troppo lento per la Premier League. I tifosi dei Blues sostengono che giochi sempre solo perché è il cocco di Sarri.
Ho usato le critiche come benzina. Pensavo: "questa gente se ne pentirà!"
Ad oggi, Jorginho ha vinto col Chelsea un'Europa League, una Champions e una Supercoppa UEFA, costituendo un pilastro negli schemi di Lampard prima e di Tuchel poi.
Quindi, a tutti i critici, voglio dire una cosa sola: grazie. Davvero, grazie a tutti.
La vittoria a Euro 2020 e il ritorno a casa...a Verona
Nemmeno il tempo di digerire la vittoria della Champions che Jorginho si è subito immerso nella campagna dell'Italia a Euro 2020. Anche se è nato in Brasile, ha deciso di difendere i colori azzurri, quelli del Paese che l'ha adottato, che l'ha messo davanti a sfide durissime, ma che l'ha anche fatto maturare.
Giocare per l’Italia è davvero speciale per me. Scegliere l’Italia è stato facile. Il Brasile non mi ha mai dato le chance di coronare il mio sogno. L’Italia mi ha scelto per giocare con loro nonostante fossi nato in un altro paese. Questa è stata una grande opportunità per me. Poi mio nonno era italiano e questo mi ha dato la possibilità di giocare per l’Italia. Mi sento italiano. Ho passato metà della mia vita lì. Ogni giorno amo di più questo paese.
In tutto l'Europeo, c'è un episodio che Jorginho descrive con maggiore minuzia: l'errore dal dischetto in finale, che è paradossalmente l'unica cosa che ha sbagliato nel torneo. Dopo la parata di Pickford, l'italo-brasiliano si è appellato a Donnarumma...per fortuna gli è andata bene.
Jorginho non ci crede. Si stende a terra, guarda il cielo e piange. Sa che sugli spalti anche i suoi genitori stanno versando lacrime di gioia per lui. Il modo in cui stringe la coppa, la bacia è unico, è come se sentisse il bisogno di toccarla per realizzare che effettivamente non si trova in un sogno.
Puoi essere bravo quanto vuoi. Ma ve lo dico: nel calcio e nella vita. Non puoi raggiungere la vita da solo. È impossibile.
Dopo Euro 2020, Jorginho torna a Verona, dove tutto è cominciato. Sente un nodo alla gola mentre visita il monastero dove ormai 10 anni prima aveva alloggiato. Decide anche di tornare nella piazza principale della città. Entra nello stesso McDonald's, si prende lo stesso milkshake da 1€ (facendo attenzione a non farsi riconoscere) e si siede sulle stese scale.
Come fa di solito in campo, Jorginho rallenta e pensa. Questa volta chiude gli occhi e immagina di essere seduto accanto al lui 15enne che si beve sulle gradinate un milkshake che sa di sogni e speranze.
Sapevo quali erano tutte le difficoltà a cui aveva resistito e quelle a cui stava per resistere. Quindi mi sono avvicinato e ho sussurrato la stessa cosa che direi a ogni ragazzo che sta inseguendo un sogno.
Ho detto: “Non mollare”.
Qualsiasi cosa accada, non mollare.