Lina Souloukou spiega il piano Friedkin e allontana un cambio di proprietà
Lina Souloukou ha parlato a tutto tondo in occasione dell'European Globe Soccer Awards: la dirigente della Roma ha spiegato come i Friedkin non siano affatto distanti dal mondo del calcio, trattando il club giallorosso con sentimento e passione, con tanto di riferimento a una cessione del club che - a suo dire - non è da considerare verosimile. Considerazioni anche sull'esperienza in Grecia all'Olympiakos.
Sulla Roma e sui "modelli" degli anni scorsi: "La Roma resterà sempre il centro del nostro progetto, per la città e per i tifosi. La visione della proprietà è quella di un grande investimento a lungo termine, non c'è la minima intenzione di lasciarlo e questo deve essere ben chiaro. L'obiettivo? Portare la Roma al vertice del calcio europeo. Dalle mie origini, quindi l'Olympiakos e il Nottingham Forest, ho avuto la fortuna di vivere queste esperienze con modelli diversi, con due club, due società che stanno vivendo importanti collaborazioni a tutti i livelli, sia in termini calcistici che business e finanziario. Questo ha portato un incredibile percorso come club, con l'Olympiakos siamo arrivati in Champions e il Nottingham in Premier. I Friedkin non trattano la Roma come un franchising americano, ma con il sentimento proprio del calcio europeo. Tanto che sulla Superlega si sono esposti in modo forte perché contraria ai valori di meritocrazia di questo sport", riporta ForzaRoma.info
Sull'esperienza in Grecia all'Olympiakos: "All'inizio è stata fatta una valutazione prettamente sportiva: l'Olympiakos è diventata redditizia durante il Covid grazie ai successi vissuti. Questa sera giocherà la finale di Conference League, credo che sia un modello, non solo teorico ma concreto. Non è bianco o nero, giusto o sbagliato, l'importante è essere pragmatici, continuare a fare quello che stiamo facendo, ci sono 300 club in tutto il Mondo che sono basati sulle multiproprietà, un terzo di queste sono in Europa, in campionato come Belgio e Portogallo. Ci sono molte cose positive che, come settore, possiamo fare nostre".
Sui Friedkin: "Noi siamo un gruppo diverso rispetto al City Fooball Group, non siamo nati con il calcio, operiamo in molti settori diversi, ma la famiglia Friedkin ha sempre pensato allo sport e con l'acquisto della Roma l'approccio è cambiato. Ed è arrivato anche il Cannes. Quello francese è un mercato interessante anche per far crescere i giocatori, visti pure i limiti che abbiamo in Italia sull'ingaggio di extracomunitari. Anche su questo fronte può essere un beneficio. Io ho vissuto anche l'esperienza di Olympiacos e Nottingham Forest, la sinergia ha permesso a entrambi di fare un grande percorso, con l'Olympiacos che ha vinto tre campionati e il Nottingham promosso".
Sulle multiproprietà: "Quello delle multiproprietà è un modello che ormai esiste, è già sotto gli occhi di tutti, dobbiamo essere pragmatici: più di cento club rientrano in questo concetto, un terzo si trova in Europa. Di certo ci sono tante cose che possiamo ancora sviluppare e migliorare, ma questo è uno scenario in crescita e credo che la tendenza non si fermerà presto: è in grado di attirare investitori perché la presenza di più club mitiga i rischi. Tra l'altro penso che se il calcio italiano sta andando così bene negli ultimi anni il merito sia anche delle proprietà straniere che ora guidano il 15% dei club. Quello che prima veniva vissuto come una possibile criticità è oggi un vantaggio, l'importante è rispettare i principi del calcio".
Sul calcio femminile: "Il mercato europeo esercita una forte attrazione per diversi motivi. Ovviamente l’obiettivo è quello di crescere in varie direzioni, e in questo senso il calcio femminile è molto importante. In Italia siamo soltanto agli inizi: 3-4 anni fa il calcio femminile non era neppure professionistico. C’è grande voglia di calcio femminile. Abbiamo scuole calcio con lo stesso numero di tesserati uomini e donne. È un movimento in forte espansione: un bacino di utenza enorme e pertanto enormi opportunità. Anche nei mercati emergenti, come quelle americano, in cui il calcio sta cambiando molto, esiste un grande appetito. In definitiva ritengo che il fenomeno sia di portata globale: più diversità si riesce ad avere nel gruppo, più valore è possibile generare".