Lotito tra cessioni, acquisti e frecciatine
Una chiusura d'impatto che ha impatto ovunque la si metta in un'intervista. In quella realizzata da Stefano Agresti al presidente della Lazio Claudio Lotito sulla Gazzetta dello Sport si trova in fondo, dopo una delle domande finali. Un motto caro al neo Senatore, che ha raccontato sulle pagine rosa del giornale il momento del club biancoceleste e il suo, senza rinunciare a frecciatine verso gli altri top club del campionato italiano.
Si parte dagli impegni e dalla volontà di rinforzare la Lazio, non passata in secondo piano, ovviamente in stile Claudio Lotito. Il patron biancoceleste sentenzia che la rosa verrà allargata, ancor di più rispetto alla passata stagione, in cui "i giocatori arriveranno, come sempre. Sa quanti ne ho presi l’anno scorso? Quattordici. Sono pochi?". Il tentativo, fallito, di ricordarli tutti e l'armonia con Maurizio Sarri, grazie alla quale la Lazio ha raggiunto un impronosticabile secondo posto.
"Sarri è il direttore d’orchestra, e il direttore d’orchestra conta tanto: se lui sbaglia, ognuno suona per conto proprio. Parlavo di armonia: è lui che la dà. Certi risultati si raggiungono solo con lo sforzo di tutte le componenti: allenatore, giocatori, società, staff medico". Se è vero che "Il presidente prende le decisioni, sceglie", le scelte di gestione di Lotito sono abbastanza chiare. Non ricordiamo una trattativa in entrata degli ultimi anni in cui la società biancoceleste sia stata messa al muro sul costo di un qualsiasi cartellino di un calciatore; ricordiamo invece, ed è un aspetto comune a pochi, che i migliori calciatori del club sono rimasti per diversi cicli, e vestono tutt'ora la stessa maglia (Milinkovic-Savic, Luis Alberto e Immobile).
Le cessioni e Milinkovic-Savic
L'abitudine, in casa Lazio e fuori, è pensare a un Sergej Milinkovic-Savic lontano da Formello, a cadenza annuale, ogni estate. Alla fine, almeno negli ultimi sette anni, il serbo è sempre rimasto a casa. I dubbi, come da programma, sono aumentati a causa dell'imminente scadenza del contratto del centrocampista, a giugno del 2024.
"Io non lo cederei, anzi sto cercando di rinnovargli il contratto. Ma un contratto è l’incontro della volontà di tutte le parti..." e ancora "Contano le scelte tecniche, le decisioni personali, i rapporti. Poi, se uno se ne vuole andare, io non lo tengo". Stando alla risposta successiva, Claudio Lotito non ha mai ricevuto da Milinkovic-Savic la volontà di cambiare aria. Che siano frasi per provare davvero a convincerlo a distanza, per portare altre squadre a formulare un'offerta, o corrispondano all'intera verità lo scopriremo soltanto tra qualche mese.
È questa la cessione che più preoccupa i tifosi della Lazio, quella per cui devono abbassare alzare i volumi delle radio, leggere con un occhio chiuso e uno aperto i rumor di ogni sessione estiva; cessione alla quale molti, erroneamente e sulla scia del comportamento di altri club, hanno iniziato a pensare come necessaria 'per fare mercato'. Ragionamento però lontano dalla realtà stando a quanto afferma Lotito: "Di sicuro la Lazio per comprare non ha bisogno di vendere (tipo Roma e Inter, ndr). E questo è importante: non tutti possono farlo, anzi... Se a noi verrà meno un giocatore, non accadrà perché dobbiamo fare soldi".
Dopo questo passaggio quali sono le percentuali che Milinkovic-Savic resti biancoceleste?
Gli acquisti e Berardi
Una società forte è sicuramente quella che riesce a tenere i propri giocatori più forti, in campo e nello spogliatoio, ma non solo. Ci sono anche club che dimostrano il loro potere acquistando dalla diretta concorrenza, o semplicemente investendo cifre importanti per costruire una rosa di livello a suon di milioni. Così facendo, possiamo concludere che una squadra capace di non vendere nessuno, puntellando la rosa con acquisti di qualità, diventa una squadra forte gestita da una società forte.
Claudio Lotito, dice, ha "una rosa di giocatori da scegliere per ogni ruolo", anche se non è ancora stato regalato nessun rinforzo al tecnico Maurizio Sarri. Una novità importante è invece ufficiale da qualche tempo: l'addio di Igli Tare alla Lazio. "Sul piano personale moltissimo. E’ stato diciotto anni con noi. Mi ha chiamato mentre ero in Molise: presidente, ho deciso di lasciare la Lazio nonostante abbia per lei riconoscenza, stima, affetto. Che cosa dovevo dirgli?". Addio che però, al di là del dispiacere per il rapporto personale, non frena i piani della società biancoceleste.
Un centro scouting in fase di ultimazione con otto postazioni a disposizione di Sarri e Lotito, una rete che permetterà al presidente di visionare i calciatori più utili al progetto. Fatta di persone, e non di algoritmi: "Noi siamo tradizionalisti, non avveniristici. In un calciatore si trascura una componente essenziale: l’individuo. Cosa ne sa un algoritmo dei valori umani di un atleta? Può pesare le prestazioni, forse, non il carattere". Per Lotito, e viene sottolineato più volte nel corso dell'intervista, conta prima l'uomo del calciatore.
I nomi in entrata però non li svela. "Non rispondo a domande di mercato. Si ricordi, però: io non vendo sogni ma solide realtà. Gli obiettivi si centrano, non si annunciano". I suoi tifosi aspettano Berardi in avanti, magari Torreira a centrocampo ed Emerson Palmieri sulla corsia mancina; attendono un segnale dalla Lazio seconda in classifica. Alla domanda finale sullo Scudetto, il patron biancoceleste risponde che "tutto è possibile".
Senza cessioni di lusso e con acquisti importante, è possibile anche per voi immaginare la Lazio sul tetto d'Italia?