Luca Ranieri adesso c'è (e finalmente si vede)
Esiste talvolta un infelice incrocio di ingredienti o di caratteristiche che, come epilogo, si traduce nel vizio di trascurare o di sottovalutare un dato giocatore: la provenienza, la storia calcistica, oppure la maniera di stare in campo o ancora di "esistere" mediaticamente. Il richiamo esotico, il fare istrionico o la tendenza ad accentrare su di sé i riflettori - come cifra distintiva più o meno consapevole - esercitano del resto un effetto inverso e (al di là dei meriti) pongono il protagonista di turno al centro del palcoscenico, attirando lustrini e riconoscimenti.
Parte della carriera di Luca Ranieri, a questo punto, sconfina ingenerosamente in questo gioco di opposti che tiene qualcuno dietro le quinte e porta qualcun altro alla ribalta: l'inflazionato cliché dell'eroe silenzioso, che c'è ma non si vede, ci torna dunque utile poiché - a conti fatti - adesso quell'eroe s'inizia a vedere eccome, fa finalmente sentire la propria voce, senza che si possa continuare a derubricare il tutto come episodico o come temporaneo (in attesa magari del sospirato colpo di mercato come panacea).
Ranieri nel 2023/24: impatto sorprendente
Esistono due possibili binari per osservare la realtà di Ranieri, uno scenario appiattito sul presente e sul contesto attuale del reparto arretrato della Fiorentina e uno - un percorso vero e proprio - che ci spinge necessariamente a guardarci indietro, a capire l'evoluzione di chi appariva esubero e oggi esubero non è. Il piano del presente, quello di un reparto composto da Milenkovic, Mina, Quarta e dallo stesso Ranieri, rende chiaro come l'unico italiano del gruppo di centrali viola presenti caratteristiche peculiari rispetto ai colleghi di reparto: da un lato il piede mancino e dall'altro una concentrazione capace di restare sempre alta, senza cali di tensione.
Ciò che sorprende oggi di Ranieri è la sua capacità di reggere la pressione per novanta minuti e oltre, restando sul pezzo, mostrando sì abilità in marcatura ma anche personalità quando si tratta di uscire dalla propria posizione di competenza. Non si tratta di quel "centrale regista" che spesso si immagina (anche qui come cliché) all'interno di una squadra di Italiano ma, al contempo, rappresenta un porto sicuro, una garanzia di abnegazione e dedizione alla causa unite ad attenzione e coraggio.
Da eterno esubero a titolare
Passando invece sulla prospettiva più dilatata nel tempo emergono gli aspetti ancor più sorprendenti, parliamo del resto di un elemento che dall'estate del 2022 fino a gennaio del 2023 ha visto ribaltare - in toto - le prospettive all'interno del mondo viola. Una dimostrazione concreta di quanto Italiano, come ribadito spesso dal tecnico, sia sempre disposto a dare una chance a chi merita in allenamento, a chi dimostra di saper pazientemente attendere il proprio turno.
Di fatto si è compiuta una rara evoluzione da "eterno esubero" a titolare, un'evoluzione che si è accompagnata anche al superamento dell'equivoco tattico che lo voleva terzino sinistro e non centrale. Attualmente, considerando il mancato arrivo di un altro centrale mancino sul mercato, sembra proprio Ranieri il partner ideale di Milenkovic: Mina deve ancora trovare la forma giusta (e appare più coerente come vice del serbo), Martinez Quarta dal canto proprio sembrava a un passo dall'addio (che potrebbe compiersi comunque a gennaio) e risulta oggi meno affidabile dello stesso Ranieri.
L'alba della stagione 2023/24 ci consegna un Ranieri protagonista, non più comprimario o pedina utile in caso d'emergenza: la titolarità in tre impegni stagionali su quattro (tra campionato e Conference) dimostra pienamente - assieme al rinnovo di contratto - quanto questa possa finalmente essere la stagione della consacrazione per un "eterno giovane" in attesa di sbocciare. Il tutto, poi, assume un valore significativo anche a livello simbolico, nella stagione del debutto del Viola Park e della celebrazione del rapporto tra la Fiorentina e quei calciatori "fatti in casa" che servono come il pane per crescere ancora.