Maradona a Napoli: la storia del suo arrivo e l'impatto sugli Azzurri

Diego Maradona
Diego Maradona / -/GettyImages
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Non è curioso trovarsi a pensare che ci fosse Napoli prima dell'arrivo di Diego Armando Maradona e che Maradona stesso avesse una vita e un'identità prima ancora di sapere che Napoli, sportivamente parlando, esistesse? La meccanica è la stessa di un amore che ripercorre le proprie origini, di un ricordo più o meno lontano di cuori che si intrecciano sotto qualche forma, tra sguardi casuali e primi avvicinamenti.

Un amore esploso con potenza rara, un vero big bang con pochi paragoni nel mondo del calcio, sia ripensando a quel 5 luglio 1984 che, forse ancor di più, comprendendo l'impatto sportivo e non di Maradona sul Napoli e su Napoli in senso più ampio. Ripercorrere l'arrivo di Maradona a Napoli significa, di fatto, realizzare ancor di più quanto possano essere tracciati un prima e un dopo, quanto possa essere definito e nitido il segno, fino a scoprire un marchio del destino sulla storia di una città e di un calciatore.

Diego Armando Maradona
Maradona al Napoli / Alessandro Sabattini/GettyImages

Che Napoli era prima di Maradona

Lo stesso Maradona in questo senso è stato decisamente chiaro, nella sua autobiografia, descrivendo in qualche modo lo scenario che si trovò davanti a Napoli, una realtà sportiva che ignorava in senso assoluto e di cui non conosceva (prima di arrivare) il livello. "Scoprì dopo il mio arrivo che aveva rischiato la retrocessione in B negli ultimi anni e infatti sembrava proprio una squadra di Serie B": non si tratta di un'iperbole o di una boutade di chi vuole rimarcare il peso del proprio impatto, è piuttosto una mera osservazione della realtà sportiva di quel Napoli.

Nella stagione 1983/84, quella precedente all'arrivo di Maradona, gli Azzurri si salvarono per un solo punto (26 punti per i partenopei e 25 per il Genoa terzultimo e retrocesso): la squadra allenata da Santin per venti giornate e da Marchesi nel finale, per cercare di salvarsi, aveva in Krol e Dirceu i suoi rappresentanti internazionali e vide De Rosa (con 6 gol fatti) divenire il miglior marcatore in campionato. Una situazione che di fatto ricalcò quanto accaduto nel 1982/83, quando il Napoli si salvò con appena due punti di scarto vivendo già un cambio di allenatore (Pesaola per Giacomini) e rendendosi protagonista della prima di due stagioni da dimenticare, col baratro della B dietro l'angolo.

Anche alla luce della situazione sportiva del Napoli di Ferlaino, nelle ultime due annate, prendono maggior valore l'acquisto in sé di Maradona, il suo successivo impatto sportivo e, in aggiunta, il suo contributo nella costruzione della squadra che, nell'arco di tre stagioni, arrivò poi a conquistare il suo primo Scudetto (dopo un ottavo e un terzo posto).

Primera Division - Barcelona
Maradona al Barcellona / VI-Images/GettyImages

Chi era Diego Maradona prima di arrivare al Napoli

Così come sa sorprendere l'idea di un "Napoli prima di Maradona" è interessante anche comprendere quale fosse il percorso dell'argentino prima del suo approdo a Napoli. Un incrocio, quello col capoluogo campano, che a dire il vero si sarebbe potuto realizzare già anni prima, nel '78: in quella circostanza Settimio Aloisio, allora dirigente dell'Argentinos Juniors, convinse l'allenatore del Napoli Gianni di Marzio ad osservare da vicino un Maradona diciottenne, per apprezzarne le doti tecniche. Un affare potenzialmente già fatto ma nella pratica irrealizzabile data l'impossibilità di tesserare calciatori stranieri, veto rimosso solo a partire dal 1980.

Dopo gli anni con la maglia dell'Argentinos, 116 gol in 166 presenze dal 1976 al 1980 e due Palloni d'Oro sudamericani all'attivo, Maradona si trasferì al Boca Juniors dove però rimase soltanto per un anno a causa dei problemi degli Xeneizes nel pagamento della cifra per assicurarsi definitivamente il Pibe de Oro: da lì in poi l'Europa e la tappa intermedia della Liga prima di arrivare al Napoli. Il Barcellona si assicurò Maradona nel 1982 ma le prime fasi dell'avventura spagnola furono complesse, segnate dagli infortuni e dall'epatite virale che lo tenne a lungo lontano dal campo.

Al netto dei problemi che lo limitarono Maradona riuscì comunque a collezionare 38 gol in 58 presenze tra le varie competizioni, assicurandosi una Coppa del Re e la Copa de la Liga nella sua prima stagione in Spagna.

La presentazione al San Paolo

Già da maggio '84 Ferlaino stava lavorando per portare Diego Maradona a Napoli, attraverso una prima offerta da 11 miliardi di lire presentata al Barcellona, alzata poi fino a 13 miliardi. Una vicenda che merita senz'altro un capitolo a parte e che, di fatto, seppe rivelarsi persino profetica e antesignana rispetto a tanti altri casi di mercato emersi nei decenni successivi, a suon di svolte improvvise, colpi di scena, dietrofront e ripartenze.

Quel che però conta qui è l'incontro, tanto più enfatico e potente poiché tirato per le lunghe attraverso un'attesa snervante, un lieto fine che prese la forma di stadio stracolmo: tifosi assiepati in ogni angolo dalle parti del San Paolo, 50mila napoletani pronti a regalare un abbraccio che diceva già tutto su quello che sarebbe diventato eroe e che (in un felice e raro intreccio) sembrava già esserlo a priori, prima ancora di scrivere il resto della storia. Già nelle cronache di quell'estate del 1984 si raccontava la "follia collettiva" partita già dalla sera del 30 giugno, l'estasi di un'attesa premiata che squarciò anni di difficoltà calcistiche e, al contempo, accese una scintilla in più in quella gente, ben oltre il peso tecnico e sportivo del campione che stava arrivando, voluto a tutti i costi, atteso come si attende un miracolo.

Prima del mito tutto era già mito, la storia era già stampata sulle maglie, disegnata sui muri, impressa negli occhi di chi aspettava: "Maradona è giunto a Napoli alle 17.20 a bordo di una Range Rover sulla quale avevano preso posto anche il suo procuratore Cysterzpiller, i due operatori televisivi personali del giocatore e i due dirigenti del Napoli che hanno condotto l'operazione di trasferimento", annunciò l'Ansa. Canzoni dedicate a Maradona circolavano su musicassette, vendute a migliaia, i piatti dei ristoranti portavano già il nome di Diego, Maradona si concesse poi a quell'abbraccio caotico, caldo e unico che la città seppe rivolgergli, dopo che ore di mistero sulle modalità del suo arrivo e sui tempi avevano ulteriormente protratto quella festosa attesa.

"Buonasera napoletani, sono felice di essere con voi. Forza Napoli" affermò un ventitreenne Maradona in un primo assaggio di trionfo, un idillio a priori che (magicamente) seppe diventare ancor più imponente e vivo nel corso degli anni, dei decenni.

L'impatto di Maradona sul Napoli

Avendo considerato il Napoli prima di Maradona, e Maradona prima del Napoli, diventa necessario anche comprendere che tipo di impatto ebbe poi il Pibe de Oro sulla squadra partenopea: Maradona stesso ha spiegato di aver in qualche modo dato input e indicazioni per la costruzione della squadra, dopo anni difficili, e il Napoli dette poi vita a un crescendo che attraverso le stagioni portò nel 1986/87 al primo Scudetto della storia del club partenopeo.

Napoli v Fiorentina - Serie A
Lo Scudetto al Napoli / Etsuo Hara/GettyImages

La prima stagione non fu delle più brillanti a livello di squadra, si rivelò di assestamento e vide gli Azzurri di Rino Marchesi arrivare ottavi, fuori dall'Europa a fine stagione; Maradona dal canto proprio collezionò 36 presenze e 17 gol tra le varie competizioni. Già la seconda annata partenopea dell'argentino regalò soddisfazioni maggiori a livello di squadra, con un terzo posto in classifica e la conseguente qualificazione in Coppa UEFA agli ordini di Ottavio Bianchi.

Nella stagione 1986/87, poi, il miracolo già festeggiato in quel luglio '84 trovò il suo compimento e condusse il Napoli a conquistare il primo Scudetto della sua storia, unito alla terza Coppa Italia. Una crescita costante di risultati ed entusiasmo che, più di tutto, assegna un forte alone profetico a quello stadio stracolmo pronto ad accogliere Maradona già nel 1984, come se la storia non potesse che prendere quella direzione, tanto da permettere di festeggiare in anticipo qualcosa che (in effetti) era semplicemente il sogno di una piazza desiderosa di riscatto.