Marco Benassi, il gregario per caso con le valigie in mano
Quando si pensa alla figura del gregario viene naturale legarci a uno stereotipo, a quello di chi lavora nell'oscurità senza reggere la luce dei riflettori e senza ricercarla, ponendo in cima a tutto il desiderio di rendersi utile a una causa più grande, di portare la croce mentre altri si prendono la gloria.
Nello stereotipo del gregario troviamo certo tracce di quel che Marco Benassi ha saputo diventare nel tempo, grazie al profilo basso e alla scelta di non alzare mai i toni, d'altro canto però riconosciamo come l'oscurità abbia poco spazio nel profilo dell'ex capitano granata, ormai inutilizzato nella Fiorentina.
Amichevoli in vetrina
Tra le note liete delle amichevoli delle ultime settimane, disputate nella lunga pausa per i Mondiali, meritano un posto d'onore le prestazioni dello stesso Benassi, prove condite peraltro da una tripletta contro l'Arezzo e da una doppietta contro il Rapid Bucarest oltre che da ottime giocate nell'amichevole tra Fiorentina e Bastia.
Ma non è solo nella capacità di inserirsi pericolosamente dalle parti del portiere avversario che si trovano le doti di Benassi, non è solo così che se ne scopre il valore aggiunto: disciplina tattica e versatilità completano il quadro, finendo d'altro canto - paradossalmente - per apparire come croce e delizia del numero 24 gigliato.
Siamo all'interno di quei casi, non rari, in cui una virtù si tramuta in difetto, in cui una qualità rivela anche il suo contraltare meno invidiabile: proprio la versatilità e la disciplina tattica di Benassi lo hanno portato, nel corso degli anni, a perdere un profilo definito, a diventare un jolly prezioso ma privo di un ruolo cruciale all'interno di una squadra (che fosse questa la Fiorentina o i club in cui Benassi ha militato in prestito).
La possibilità di utilizzarlo sì come mezzala, ruolo naturale, ma anche come esterno basso o in posizione più avanzata ha fatto sì che Benassi perdesse la propria cifra distintiva, che vedesse sfumare (anche nelle impressioni di tifosi e addetti ai lavori) ciò che lo ha reso riconoscibile nei suoi anni migliori.
A caccia del rilancio
Appare evidente come, seppur a bassa voce e senza sgomitare, Benassi meriti ora più che mai la possibilità di trovare nuovamente un proprio posto definito, un proprio spazio che vada al di là del ruolo di generoso "tappabuchi" utile all'occorrenza, del ruolo scomodo di ultima risorsa.
Di fatto il profilo dell'ex Toro può essere ideale per qualsiasi squadra giochi con un 4-3-3 o che comunque preveda lo spazio per una mezzala abile a inserirsi, ordinata e capace di leggere il gioco in modo efficace.
Anche il 3-5-2 di Nicola e della sua Salernitana, squadra accostata a Benassi negli ultimi giorni, può essere congeniale per un rilancio, approfittando dell'assenza di Maggiore per trovare spazio con continuità e sfruttare questo momento di forma ritrovata (dopo anni difficili).
Del resto, tornando sull'attualità di casa viola, è evidente anche il motivo per cui una nuova chance appaia fuori discussione per Benassi: Italiano sta dando continuità al 4-2-3-1, contesto tattico in cui Benassi finirebbe per risultare poco congeniale come interno (vedendo Amrabat e Mandragora, o Duncan stesso, come interpreti ideali) e adattato in altre vesti.
Anche sulla trequarti diventerebbe complesso trovare spazio, avendo davanti Bonaventura, Barak e potenzialmente in rientrante Castrovilli. Benassi si trova dunque ad essere una paradossale vittima delle proprie stesse doti, della disciplina tattica e della capacità di riempire vuoti, di farsi trovare sempre pronto: un gregario per caso, considerate le doti in fase offensiva, pronto a tornare protagonista con una maglia diversa. E meritando a pieno titolo di farlo.