Milan e Inter spingono per uno stadio accanto a San Siro: ostacoli e tempistiche
Potrebbe aprirsi un nuovo scenario nell'ormai lunga odissea che stanno vivendo Inter e Milan sul fronte nuovo stadio. Questo perché i due club non sono convinti del progetto di ristrutturazione di San Siro, avallato dal Comune e ideato da WeBuild, a causa dei costi elevati che esso comporterebbe. Ecco allora che, stando a quanto riferito dall'edizione odierna de La Gazzetta dello Sport, nerazzurri e rossoneri si starebbero informando circa la possibilità di erigere un altro impianto di co-proprietà proprio accanto al Meazza.
Fermo restando che Inter e Milan tengono aperta la porta per un trasferimento nell'hinterland rispettivamente a Rozzano e San Donato, le proprietà hanno chiesto all'Agenzia dell'Entrate di conoscere il valore dell'area limitrofa allo storico stadio di San Siro per tastare la fattibilità di un eventuale progetto. Tuttavia, tale soluzione comporterebbe degli ostacoli non indifferenti, da ricondurre soprattutto alla solita trafila burocratica contro cui si scontrano tutte le società che vogliono erigere un impianto di proprietà. In primis bisognerebbe incontrare la Sovrintendenza per chiarire i dubbi sui vincoli del Meazza, per il quale a sua volta andrebbe trovata una nuova funzione, poi andrebbero continuamente sedate le proteste dei residenti per un'epopea che - scrive sempre GdS - potrebbe durare anche 10 anni.
Nonostante tali difficoltà Inter e Milan valutano tale soluzione, anche se entrambe sono chiamate a dare una risposta in tempi brevi. Nella giornata di ieri, a margine dell'evento 'La Grande Milano. Dimensione Smart City', il sindaco Giuseppe Sala ha infatti dichiarato: "Il contratto di affitto del Comune con Inter e Milan per lo stadio di San Siro ha una scadenza che è giugno del 2030, quindi è chiaro che se non vogliono rimanere lì non possono presupporre che glielo rinnoveremo. Se decidono quindi di realizzare i loro stadi a San Donato e a Rozzano devono essere sicuri di averli pronti per quella data perché noi non possiamo rimanere con il cerino in mano, ma dobbiamo cercare di vendere San Siro ai grandi promoter dei concerti. Altrimenti potremmo creare un danno a un bene della comunità. Se invece lo vogliono ristrutturare, siamo tutti felici".