Miseria e grandezza di Luka Jovic

La rottura di un fraintendimento e la riscoperta di un centravanti incisivo a partita in corso.
Luka Jovic
Luka Jovic / Nicolò Campo/GettyImages
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Pochi calciatori, come Luka Jovic, danno modo di sintetizzare alla perfezione la natura perennemente mutevole dei giudizi e delle valutazioni: l'attaccante serbo, ben prima dell'esperienza attualmente in corso al Milan, ha saputo riassumere in sé pezzi di grandezza (figli dei numeri, quelli delle statistiche e quelli delle spesa spesa sostenuta a suo tempo dal Real) e parentesi oscure, fragilità tali da renderlo a turno oggetto misterioso, capro espiatorio, calciatore sopravvalutato agli occhi dei più.

In questo senso è evidente il ruolo e lo spazio dell'esplosione avuta con la maglia dell'Eintracht Francoforte tra il 2017 e il 2019, tra Bundesliga ed Europa League, così com'è logico che pesino quei 60 milioni spesi dal Real Madrid per averlo: un marchio che porta con sé aspettative enormi, complesse da sostenere per chiunque, in grado di bruciare per intero una carriera.

Un fraintendimento fatale

Aspettative pesanti che, tra l'altro, finiscono per farsi ancora più insostenibili a causa di una sorta di fraintendimento che accompagna lo stesso Jovic e che, ora più che mai, vizia le valutazioni di tifosi e addetti ai lavori sugli attaccanti: ci si aspetta, a priori, che una punta corrisponda a un dato modello di riferimento, che metta in mostra qualità necessarie nel legare il gioco e nell'agire di sponda. Lo si fa, in sostanza, senza curarsi dell'identikit effettivo di una punta e della sua storia.

UEFA Europa League"Eintracht Frankfurt v Olympique de Marseille"
Jovic e Haller / VI-Images/GettyImages

Un'attesa spesso forzata e innaturale, soprattutto considerando come Jovic - nei periodi di massimo splendore in Bundesliga - si sia rivelato prolifico non da unica punta ma con un altro attaccante accanto, un perno centrale (nello specifico Haller) attorno a cui ruotare: una prospettiva ben diversa da quella vissuta in viola l'anno scorso e da quella attuale con la maglia del Milan, in contesti di 4-3-3 o di 4-2-3-1.

Immaginarsi uno Jovic, soprattutto non sostenuto dalla forma, reggere da solo il peso di un attacco risultava ai limiti della fantascienza, considerando l'abisso che lo separa da Giroud come caratteristiche fisiche e tecniche. Su quel terreno, dunque, le aspettative rossonere erano destinate a restare disilluse a priori, senza possibilità di riscatto o di rivalsa. Miserie, dunque, ma anche grandezza: in questo caso ci vengono in soccorso i numeri, come di consueto, con il supporto ulteriore del tipo di gol che lo Jovic ritrovato riesce a mettere a segno.

Al posto giusto, al momento giusto

L'attaccante serbo, dopo un avvio di stagione da dimenticare e prodigo di critiche da parte della tifoseria, ha saputo trovare la propria veste ideale: quella di attaccante in grado di portare scompiglio nelle difese avversarie nei finali di partita, in grado soprattutto di far valere malizia ed esperienza, di sapersi far trovare al posto giusto e al momento giusto (il gol di Udine, in questo senso, dice tutto).

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Da inizio dicembre, dopo l'ottima prova da titolare col Frosinone, Jovic si è scoperto il calciatore di Serie A maggiormente in grado di incidere da subentrante: per tre volte, infatti, è risultato decisivo partendo dalla panchina, ottimizzando i pochi minuti a disposizione e rispondendo alle attese di Pioli. I gol di Jovic sono spesso "di rapina", sono gol sporchi, arrivati dopo rimpalli fortunosi: la quintessenza del senso del gol, qualcosa forse di lontano da ciò che ci si attende oggi da una punta "completa" ma di profondamente prezioso.

La possibilità di grandezza dell'attaccante serbo va cercata qui, dunque, nella capacità di incidere anche con pochi minuti a disposizione e nella possibilità di valorizzare i pochi palloni utili, anche in fasi confusionarie di una sfida (come un assalto finale). Il tutto considerando anche come, di fatto, Jovic possa soltanto godere dell'eventuale presenza di una boa a suo fianco: immaginarlo accanto a Giroud può riportarci a quanto accaduto a suo tempo a Francoforte, in quella stagione 2018/19 che ne sancì l'esplosione e lo portò alla ribalta. Un monito da tenere sempre presente, per non cadere di nuovo in quel fraintendimento fatale.