Morata racconta perché ha scelto il Milan, svela gli obiettivi e ringrazia la Juve

Prime parole da rossonero per Alvaro Morata
Spanish Royals Receive UEFA EURO 2024 Winning Team
Spanish Royals Receive UEFA EURO 2024 Winning Team / Borja B. Hojas/GettyImages
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Al Milan oggi è il Morata-day: a Casa Milan è andata in scena la presentazione del nuovo attaccante, affiancato in conferenza stampa da Zlatan Ibrahimovic (qui le sue parole) e pronto a raccontare la storia del proprio approdo in rossonero, sottolineando in particolare quanto il desiderio del Milan di averlo sia riuscito a fare breccia e a motivarlo. Queste le dichiarazioni di Alvaro Morata, le prime da calciatore del Milan:

La presentazione di Morata al Milan

Le prime sensazioni: "Grazie a tutti quelli che mi hanno portato qua. Avevo diverse possibilità di tornare in Italia in questi anni ma appena ho parlato con Zlatan e l'allenatore non c'era da pensare. Nessuna squadra mmi ha voluto così tanto. Sembrava che ero già del Milan durante gli Europei. Ho bisogno di fiducia e di stare a pelle. Non ho problemi se qualcuno un giorno arriva e mi dice: "Stai facendo cagare'. Mister, società e Ibra mi hanno dimostrato che credono in me. Difficile trovare una società con questa organizzazione e non vedo l'ora di scendere in campo. Non posso promettere titoli ma correrò come un cane per pressare e aiuterò i miei compagni: un leader spinge i compagni verso il suo massimo" riporta MilanNews.

Chi lo ispira della storia rossonera: "Ibra è uno dei miei più grandi idoli, sempre tramite gli amici gli chiedevo tutto. MI fa sognare stare accanto a lui. Ho sentito Kakà, ho parlato con Sheva, Pato e David Beckham: mi ha detto che si vede che c'è qualcosa di diverso nel Milan. Nella storia del calcio una grande parte è stata scritta qua"

Obiettivi personali: "Vincere. Di fare 50 o 60 gol non me ne frega niente. Ci sono giocatori che fanno milioni di gol ma poi non vincono niente. BIsogna vincere. Siamo in un gioco di squadra e ci sono tantissimi giocatori forti in questa squadra. Ieri quando sono entrato a Milanello ho capito cosa si respira e ti posso assicurare che posso solo andare meglio. Ma fare gol non è la cosa che mi preoccupa. Voglio portare la seconda stella e fare la storia. So che sono ultimi anni della carriera ma i migliori".

Sulla Serie A: "Campionato che è cresciuto molto, ogni anno è più bello da vedere. Dieci anni fa era molto diverso, più tattico e meno gol. Adesso ogni squadra è preparata bene e allenata bene. Inter eliminato in Champions? Una bella soddisfazione"

Sulla Juve: "Sono grato e li ringrazio per quello che hanno fatto per me. Gli amici sono amici ma per andare a cena, ci si saluta dopo le partite: a volte no perché sei incazzato perché hai perso. Ora sono un giocatore del Milan. Adesso è un'altra avventura".

Fonseca: "Con il mister ho parlato diverse volte, anche a lungo. Non servivano tante info in più per prendere la decisione. La sua idea è molto simile a quella che piace a me e in cui so che posso dare il meglio".

Ancora sulla Juve: "Questa è parte del calcio: se vai a un teatro e non è bello quello che vedi... I fischi vanno bene quando te li meriti, gli insulti delle squadre avversarie sono normali. Mai mi è capitato di andare in un posto in Italia e di avere una mancanza di rispetto quando ero con la famiglia"

Il calcio come emozione: "Se sono qua, sono sincero, è per questo. Un'emozione che ti chiami il Milan, che ti chiami Ibrahimovic. Potevo andare a prendere soldi o rilassarmi. Sono nel posto perfetto, all'età perfetta: per fare 5 o 6 anni per fare bene e per vincere".

Il peso dell'esperienza: "Devo avere voglia di vincere e sapere come si fa. Gli ultimi Europei ci dicevano che eravamo giovanissimi e che era impossibile: alla fine bisogna crederci e lavorare duro. Con tutto questo si può arrivare ovunque. Per questo non vedo l'ora di inserirmi nel gruppo e ricordare a ognuno quanto vale, ogni mattina. Mi piace vedere gli altri che lavorano, che sognano, felici".

Che tipo di squadra preferisce: "Sicuramente una che vada convinta con le sue idee. Penso che con la qualità che c'è in questa squadra, dobbiamo togliere l'area alle altre squadre: se pressiamo con dieci giocatori, penso che sarà molto difficile per gli altri. Quando pressi e pressi, è molto difficile da giocare per gli altri. Senza palla bisogna mettere il vestito da lavoratore"

Su Camarda: "L'ho incontrato oggi. Ho guardato partite sue: ha fatto molti più gol rispetto a quando ero io nelle giovanili del Real. Voglio solo aiutarlo, farlo crescere: sarà il futuro, o forse il presente, nel calcio non si sa mai. Magari faccio panchina per lui. Voglio solo aiutare i ragazzi: sono uno che scherza con i giovani ma anche che si arrabbia se non fanno le cose bene"

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