Mourinho commenta l'esonero dalla Roma e lancia una frecciata ai Friedkin
José Mourinho commenta per la prima volta il suo esonero dalla Roma. Lo fa sul primo di una serie di articoli che lo Special One scriverà in veste di global ambassador di 'Football.com'. Lo Special One non ha fatto nomi e cognomi, ma dalle parole che usa si può capire che le stoccate che sferra sono indirizzate nei confronti della famiglia Friedkin.
La stoccata ai Friedkin: "Stanno per iniziare le competizioni europee, in particolare la Champions League, forse la competizione più importante del calendario mondiale. Non ci sarò a queste fasi finali, non perché sia già stato eliminato, ma perché sono stato "eliminato" da qualcuno che di calcio ne sa poco. Così è la vita, piena di alti e bassi, e io sono in crescita, nonostante il licenziamento tanto inaspettato quanto ingiusto. Ma tornerò, e con ancora più entusiasmo e fiducia, per queste partite UEFA".
Come andare avanti in Europa: "Ho partecipato a tantissime partite e sono arrivato più volte in finale. Sono davvero partite speciali, per noi allenatori, per i tifosi e, ovviamente, per i giocatori. Ho quindi sufficiente esperienza e conoscenza per sapere come andare avanti, anche quando abbiamo avversari con un potenziale molto maggiore rispetto al nostro. In questa fase tengo sempre presente: nella prima partita si gioca sempre per vincere, nella seconda sai cosa ti serve per passare al turno successivo ovvero vincere con un gol, pareggiare o addirittura perdere con uno o due gol. E le partite ad eliminazione diretta vengono gestite su questa base. Certo, è fondamentale conoscere bene i propri avversari, studiarli, analizzare i loro pregi e difetti, vedere come si comportano quando giocano in casa e in trasferta, vedere come reagiscono quando il risultato è sfavorevole. Questa conoscenza permette di ideare la giusta strategia e fornire ai giocatori tutte le informazioni essenziali affinché sappiano cosa dovranno affrontare quando scenderanno in campo".
Qualche ricordo: "Come ho già scritto, affronto sempre la prima partita con la voglia di vincere, come Inter-Barcellona quasi 15 anni fa, che finì con la vittoria della mia squadra per 3-1. Nella gara di ritorno al Camp Nou, con l'espulsione di Thiago Motta prima del 30', ho giocato come dovevo: perdere per un solo gol. Ho perso 1-0, ma abbiamo raggiunto il nostro obiettivo: arrivare in finale. E abbiamo vinto. Quando si tratta di raggiungere un obiettivo si può usare qualunque strategia o tattica, e io non ho problemi a usarle. È una questione di intelligenza e non dobbiamo preoccuparci di quello che dicono i sedicenti "commentatori". "Ah! Mourinho ha messo l'autobus davanti alla porta". Sì, l'ho fatto, ma ho giocato in 10 contro 11, e abbiamo giocato una partita difensiva davvero spettacolare contro Piqué, Xavi, Busquets, Ibrahimovic e Messi. In altre parole, è stata una strategia intelligente". Capita, però, anche di andare ko nella prima partita: "Tuttavia, la situazione deve cambiare quando il risultato dell’andata è diverso, ovvero quando finisce con una sconfitta. Poi devi riflettere su cosa devi fare e devi pensare al risultato complessivo quando finirà la gara di ritorno. Rivedo spesso la partita d'andata, cerco di trovare i miei errori e quelli di tutta la squadra, penso a cosa ho fatto nel preparare quella partita e cosa devo fare nella gara di ritorno. E preparo i giocatori perché sono motivati dal solo fatto di giocare una competizione così importante. Ti faccio un altro esempio di quando allenavo il Chelsea. Nel 2005 abbiamo perso la nostra prima partita in Catalogna 2-1. Dovevo trovare un modo per superare un fortissimo Barcellona, ma sapevo cosa dovevamo fare per mandare a casa Puyol, Deco, Xavi, Iniesta e Ronaldinho. E poiché sia io che i giocatori lo sapevamo, abbiamo vinto 4-2 e siamo passati al turno successivo".